Appunti di poesia contemporanea
A cura e con la traduzione di Alexandra Zambà
Demetra Christodoùlou/∆ήµητρα X. Χριστοδούλου
La poeta greca Demetra Christodoùlou, nata a Patrasso nel 1953, vive e lavora ad Atene. Fino al 2021 ha scritto quindici libri di poesie, uno di racconti e un altro di traduzioni di poesie liriche dal greco antico. Sue poesie sono state tradotte in diverse lingue. Nel 2008 ha ricevuto per il libro Carestia (Λιμός) il Premio Statale per la Poesia e nel 2014 il Premio della rivista «Lettore» per il libro Il Pane Minimale della Coscienza (To ελάχιστο ψωμί της συνείδησης); il Premio “Jean Moreau” 2017 le è stato assegnato per il libro Insediamento Costiero (Παράκτιος Οικισμός).
Demetra Christodoùlou in un’intervista racconta la genesi della sua passione per la lettura e la scrittura:
Mio padre era un commerciante. Chiunque passava per il suo negozio vendendo libri, trovava in lui un acquirente sicuro. Non dimenticherò mai le notti in cui riuniva la famiglia intorno alla stufa a petrolio per leggerci versioni popolari di Omero. Lui amava leggere e mi ha trasmesso il suo amore. […] Nel 1974 ho pubblicato con i miei magri risparmi il primo libro di poesie. Come studentessa di quegli anni, non ho pensato al mio status femminile riguardo alla poesia, non ho mai pensato di usare, diciamo, il mio genere poeticamente. Ho scritto perché da bambina volevo scrivere. Poi l’uno ha portato l’altro, e da lì è iniziata l’angoscia della ricerca […]. Qual è il contenuto di questa angoscia? Cosa scrivo e perché lo scrivo? Domande di cui non mi sono mai liberata. È qualcosa che non si può superare. C’è sempre il terrore davanti alla scrittura. Seguo solo il mio urgente bisogno di scrivere. E con il passare degli anni lo faccio con più cura e riflessione. Ho la sensazione che smettendo non sia più viva. E, infine, c’è qualcosa di più radicale, ancora più profondo: mi domando sempre se qualche mio versetto possa funzionare nel futuro, al di là del momento in cui è stato scritto:
È semplice: Il terrore non ti fa morire.
Il terrore ti fa solo rinascere.
La poesia di Demetra Christodoùlou dal primo all’ultimo suo libro continua a intrecciare i fili dell’amaro sarcasmo, dell’ansia esistenziale, e dell’osservazione del caos della modernità liquida.
Dal libro Il Pane Minimale della Coscienza (Το Ελάχιστο Ψωμί Της Συνείδησης):
Ah! piccoli millenni quotidiani
Dolori sopportabili, quasi ridicoli,
Ciononostante ritmicamente implacabili,
Nelle lancette zavorra di coltellate […]
Α, μικρές, καθημερινές χιλιετίες
Πόνοι υποφερτοί, σχεδόν γελοίοι,
Ωστόσο ρυθμικοί κι ακατάπαυστοι,
Μια σαβούρα μαχαιριές του λεπτοδείχτη […]
Le poesie dei suoi ultimi libri sono composte esattamente di ventiquattro versi: “tanti quante sono le ore di un giorno”, tiene a confermare la poetessa.
Piccola selezione di poesie:
dal libro
gentile navigazione (ευγενής ναυσιπλοία) 2021
Cosa mi ha confidato una vecchia amica
“Certe volte arriva. E percuote con violenza la porta.
Quasi la rompe. Si precipita nelle stanze.
Quando se ne va, nella casa saccheggiata
Pian piano i rumori sopiscono.
E tra i vetri e le rovine
Pian piano iniziano a germogliare
Bluastre le spine della montagna.
Se cerchi qualcosa, un avanzo
Questi ti illumineranno i piccoli candelabri.
Con due gocce di sangue sulle dita
Potresti scovare una coppa
Oltre a ciò, se la fiammella tiene,
Il vitreo sguardo di una vespa
godrà il nettare della spina.
Così acquisisce pavimenti stellati
Rivestimenti casalinghi fatti di detriti e insetti.
Potrebbe in una festa d’anniversario
Ricevere persino angeli scalzi.
Nonostante il peso della loro consistenza galattica
Volteggiano con suole intatte.
Noi raccogliamo con cura piccoli frammenti.
Per il buffet di una sala sul pendio.
E questi, come api ronzanti,
Incrociano le orbite esangui.”
Τι μου εμπιστεύτηκε γηραιά φίλη
«Κάποτε φθάνει. Και βροντάει την πόρτα.
Σχεδόν την σπάει. Ορμάει στα δωμάτια.
Όταν φεύγει, στο λεηλατημένο σπίτι
Κατακάθονται σιγά σιγά οι θόρυβοι.
Κι ανάμεσα απ’ τα γυαλικά και τα συντρίμμια
Αρχίζουνε σιγά σιγά να ξεφυτρώνουν
Γαλαζωπά τα αγκαθάκια του βουνού.
Αν θες κάτι να βρεις, απομεινάρι,
Αυτά σου φέγγουν τα μικρά καντήλια.
Με δυο σταγόνες αίμα στα δάχτυλα
Μπορείς να ξετρυπώσεις μια κούπα
Ή ακόμη, αν το φωτάκι κρατήσει,
Το γυάλινο το βλέμμα μιας σφήκας
Που απολαμβάνει το νέκταρ του αγκαθιού.
Έτσι αποχτά αστροφώτιστα δάπεδα
Νοικοκυριό από χαλάσματα κι έντομα
Μπορεί σε χοροεσπερίδα επετείου
Να δεξιωθεί ως και αγγέλους γυμνόποδες.
Παρά το βάρος του γαλαξιακού υλικού τους
Στροβιλίζονται με άθιχτα πέλματα.
Εμείς μαζεύουμε προσεχτικά μικροθραύσματα
Για το σερβάν μιας σάλας στην πλαγιά.
Κι εκείνοι, όπως βουίζουν οι μέλισσες,
Διασταυρώνουν τις αναίμακτες τροχιές.»
dal libro
Il terrore come semplice macchina (Ο τρόμος ως απλή μηχανή), 2012
La semplicità del terrore
È semplice: il terrore non ti ammazza.
Il terrore solamente ti fa nascere.
Tira fuori il serpente dalla tua pancia.
L’ostetrica ti sorride,
Perché in una tal eterea notte, sei vivo.
È semplice: il terrore non ti umilia. Ti eleva all’altezza delle circostanze.
Stai solo calpestando te stesso.
Il terrore non ha urgenza. Ti aspetta.
Puoi, pensando, fuggire.
Soltanto non riesci a pensare.
In preda al terrore, uno più uno fa due.
Soltanto non riesci a distinguere l’uno dall’altro:
In questo momento il primo ti sta cercando
E il secondo gli rivela la tua posizione.
Il terrore prevede. È imperturbabile.
Dopotutto, sapete entrambi cosa succederà.
Beve ancora un altro sorso del suo caffè
E soltanto alza gli occhi su di te.
È semplice: la voce del vento,
I sussurri i saggi delle rovine,
Lo straccio dell’umidità residua
In qualche angolo ombroso della febbre,
Tutto quanto scivola nel pozzo.
Il sole poggia il suo dito sulla finestra
E compi il tuffo. Tutto qui. Ora vedrai
Il terrore in tutta la sua semplicità.
Η απλότητα του τρόμου
Είναι απλό: Δεν σε πεθαίνει ο τρόμος.
Ο τρόμος μόνο σε ξεγεννάει.
Βγάζει το φίδι απ’ την κοιλιά σου.
Ο μαιευτήρας σού χαμογελά,
Που ζεις μια τέτοια αιθέρια νύχτα.
Είναι απλό: Ο τρόμος δεν σε ταπεινώνει. Σε αίρει στο ύψος των περιστάσεων.
Απλώς πατάς πάνω στον εαυτό σου.
Ο τρόμος δεν επείγεται. Σε περιμένει.
Μπορείς, σκεπτόμενος, να διαφύγεις.
Απλώς δεν μπορείς να σκεφτείς.
Στον τρόμο ένα κι ένα κάνουν δύο.
Απλώς δεν βρίσκεις το πρώτο και το δεύτερο:
Τη στιγμή αυτή ο ένας σε ψάχνει
Κι ο δεύτερος του φανερώνει τη θέση σου.
Ο τρόμος προνοεί. Είναι ψύχραιμος.
Εξάλλου ξέρετε κι οι δυο τι θα αξιώσει.
Πίνει ακόμη μια γουλιά απ’ τον καφέ του
Κι απλώς σηκώνει τα μάτια του πάνω σου.
Είναι απλό: Η φωνή του αέρα,
Οι ψίθυροι οι σοφοί των ερειπίων,
Το κουρέλι από την υγρασία που απομένει
Σε κάποια σκιερή γωνιά του πυρετού,
Όλα γλιστράνε μέσα στο φρεάτιο.
Ο ήλιος βάζει το δάχτυλό του στο τζάμι
Και κάνεις τη βουτιά. Αυτό ήταν. Θα δεις τώρα
Σε όλη την απλότητά του τον τρόμο.
Apologia
Guardo la poesia non scritta
Come voi guardate gli ultimi spiccioli.
Come faremo ad arrivare alla fine del mese
E vanno di corsa i conti dell’anima …
A volte, di nuovo, abbasso lo sguardo.
Bene. Non si può scrivere.
Un altro, più bravo, lascerà per me
Le spese di un bambino
Con la maglietta della morte.
ΑΠΟΛΟΓΙΑ
Κοιτάζω το άγραφο ποίημα
Όπως κοιτάζετε τα τελευταία ψιλά σας.
Πώς θα τη βγάλουμε ως το τέλος του μήνα
Και να τρέχουν οι λογαριασμοί της ψυχής …
Άλλοτε, πάλι, χαμηλώνω το βλέμμα.
Καλώς. Δεν μπορεί να γραφεί.
Άλλος, αξιότερος, θα αφήσει για μένα
Τα έξοδα ενός μωρού
Με ζιπουνάκι του θανάτου.
dal libro
Insediamento Costiero (Παράκτιος Oικισμός), 2017
Spirito amichevole
Diamo un nome a quella collina!
S’innalza dalla terra stupefatta
Come qualcuno che si sveglia nella sua bara.
Chiamiamo l’abbandono attrazione.
Anno dopo anno la mortalità si diffonde
Sul viso come un sogno irrequieto
E il sonno avanza di gesso
Sopra ettari di polvere.
Beh, chiamiamo pure la rivolta leggenda.
Si troverà sempre qualcuno che ci ami,
In modo da tenerla in vita.
Φιλικό πνεύμα
Ας δώσουμε όνομα στον λόφο εκείνο!
Ανασηκώνεται απ’ τη γη κατάπληκτος
Σαν κάποιος που ξυπνά στο φέρετρό του.
Ας ονομάσουμε την εγκατάλειψη έλξη.
Χρόνο τον χρόνο η θνητότητα απλώνεται
Πάνω στο πρόσωπο σαν ανήσυχο όνειρο
Κι ο ύπνος συνεχίζεται γύψινος
Πάνω από στρέμματα σκόνης.
Λοιπόν, ας πούμε και την έγερση θρύλο.
Όλο και κάποιος θα μας έχει αγαπήσει,
Ώστε να τον κρατήσει ζωντανό.
Gli uccelli
Con un chicco di grano
Lo stormo sembra mantenersi.
In fila sul ramo
Alcuni sopravvivono, altri muoiono,
Altri stanno spennati, mezzi accecati.
Alle loro spalle resta a bocca aperta rimbambito l’inverno
E niente di niente può muoversi.
Τα πουλιά
Μ’ έναν κόκκο σιταριού
Μοιάζει να ‘χει συντηρηθεί το κοπάδι.
Αρμαθιασμένα πάνω στο κλαδί
Άλλα επιζούν, άλλα ψόφησαν,
Άλλα στέκουν μαδημένα, μισότυφλα.
Πίσω τους χάσκει αποβλακωμένος ο χειμώνας
Και τίποτε άλλο δεν μπορεί να κουνηθεί.
Il Pane Minimale della Coscienza (Το ελάχιστο ψωμί της συνείδησης), 2014
Dopo la notte
Se questa è la prima ora del giorno,
Lasciala stare lì con la sua codardia.
Lascia che si stringa ansiosamente nel cappotto.
Nessuno è così riposato
Da poter raccoglierla.
D’altro canto un mese intero
E sono così tanto diradati i suoi capelli,
Visto che mi ha portato fin qui tutto da solo
Lascialo stare nella sua tristezza maschile.
Qualsiasi cosa sia questo mormorio di nebbia.
Il cielo si agita nel rosso
Come forno che cuocerà il mio tempo
Nei fischi incessanti della bora.
Μετά τη νύχτα
Αν αυτή είναι η πρώτη ώρα της ημέρας,
Ας μείνει εκεί με τη δειλία της.
Ας σφιχτεί στο παλτό της ανήσυχη.
Κανείς δεν είναι τόσο ξεκούραστος
Που να μπορεί να την περιμαζέψει.
Αν πάλι είναι μήνας ολόκληρος
Κι έχουνε τόσο αραιώσει τα μαλλιά του,
Αφού μ’ έφερε ως εδώ ολομόναχος,
Ας μείνει στην αρρενωπή του θλίψη.
Ό,τι κι αν είναι αυτή η μουρμούρα της ομίχλης,
Ο ουρανός τραντάζεται κόκκινος
Σαν φούρνος που θα ψήσει τον χρόνο μου
Μέσα στ’ αδιάκοπα σφυρίγματα της μπόρας.