Flash-mob in onore della Giornata Mondiale della Traduzione
30 Settembre 2020
Letteraria, poetica, sovversiva, fedele, contigua, adiacente, ritmata e molto altro. La traduzione costituisce, fin dai tempi più antichi, il luogo in cui la parola si è resa multipla e condivisa. Spazio per natura sincretico e atemporale, mutevole e preciso, la traduzione, è in luogo in cui le distanze evaporano e diffondono nell’aria la fragranza di suoni lontani e magicamente vicini, ora fusi nella contiguità, ora esaltati ognuno nel suo mondo lontano.
Questa breve raccolta di poesie e prose tradotte in italiano dal cinese, l’ebraico, il francese, lo spagnolo e il tedesco da traduttori e studiosi vuole essere un omaggio alla traduzione. (Francesca Gorgoni)
LOOKING EAST
And back it comes, the great Rift
unpacked of its darkness, widening
to the old oblivious smile.
On the far side a plateau so steady
a finger can trace along the top
unwavering but for its own pulse.
A different country, that.
Often too hazy to believe in.
Except that once I saw a light
blink and wander there in the small hours.
Familiar, it looked. – Like a stray thought
suddenly shared and beamed back.
Da: Jennie Feldman, Swift, Anvil Press, London 2012
Guardando a oriente
Ed ecco ritorna, la Grande Frattura,
sollevata del peso della sua oscurità
si estende nel vecchio sorriso dimentico.
E lontano un altopiano saldo talmente
che preciso se non per il suo stesso pulsare
un dito ne segue il profilo.
Là è un paese diverso, sovente
troppo offuscato per essere creduto vero.
Solo che una volta vi ho vista una luce
vacillare errabonda nelle ore notturne.
Familiare, mi apparve. – Come un pensiero smarrito
che bruscamente riappare e irradia in risposta.
[Trad. Claudia Rosenzweig]
OJALÁ
Ojalá que las hojas no te toquen el cuerpo cuando caigan
Para que no las puedas convertir en cristal
Ojalá que la lluvia deje de ser milagro que baja por tu cuerpo
Ojalá que la luna pueda salir sin ti
Ojalá que la tierra no te bese los pasos
Ojalá se te acabe la mirada constante
La palabra precisa la sonrisa perfecta
Ojalá pase algo que te borre de pronto
Una luz cegadora, un disparo de nieve
Ojalá por lo menos que me lleve la muerte
Para no verte tanto, para no verte siempre
En todos los segundos, en todas las visiones
Ojalá que no pueda tocarte ni en canciones
Ojalá que la aurora no de gritos que caigan en mi espalda
Ojalá que tu nombre se le olvide esa voz
Ojalá las paredes no retengan tu…
Da: Silvio Rodriguez, Ojalá, 2011
Se soltanto
Se soltanto le foglie
non toccassero il tuo corpo
quando cadono
e tu non le potessi
Trasformare in cristallo
Se soltanto la pioggia
Non fosse quel miracolo
che passa per il tuo corpo
Se soltanto la luna
Potesse sorgere senza di te
Se soltanto la terra
Non reggesse il tuo passo
Se soltanto finisse
Il tuo sguardo costante
La parola precisa
il sorriso perfetto
Se venisse qualcosa
Che ti portasse via da me
Una luce che acceca
Uno sparo di neve
Se soltanto per lo meno
Mi portasse via la morte
Per non vederti tanto
Per non vederti sempre
In ogni secondo
In ogni mia visione
Se soltanto potessi
Trovarti in una canzone
Se soltanto l’aurora
Non cadesse gridando
alle mie spalle
Se soltanto questa voce
Non sapesse il tuo nome
Se soltanto le pareti
Non tenessero il suono
del tuo vicolo stanco
Se soltanto il desiderio
Se ne andasse attraverso te
Al tuo vecchio governo
Di defunti e di fiori
Se soltanto finisse
Il tuo sguardo costante
La parola precisa
Il sorriso perfetto
Se venisse qualcosa
Che ti portasse via da me
Una luce che acceca
Uno sparo di neve
Se soltanto per lo meno
Mi portasse via la morte
Per non vederti tanto
Per non vederti sempre
In ogni secondo
In ogni mia visione
Se soltanto potessi
Trovarti in una canzone
col tempo.
[Traduzione ritmica di Morris Karp]
KRUSTE
Geräuscharm
verbringt dich
der alleinstehende
Tag im Zimmer.
Schon bietest du ersten
Möbelstücken das Du an;
ihr seid aus dem
gleichen Holz geschnitzt.
Gleiches, sagt man, ist mit
gleichem zu bekämpfen;
du schlägst die Zeit
mit der Zeit tot.
Da: Tobias Herold, Kruste, 2009
Crosta
In punta di piedi,
celibe nella stanza
ti trascorre
il giorno.
Hai già iniziato a dare
del tu ai primi mobili:
siete fatti della
stessa pasta.
L’identico, dicono,
va combattuto
con l’identico;
ammazzi il tempo
col tempo.
[Trad. Chiara Caradonna]
שְׁנֵי יְסוֹדוֹת
הַלֶּהָבָה אוֹמֶרֶת לַבְּרוֹשׁ
כַּאֲשֶׁר אֲנִי רוֹאָה
כַּמָּה אַתָּה שַׁאֲנָן
כַּמָּה עוֹטֶה גָּאוֹן
מַשֶּׁהוּ בְּתוֹכִי מִשְׁתּוֹלֵל
אֵיךְ אֶפְשָׁר לַעֲבֹר אֶת הַחַיִּים
הַנּוֹרָאִים הָאֵלֶּה
בְּלִי שֶׁמֶץ שֶׁל טֵרוּף
בְּלִי שֶׁמֶץ שֶׁל רוּחָנִיּוּת
בְּלִי שֶׁמֶץ שֶׁל דִּמְיוֹן
בְּלִי שֶׁמֶץ שֶׁל חֵרוּת
בְּגַאֲוָה עַתִּיקָה וְקוֹדֶרֶת.
לוּ יָכֹלְתִּי הָיִיתִי שׂוֹרֶפֶת
אֶת הַמִּמְסָד
שֶׁשְּׁמוֹ תְּקוּפוֹת הַשָּׁנָה
וְאֶת הַתְּלוּת הָאֲרוּרָה שֶׁלְּךָ
בָּאֲדָמָה, בָּאֲוִיר, בַּשֶּׁמֶשׁ, בַּמָּטָר וּבַטַּל.
הַבְּרוֹשׁ שׁוֹתֵק,
הוּא יוֹדֵעַ שֶׁיֵּשׁ בּוֹ טֵרוּף
שֶׁיֵּשׁ בּוֹ חֵרוּת
שֶׁיֵּשׁ בּוֹ דִּמְיוֹן
שֶׁיֵּשׁ בּוֹ רוּחָנִיּוּת
אַךְ הַשַּׁלְהֶבֶת לֹא תָּבִין
הַשַּׁלְהֶבֶת לֹא תַּאֲמִין
Da: Zelda, Shney yesodot, 1979
Due elementi
La fiamma dice al cipresso
Quando vedo
Quanto sei tranquillo
Quanto sei avvolto di genio
Qualcosa dentro di me freme
Come si può attraversare la vita
Questa terribile
Senza un briciolo di follia
Senza un briciolo di spiritualità
Senza un briciolo di immaginazione
Senza un briciolo di libertà
Con antica e desolante arroganza.
Se avessi potuto avrei bruciato
L’istituzione
Dal nome periodi dell’anno
E la tua dannata dipendenza
Dal terreno, dall’aria, dal sole, dalla pioggia e dalla rugiada.
Il cipresso è in silenzio,
Sa di avere pazzia
Di avere libertà
Di avere immaginazione
Di avere spiritualità
Ma la fiamma non capirà
La fiamma non ci crederà.
[Trad. Gaia Piperno]
JUVENTUD
Juventud, divino tesoro,
ya te vas para no volver!
Cuando quiero llorar, no lloro…
Y a veces, lloro sin querer.
Da: Rubén Darío, Juventud, 1910
Gioventù
Gioventù, divino tesoro,
Te ne vai per non ritornare!
Quando voglio piangere, non piango…
A volte piango senza volerlo.
[Trad. Trixie Amuchastegui]
הוי עמק עכור
הוי עמק עכור חושך ערפל
עד אנה תאסרני בנחשתים?
טוב לי מותי התלונן בצל
משבת בדד במצולות המים!
גבעות עולם הן מרחוק אשקיפה
ופרחי הוד יעטו פניהן נצח.
כנפי נשר אשא, עיני אעיפה,
בשמש לחזות ארים המצח!
השחק! מה יפו תהלוכותיך,
מקום שם התרות נצח תופיע,ורוחות נושבות על במותיך
מה-מתקו, מי זה מי זה יביע!
Da: Rachel Morpurgo, Hoy ʿemeq ʿakhor, Trieste 1867.
Oh valle d’Akhor
Oh valle d’Akhor, oscurità, nebbia,
Fino a quando mi terrai prigioniera nei tuoi ceppi?
Meglio è per me la morte, lamentarmi nell’ombra
Che starmene nel mio isolamento tra i gorghi delle acque profonde!
Da lontano contemplo le alture eterne
E i fiori della maestà divina le avvolgono di eternità.
Prendo ali d’aquila, faccio volare i miei occhi,
A mirare il sole alzo audacemente la fronte!
Il mondo celeste! Come sono belle le tue vie,
E venti spirano sulle tue alture-
La loro dolcezza chi potrà mai dire!
[Trad. Marina Arbib]
凡音之起,由人心生也。人心之動,物使之然也,感於物而動,故形於聲。聲相應,故生變,變成方,謂之音。
Estratto da: Yueji (Trattato sulla musica)
Le melodie nascono dal cuore dell’uomo, i moti del cuore dell’uomo sono suscitati [dal contatto con] la realtà fenomenica. Quando il cuore è toccato dalla realtà fenomenica, ne è mosso e dà forma ai suoni. I suoni rispondono gli uni agli altri e producono i modulazioni; quando le modulazioni realizzano la forma più raffinata della loro espressione, è ciò che chiamiamo “melodie”.
[Trad. Elisa Levi Sabattini]
道術蓄積而不舒, 美玉韞匵而深藏。故懷道者須世, 抱檏者待工, 道爲智者設, 馬爲御者良。
Estratto da: Lu Jia (c. 228-140)
Oggi le tecniche del buon governo sono serbate, ma non sono svelate, proprio come una giada preziosa è celata nello scrigno. Per questo motivo chi custodisce la Via virtuosa attende il momento propizio per svelarsi e chi abbraccia la semplicità attende di prestare servizio. La Via del buon governo è istituita dai sapienti così come il cavallo esprime al meglio le sue qualità grazie al cocchiere.
[Trad. Elisa Levi Sabattini]
QU’EST QUE LE REGARD
Qu’est-ce que le regard?
Un dard plus aigu que la langue
la course d’un excès à l’autre
du plus profond au plus lointain
du plus sombre au plus pur
un rapace
Da: Philippe Jaccottet, Poésie (1946-1967), Gallimard, Paris, 1971
Cos’è lo sguardo?
Cos’è lo sguardo?
Un dardo più affilato della lingua
la corsa da un eccesso all’altro
dal più profondo al più lontano
dal più oscuro al più puro
un rapace
[Trad. Mali Alinejad Zanjani]
MONDE
Poids des pierres, des pensées
Songes et montagnes
n’ont pas même balance
Nous habitons encore un autre monde
Peut-être l’intervalle
Da: Philippe Jaccottet, Poésie (1946-1967), Gallimard, Paris, 1971
Mondo
Peso delle pietre, di pensieri
Sogni e montagne
non hanno comune misura
Ancora noi abitiamo un mondo altro
Forse l’intervallo
[trad. Mali Alinejad Zanjani e Mario Ranieri Martinotti]
הִנֵּה הָעֵצִים
הִנֵּה הָעֵצִים בְּמִלְמוּל עֲלֵיהֶם.
הִנֵּה הָאֲוִיר הַסְּחַרְחַר מִגֹּבַהּ.
אֵינֶנִּי רוֹצֶה
לִכְתֹּב אֲלֵיהֶם.
רוֹצֶה בְּלִבָּם לִנְגֹּעַ.
לָשֵׂאת פַּת בַּמֶּלַח וּמַיִם בִּדְלִי
וְעֵת הַדְּרָכִים יַלְבִּינוּ
צֵידָה לְהָבִיא לְאַחַי הַגְּדוֹלִים,
לָאוֹר וְלָרֹחַב בִּשְׂדוֹת אָבִינוּ.
Da: Nathan Alterman, Hinne ha-ʿetzim, 1930-35
Ecco gli alberi
Ecco che l’aria trema dall’alto.
Ecco degli alberi le foglie il mormorare.
Io non voglio
scriver di loro.
Ma solamente toccare.
Un tozzo di pane e sale e acqua dal secchio
e i cammini ora imbiancati
del cibo da portare ai fratelli maggiori,
la luce e l’ampiezza nei campi dei nostri antenati.
[Trad. Francesca Gorgoni]