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PoEstate Silva #11: Annalisa Ciampalini, da “Le distrazioni del viaggio”

 

Amo le ragazze che studiano nell’oscurità
e smaniano per una soluzione,
per il numero giusto che riempie la pagina.
Amo le loro case che le guardano
e le coperte di lana variopinta.
Ripassano l’esperimento mentale
con la testa sprofondata nel cuscino.
Hanno lineamenti che seguono il pensiero
la bellezza indeterminata dell’universo.

 

Tornerà l’aritmia dell’inconcepibile
e il momento vuoto, come scordarsi d’esistere.
Il sussulto prima della frammentazione
tornerà nella terra e negli organi di tutti.
Continueremo a non vedere lo spazio
che s’incurva a non credere la conchiglia
possa raccogliere il mare. Conteremo
soltanto le ore di luce, nel buio
grandi archi uniscono le case.

 

Se l’infinito è qui, se pensiamo
sia qui, nello spazio del finito,
sono morti i viaggi in treno
quelli che portavano verso amori lontani.
Morto è il pensiero di una terra diversa
che non si sa collocare. La soglia
dell’attesa oltre le mura.

 

Roma arde nella luce di luglio
giace con pigrizia orizzontale,
nella distrazione dissolve il suo passato.
Tu invece continui a sezionare la città,
a voler tenere la luce tra le mani.
Sogni di scavare in verticale,
di trovare una dimensione all’eterno.

 

Ci vuole un canto nuovo per l’inverno che verrà,
ricami d’oro che lo fermino in leggenda,
lo splendore del grano sempre da una parte
a opporsi al sonno della terra. Il lamento
del lupo alle finestre quando rincasare
è solo un nocciolo di legno e i gesti
si fanno bruni, e stanno tutti tra le mura.

 

Annalisa Ciampalini, Le distrazioni del viaggio, Samuele editore 2018

Una replica a “PoEstate Silva #11: Annalisa Ciampalini, da “Le distrazioni del viaggio””


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