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Edoardo Scipioni, Tre poesie inedite

 

Obbedienza della sera

Primavera astuta trascolora nelle ossa
in di là dalla svogliatezza.
Oltre i culmini di questo esilio che estingue
odori e fame, e frastuona
di miserie la frase incordata in tempi scorsoi.

Domani già allestisce carità e vendetta
estasiate sul desco. Spianarsi
un buio davanti
per vedere. Contraddice polso e gesto
lo spezzare del pane, e ottenebrando
il ricordo smaschera la sua infanzia morta.

Questo mancare per mano altrui che storna
volontà tracciando una retta illusoria. Collima
il respiro coll’abbraccio conserto
della sera, e la sete a scroscio è versata in quel solco.

 

Che a tal punto mi sia dato corpo

Che a tal punto mi sia dato corpo.
Cieco, privato d’ascolto
mi sia dato aspetto, ma solo a tal punto.
L’esistere opposto, immacolato
e l’esistere che assonna
incalzato dal primo. È da voci lontane
questo mio andare, lungi
da membra che scandiscono
nel laccio, conserte
in caldi fasci come dalie
nel carcame ammutolito. Quando manca
Vento, il mito
riduce a sagome che implorano.
Che roda il sogno verace infanzia allegrando.
Ottave lunari schiantano
sulle rosse piaghe rovesciate del fogliame,
non un fermaglio d’ipotesi
eppure, né su ferita alcuna. Ferita
è dall’olfatto la strada
mancata, il crocevia spettrale disposto
a rovina
che mi s’addensa nei polmoni
da vivo, mi guarda: l’esito: scompare.
Purché Dolore gonfi il corno d’intestino
senza levare fiato mai.
Tempo nuovo m’è fissato in fronte
ed a quello, più fitto
l’antico trascina, smistando altresì
brama e
sconforto agli occhi di risorto al coma.
Ricordo minerale spossessato in gestazioni
ininterrotte, nondimeno
senz’effetto: la nostalgia?
Purché Vento Originario imbuchi in petto
le folate alzando il canto
oscenamente
e fresche ceneri dell’ombra dalla traccia.

 

Il richiamo

La voce del passato echeggia nel prossimo
vivere davvero terreno, priva
di sentimento echeggia, d’irrappresentabile
concetto tra la sventura del rapsodico
e le pretese dei sacrari di ciliegi in fiore.
Gli antenati di galassie marine
farciscono di sale e di carezze gli alveoli,
a poco a poco acquistano la facoltà
dell’utile al costante venir meno del progetto.
Quando la disperazione si compie in basalto,
semplificati tornano i vocaboli antichi
nell’odoroso centrifugare dei corpi sovrumani,
semplificati tornano, nelle sature mani
recando sterpaglia in cumuli d’immortalità.

 

 


Edoardo Scipioni nasce a Busto Arsizio il 28 dicembre del 1994. Ha ricevuto segnalazioni e menzioni d’onore in diversi premi letterari, tra cui il premio Lorenzo Montano. Alcuni suoi testi sono apparsi online, sulle riviste letterarie «L’Altrove» e «Inverso Poesia». È presente in antologie come l’enciclopedia di poesia contemporanea italiana Mario Luzi vol 9, l’antologia del premio ossi di seppia e l’antologia Alberoandronico 2019. Ha pubblicato articoli e poesie sulla rivista culturale «Charta Sporca». Attualmente vive a Varese.


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