Espiazione
Pantaloni taglia 40
non ho più pelle, solo squame
scalza sull’erba, sul cemento
Lividi che non so mai da dove
come per chi cade continuamente
Chissà cos’è il sentire lieve,
forse è questo vento estivo
mentre scrivo seduta alla finestra,
più silenzio di quanto ce ne sia fuori
grata a quel lume
che regge a tutte le tempeste
Seguo i riflessi del brillante
sulla mia mano destra
e incontro un piccolo fiore incastonato
nel letto dell’unghia
bianco e argento
Mi affaccio da finestre estranee
Fuori il sole forte,
io forte
pezzi di ghiaccio staccano
dal mio stomaco
cadono come stalattiti
che perdono l’orientamento
Siamo corpi caldi
mossi dai fili delle emozioni
Entrano altre vite
nelle nostre vite
a volte con modi educati guardano tutto
senza invadenza
oppure come cieche furie
devastano la teca dei cristalli e l’erba del giardino
Un abbraccio e un paio di mou
potrebbero riempire
lo spazio della solitudine
tra corpi grandi e fragili
e corpi secchi e soli.
.
Riflessi
Mi piacciono i volti stanchi
sono così umani
Una bottiglia di vino
e il suo bicchiere
poggiano sul tavolo in cristallo
sul ponte più alto
Lì tutto è un riflesso
Riflettono i vetri le luci del porto
Riflette l’acqua morbida
Riflette il cristallo il rubino dell’uva
Riflettono i mille petali pendenti
di una lampara brillante
Riflette un grande specchio
incorniciato d’oro
nelle cabine di lusso
Riflettono le carte luccicanti
di caramelle preziose
Riflettono i miei occhi
L’uno diverso dall’altro
.
Rifletto anch’io
Sono ciò che l’amore fa, esagera, crea o nega
sono l’amore negato o desiderato
per destino di volontà, per fato volontario
Sono paura del male
lo specchio che non vede
Sono un silenzio
un’espressione innocua e dolce
tutta nascosta
Sono spinta un po’ più in là
nello spazio del distacco
sono spesso né più né meno
dell’arcobaleno
.
Sono un naso che non sente gli odori
una mano raggelata dal tempo
in cui si è scordata di accarezzare
.
Sono la mezzanotte, in bilico tra due maniere
tra due giorni
non sono una brava ragazza
e non sono abbastanza cattiva.
Fuga
Sono un cane
una ninfea
un amore
sono folle da pensare
Sono una schiena curva
arrivo da una fuga
La mia mano scotta
tutto il corpo scotta, le mie gambe
scottano
la mia lingua scotta
quasi avesse qualcosa da dire
Cerco
Cerco
Cerco ancora
Ma il mio unico stile è la fuga
Ancora
Ancora
Ancora cerco
Facilmente cado nella corsa
un ostacolo lo tieni presente
e inciampi in ciò che immagini
Nei sogni fuggo
in spazi immobili
in tempi languidi
Com’è difficile entrare
nella sospensione tra due note!
Corro,
corro la rincorsa
cado
crollo
incespico tra i panni
e infine mi trovo un angolo blu
dove stare
La mia pelle è viola
Sono dentro
e c’è nessuno
un dolce nessuno
un silenzio
assoluto
in cui sentire il miracolo di miei passi
Per un istante tutto tace,
non la voglia di scappare.
Pocket God
Le chiese che ho incontrato sono chiuse a chiave
Ma ho comprato libri che parlano di Dio
Li porto con me sperando di averlo in tasca
I pensieri cattivi, cattivi loro, non io,
si rincorrono e gridano
di preoccuparmi, di temere ancora
e ancora perché senza apparenti ragioni
qualcuno che dice di volermi bene
mi sembra si burli di me
delle mie attenzioni, delle mie buone intenzioni
e del mio amore
Domani è Natale
Sogno molto, da due notti
Molti sogni
C’è sempre qualcosa che va storto,
malati, derelitti,
è sempre notte nei miei sogni
Poi, la mia macchina che rompe
la superficie di un lago ghiacciato
e affonda al centro
mentre le altre al bordo non affondano.
Però sono contenta di sognare
Oggi va meglio, solo
non riesco più a dire l’Ave Maria
Un vento forte mi colpisce la faccia:
dev’essere mia madre che parla con Dio.
.
© Carola Minincleri Colussi
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Carola Minincleri Colussi, artista multidisciplinare, autrice, regista, performer, scultrice e formatrice. Ha studiato teatro a Milano nella scuola di Quelli di Grock, perfezionandosi poi a Bologna con Cristobal Jodorowsky, con cui ha studiato teatro archetipico e metagenealogia ampliando la sua conoscenza di rituali teatrali mediante viaggi di natura antropologica, tra cui l’Amazzonia venezuelana, l’India e lo Sri Lanka. Con Gianmarco Busetto è la fondatrice e direttrice artistica della compagnia Farmacia Zooè. Da nove anni dirige la scuola di teatro Farmaschool di Mestre, cura percorsi di creazione performativa, in particolare sui temi della naturalezza femminile in epoca contemporanea e della qualità dello sguardo, e workshop per la creazione di installazioni con la tecnica dell’assemblaggio, che definisce “arte riflettente”. Attualmente partecipa alla formazione di artisti della Danza Sensibile di Claude Coldy. Tra il 5 e il 25 dicembre 2017 ha attraversato l’Oceano Atlantico in barca a vela con un equipaggio di sette persone.