Lucio Toma, Strada di Damocle
Prefazione di Anna Maria Curci
Arcipelago itaca, 2019
Nota di Maria Grazia De Luca
Lucio Toma, classe ’71, pugliese di nascita, ha pubblicato la raccolta di poesie Strada di Damocle edita da Arcipelago itaca.
Da questa piccola premessa biografica quasi riusciamo a sentire tutta la grecità di cui è profusa l’opera, a partire dal titolo stesso. Come per la poesia greca, quindi, anche qui non mancano quegli elementi quali magnificenza e tragedia. Salvo poi scoprire che la tragedia, insita nell’animo umano e quindi nell’autore, è condizione essenziale per la vita stessa.
Come per un qualsiasi viaggio, anche questa raccolta ha attraversato luoghi e tempi e per terminare la sua lunga strada il Damocle protagonista dell’opera ha impiegato tredici anni.
Partendo dalla leggenda greca, Toma, trasforma la famosa spada dell’eroe in strada. L’allitterazione e trasformazione del mito ha una valenza non solo letteraria, bensì biografica. Il Damocle della raccolta scrive e racconta sé stesso trasformando l’assetto verticale del mito greco in ricerca di un orizzonte che si fa, appunto, strada.
Ma come ci fa comprendere Toma stesso, la strada non è mai un rettilineo e di conseguenza diventa sempre più «difficile schivare/ i giorni che piombano addosso come/ proiettili». La difficoltà si fa maggiore per il nostro Damocle perché si accorge che quei proiettili possono ucciderti specie «se non vuoi farti ammazzare».
Ecco allora che la tragedia si trasforma in attaccamento alla vita, e la penna diventa difesa di essa. Non è un caso, infatti, che il termine vita ricorra spesso nella raccolta: «l’opera è fatta/ e finalmente/ posso indossare la vita.» L’opera è fatta e noi possiamo, finalmente, leggerla.
Una scelta di poesie da Strada di Damocle, preceduta da una nota dell’autore, è stata pubblicata, insieme alla prefazione di Anna Maria Curci, su Poetarum Silva qui