Nome
Persona, non ti so aiutare.
Non ho per te un salvagente
né altro vestito
d’emergenza
– non ho mai festeggiato
un matrimonio –
ti scorgo appena
e neppure ti conosco
però ti do un nome qualsiasi,
facciamo così
ti do un nome,
un nome che ti possa aiutare anche
in futuro, nel mondo.
Ma, sai, un nome alla fine
è soltanto un manico
con cui si dovrebbe
poter afferrare al bisogno
il tuo viso, che ora torna nel nulla
tra i ricambi di iddio,
per cui ti do un nome
visto che là i nomi
dei nostri compagni volano
via, sono stati cuciti
male, un disastro
di madri e padri che non hanno
legato bene i nomi
ai corpi dei figli, così
non si fa, così i nomi
salgono e i corpi
affondano, madri e padri
che hanno fatto male il loro
lavoro di datori di nomi.
VI. orca
L’orca ha quindi trascinato la donna prima sul fondo e poi per tutta
la piscina in una sorta di macabra danza della morte.
Corriere della Sera
Indossa così bene
il bene, nella sua pelle bianca
e nera talmente morale per tutti, dove
il bianco, di più sul nero,
mostra tutto l’equivoco
del sacro. L’orca è un problema.
Soffre l’abuso sulla pinna
divenuta pennello
vivendo in quell’acqua bassa
e breve.
Anche così, poco prima
di scattare, l’orca
rimane poco dietro se stessa,
in linea col sorriso. Quando
poi striscia sul bordo
lo fa completamente truccata: pare
una geisha ad aprire
il suo mondo-kimono, giusto
per intrattenere l’ospite,
nella cerimonia
dei tuffi per i cerchi.
I comportamenti fedeli all’uomo
sono pari all’erba alta
e secca che scherma
i felini nella savana
dalla preda. L’addetto
che imbocca l’orca col becchime
insiste ad alimentare
ambedue le umiliazioni.
XIX. orsa
L’orsa JJ4 non sarà abbattuta.
Il TAR di Trento: non imputabile.
Imputabile non al comportamento
problematico di un singolo orso
ma a un più ampio problema di gestione
della convivenza con gli esseri umani.
Forse l’agnello,
mentre lo sforma la bocca
dell’orsa, avverte in un attimo
la pecora che più non sarà,
e forse l’orsa
già sente di ritornare
all’identica orsa
di pochi istanti prima,
così simile al peluche,
abituata a sentire nella preda
quel minimo di invasione
e poi di crescita
e di posto preso: difficile
disegnare alla de Saint-Exupéry
quelle mostruosità
semplicissime. L’orsa
torna al bosco,
tra gli zaini dei ghiri
agli alberi e cappelli
svelti di passero. Poi
le infrastrutture
sempre in corso del sangue
ovunque, e il buio
come educazione
e ricarica di vita
irresponsabile.
© Carlo Gregorio Bellinvia, Omissis, Arcipelago Itaca 2021