
Differenza
(per S.)
A volte appare
la nostra differenza, tradita appena
da un peso
altrove irrilevante, da un foro al centro
della partitura.
È quando mi sollevo
per un niente
dal tempo, da tutto ciò che tiene
e mi dissolvo
dentro un non-suono, un luogo
in cui non sono, forse
né conta cosa avviene
e tu rimani al suolo
il sole nella carne
lo sguardo acceso
dal battito futuro
nei polsi
l’urtarsi di frequenze
la stretta alle tue tempie
di quello in cui non smetti di sperare.
Oggi si è aperto
di nuovo
un intervallo di misura.
E io non muoio (credo)
per paura. Oggi se muoio
è per capienza.
È come dire:
mi basta questo, è tanto
˗ la notte è pari al giorno, bella.
Non c’è più aggiunta:
la parte è già pienezza.
Ma tu non esitare:
desidera più aria, ultima corda.
Sospingila più avanti.
Fa’ che io senta la nostra differenza
come si ascolta il battito nel petto.
Sii questo assenso
più teso, più sonoro
al mio silenzio.
© Raffaela Fazio