Europa, Europa
Per fato qui, o altrove
e ovunque orfano d’un baratto,
sfortunatamente il continente è
diviso tra cattolico, protestante
e altre varietà del matto
Dio Uno e Trino. Da bambino
collezionava bandiere,
da adulto stelle,
gialle sul campo blu dell’adozione.
E mentre fa colazione, altrove
un altro esce da un igloo,
o sta sotto un banano, scende
da un gradino su un pavimento
di fango battuto. Pian piano
s’arriva ai confini del mondo,
ci si sposa, si figlia, s’impara
una lingua, il ratto
d’Europa, Europa.
Scampagnata
In un cesto i semi per la frutta:
previdenza, intraprendenza,
certe gite durano.
Prima: sempre le intenzioni.
Chi: sempre gente pronta a tutto,
salvo immaginare pianeti diversi.
Altrimenti come accontentarsi,
come perdersi in un bicchiere d’acqua.
Cambiare, lasciarsi, trovarsi:
catabasi, catastrofe, catarsi.
Comprensione pubblica della scienza
Le statuine porporine, che spolverano
le loro stesse mensole da sole
e danno la stagione
secca o piovosa
a seconda se sono azzurre o rosa,
sono la Fata Confetto, lo Spazzacamino
e il Soldatino di Piombo delle fiabe.
A chi ne sa, domandano la formula
per la fusione delle nubi, li vogliono
assieme ai loro cieli di cobalto
cloruro, i cieli del futuro, o una scialuppa
di salvataggio dal pianeta, all’arrembaggio
dello spazio più alto dell’amore.
E chi ne sa, o suppone, non è immune
a un gran salto mortale sul piumone.
Così finisce che anche noi
spariamo col cannone, esilariamo, facciamo
la nostra brava figura d’acrobata siderale.
Innamorati della neve artificiale, spargiamo.
.
2 risposte a “Pietro Roversi, da ‘I pinguini dei tropici’”
L’ha ribloggato su Paolo Ottaviani's Weblog.
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