– Nie wieder Zensur in der Kunst –
Pubblicato il 1 aprile 2018 da redazionepoetarum
a Giorgio Caproni
Giorgio, quante croci sui monti, quante,
fatte d’un po’ di tutto, di filagne
che inclinate si spaccano, di scarti,
ma croci che respirano nell’aria,
in vetta alle colline, dove i poveri
hanno anch’essi un colore d’azzurro,
la simile cred’io l’ebbe Gesù,
non già di prima scelta, rimediata
tra’ rimasugli d’un antro artigiano,
commessa con cavicchi raccattati,
eppure estrosa, ed alta, ed indomabile
e tentennante com’è la miseria:
ecco la nostra Pasqua onde ti manda
il mio libero cuore quest’auguri
pensando che non è per l’occasione
ma per quella di sempre, che si salva
dalle occasioni, del cuor che non soffre
che del non amare, e sempre sta in croce
con un cartiglio fradicio che in vetta
dice: È un poveraccio, questi che vuole
ciò che il mondo non vuole, solo amore.
© Carlo Betocchi
da L’Estate di San Martino, 1961
Categoria: fabio michieli, I poeti della domenica, novecento, poesia, poesia italiana, poetarumsilva, redazioneTag: Carlo Betocchi, Giorgio Caproni, L'estate di San Martino, pasqua, poesia italiana del Novecento
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