Versi per l’invisibile
Avevi spezzato il filo della vita
sullo stelo del fiore di nardo
nel vento delle altezze
Fu così che in quel giorno
fra pareti di luce
eri così lontano e privo di terra
senza indugio annunciasti
lieve l’addio
come di splendida farfalla nel sole
In quel viso ora nell’ombra
c’è il tuo sguardo
che invade l’aria così gelida del giorno
ed è così mi porto madonna primavera
nella notte in questi versi che mando all’invisibile
La conocchia nell’abisso
La parola sostiene il filo del gomitolo
in un’ombra che dilegua in cave note
l’estasi è tempestosa luce
Che ti lascia su strade di smarriti accordi
Ma le mani all’origine
assottigliano la lana
e torcono il filo nel chiarore
sui prati in controluce hanno calici
che bevono il tramonto
La pietra è il contrappeso alla conocchia
che gira intorno al raggio nell’abisso
Fu così che si son piantate le viole
Fu così che si son piantate le viole
Sono vive nel deserto della notte
I petali raggiano l’inafferrabile
Sulla soglia tremano
nel giorno
che sempre si smarrisce
Ed è così che si son piantate le viole
negli occhi fermano
la notte
arrivano da un fiume millenario
sulle strane pendici
dell’invisibile
© Filomena Ciavarella, Versi per l’invisibile, Transeuropa 2020