Con la poesia curo
la mia malattia.
Con la poesia curi
la mia malattia.
Con la tua poesia
Cur(av)o la mia malattia.
A Sara.
La bambina che eri
la donna che sei, giocano davanti allo
stesso specchio, deformano corpo e
paure indossando maschere nuove.
La bambina che eri
la donna che sei, stanno al mondo
oscillando tra euforia
e disperazione di un futuro passato.
Contenere i vuoti e i mali
inscatolarli, farne trasloco talvolta
in altri luoghi più adatti è una
condivisione del vivere,
mia tua nostra.
Insostituibili pratiche della
ricerca d’un senso non
per esistere ma essere
con urgenza se stessi.
No title (I am)
[a song]
I aborted my feelings
holding them back slowly
in difficult human relations
in everyday worries.
Don’t let them come to life
is raking over some présages:
fragments of me, to have thirst of your fluids, your spit,
empty eyes, livids on my skin.
You cross me without metaphors:
and you sink deeply
in every part of me,
my blade
but now you’ve lost your rate.
I am me, myself, not you
and I am wrong, aggressive, sick,
bad-born, mortal, alone,
different and common, and that’s all true,
I am Me at any time.
Boiled down my existence
you burst my feelings twice
you’re in all the things I wrote
but with no merits.
I don’t know who I am but
ten years are sufficient to define,
to make me conscious
to shape my shape, my little shape.
And I do not know who I am
but I can draw my border lines
and say that I am liquid like anyone else
but I’m still alive.
To love is to say to the Other:
you’re gassy
until it rains.
To love is to say to the other:
kiss me before
I lost My tongue.
a D. e alla sua luce
ripetere a voce alta le
prime due lettere del tuo nome è
dare l’assenso in una lingua slava;
separarle dal resto maiuscole,
è affidarsi al fonocentrismo.
balliamo, in eterno,
sull’etimologia di ‘kindergarten’.
Giocare con il tuo soprannome
un sostantivo di zucchero,
correlativo oggettivo peccaminoso
che in te s’incarna:
Do I dare to eat a peach?
Ma se taglio a metà il frutto
a destra lascio un articolo,
sopravvive l’armonico
della sesta in Do maggiore;
a sinistra resto sola
in italiano o in inglese
un lutto.
In this loudly existence
I feel myself mute.
tender age in bloom
Per non vederti più
per non sentirti più
dividevo le lettere del tuo nome
a due a due, come da bambina
imparando a parlare. Articolare i
fonemi e giocare a sottrarre
un po’ di te, costruirti gli
attributi addosso ANAgrammando
la vita ättorno. Distanziamento
fonico prima, di ‘soma’ e ‘sema’, poi.
Dopotutto è stare su un piede solo
alla lezione di ginnastica.
– Mi spiacerà morire – disse
la coordinante avversativa:
c’è ancora tempo per il ‘ludos’. MA
io sono già morta, tante volte,
su sigle preposizioni pronomi
auliche forme verbali. A-soli
di voce, solo per me.
7 risposte a “Alessandra Trevisan: alcune poesie e una canzone”
Credo che Alessandra stia trovando una sua strada poetica, scrittura molto originale.
ps: poi voglio sentire la canzone
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grazie Gianni. la canzone sarà live stasera, e citerò Poetarum ovviamente!
grazie per questo spazio e per quello che dici
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Ale… grazie a te.
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ok, per la canzone e grazie a te
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Ale, sono tornata per rileggerle e dirti che mi piacciono molto.
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GRAZIE ALE
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grazie Natalia e Madda.
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