Le giacche dove si consumano
i vecchi mi hai detto, guardavamo
un video del professor Raimondi
che con frasi perfette a braccio
a mente raccontava la sua vita
la sua lingua. Il cuore si è fermato
per un attimo quando ho pensato
che l’unico miracolo l’ultima
bellezza sarebbe il consumarmi
dentro una vecchia giacca
regalatami da te.
*
Qualcuno mi ha detto che Giugliano
brucia: c’è stato un altro incendio
di notte in via Epitaffio, lì dove
a maggio i fedeli vanno “a prendere”
la Madonna; un capannone dicono
vicino alle case è tutto rosso tutto
arancio è fumo nero, in infradito
in pigiama la gente è in strada,
qualcuno gira un video, altri
nemmeno se ne accorgono
ma è la morte che incombe di nuovo.
La morte che ci accompagna
senza vanto, senza fortuna.
*
Milano, ultima
(a Giordano, che sa)
Eccola la mia città di nuovo
comparire istante dopo istante
tetto dopo tetto, il giallo
smunto delle case di Lambrate
le imposte un poco consumate.
Eccola insieme a quel che ricordo,
a quel che dimentico, prima un
ponte poi un’intuizione, sapere
sotto al binario cosa passa cosa
è passato cosa – infine – passerà.
Eccola in un piano sequenza
lungo il giusto, colori
mai uguali, un pensiero
un battito mancato sotto
al cuore alle nove del mattino.
Eccola mentre si accosta
e mi riconosce e mi accoglie
un’altra volta, da vent’anni,
per poi sparire e lasciarmi
come tutti alle cose da fare.
*
Qualcuno e i suoi passi
dentro il suono che fa l’alba
una specie di rumore
una sorta di stupore
un momento dopo l’altro
un piede dopo l’altro:
il gabbiano fermo a San Tomà
l’odore di caffè che viene da un bar
il gatto alla Scuola Grande di San Rocco
il ponte dove mi hai aspettato
la prima volta;
credevo di sbagliare strada
e invece l’ho trovata
così mi trovano i canali
che spuntano e non so
se l’acqua applauda
ma mi accompagna.
*
Chiedersi della morte
– un campo coltivato
con cose che non riconosco
a sinistra di un centro commerciale
pianura si direbbe e case –
domandarselo intanto che la vita
corre in direzione della gioia
– parcheggi, il grigio
sbiadito dell’asfalto,
quattro bambini a caso –
domandarselo e non c’è risposta
nulla che ti riguardi più di questo.
*
Mi interessa il futuro
sapere come diventeranno
le sedie, le poltrone
con cosa le sostituiremo
o se ci invecchieremo sopra
immaginare i libri a venire
accanto a quali staranno
sapere se tutto questo
precipitare finirà
se arrivati sull’orlo
tireremo indietro il piede
e voltandoci vedremo punti
grigioazzurri ognuno mancanza
ognuno cosa perduta.
© Gianni Montieri
Una replica a “Gianni Montieri, poesie da Versodove n. 19”
L’ha ribloggato su gianni montieri.
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