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Fabio Dainotti, Selected Poems

 

Fabio Dainotti, Selected Poems, Gradiva Publications 2015

Torno volentieri a scorrere le pagine di Selected Poems di Fabio Dainotti (Gradiva Publications, 2015), nell’originale in italiano e nella traduzione in inglese di Rosaria Zizzo.
Composto di diciannove testi di diversa lunghezza, tratti da raccolte che partono addirittura dal Diario poetico del 1965 e si concludono con tre inediti, Selected Poems di Fabio Dainotti è un libro che ebbi modo di leggere e di presentare a Roma qualche anno fa e ne ripercorro i testi partendo dalla quartina di versi della poesia Sera che, ci informa l’autore, è scritta In memoria di nonna Anna Maria.
Sera (dall’omonima raccolta del 1997) racchiude la bellezza e la sapienza compositiva che caratterizza la scrittura di Fabio Dainotti. In quattro endecasillabi essa concentra un universo di letture, con le quali è evidente, senza essere sfacciata, una lunga e quotidiana dimestichezza.
Sono letture di peso, che abbracciano la poesia di tutti i tempi e, in particolare, tutti i secoli della poesia in lingua italiana, a partire da Dante, poeta di cui Dainotti è profondo conoscitore. Tuttavia, questo peso non schiaccia, non affievolisce la originale combinazione di potere evocativo delle immagini e di precisione nella tessitura musicale:

Fitti si richiamavano gli uccelli,
il sole impensieriva dietro gli alberi.
Il vento ti levava dalle braccia
la stanchezza di un giorno: era la sera.

Potere evocativo e precisione del tessuto sonoro sono entrambi restituiti in maniera convincente dalla versione in lingua inglese di Rosaria Zizzo:

In flocks birds recalled each other,
behind the trees the sun grew pensive.
The wind took away from your arms
the strain of a day: it was evening.

È dedicato a Thomas Mann, invece, un altro componimento che dà conto di cifra e consistenza della raccolta e che, come il titolo di un’opera dell’autore tedesco, porta il nome di Cane e padrone. Qui gli endecasillabi si mescolano a settenari e ad altre misure; tutte concorrono a marcare la distanza tra il poeta «nel mezzanino triste”, in volontaria segregazione, osservato dal suo cane che proietta, interrogandosi, l’altro sé dell’io lirico, e la vita fuori, che «celebra/ i suoi fasti in questa/ foresta innaturale».
Il rapporto con i precedenti poetici si presenta in varie forme, dalla riproduzione quasi letterale, spostata in altro contesto, come avviene per alcuni versi di Foscolo, a echi e richiami traversando Carducci delle Odi barbare, accarezzando Moretti e Saba, fino alla riscrittura dislocata nel tempo come avviene con La ragazza Carla di Pagliarani. Si tratta di una prosecuzione che si materializza nei testi di Ragazza Carla cassiera a Milano trenta anni dopo, raccolta del 2001, dalla quale è tratta Anche Milano si sveglia a quest’ora:

Anche Milano si sveglia a quest’ora
La Milano com’era (o com’è ora)?
La cassiera sbadiglia
frammenti di piacere nell’ora silenziosa
Rotta da primo fragoroso tram;
il corpo consumato 
nella notte d’amore ancora duole.
Calze rossetto un’altra fregatura
Pensa: che vada tutto alla malora.

La traduzione in inglese, che non può rispettare il ricorrere della rima in “-ora”, presenta tuttavia un ritmo e un intreccio sonoro che ben si sposa con il tema principale e che, alle orecchie di chi ha l’ha frequentata e amata, richiama la ‘poesia rock’ Lost Weekend della band The Wall of Voodoo:

Even Milan wakes up at this hour
Milan as it was (or as is it now)?
The cashier yawns
Fragments of pleasure in the silent hour,
broken by the first thunderous tram,
the body exhausted
from a night of love still hurts.
Stockings, lipstick, another cheat.
She’s thinking: let all go to hell.

Nell’ultimo testo dei Selected Poems, Milano, si conferma punto di riferimento, o, ancor più precisamente, uno dei poli di uno yo-yo che fa la spola, sempre più provato da stanchezza e disincanto, nonostante la mai abbandonata ‘chanson d’amour’, tra Nord terra del sostentamento e Sud terra delle origini:

Andare in giù, venire in su, tornare,
Lavarsi la faccia e sporchi restare.

E quel dolore in fondo che permane…

[…]

Andare giù, venire su, si sa: motivi di famiglia:
i rientri, le ferie, ogni anno: ha un senso?

La poesia in questione, del 2000, appare per la prima volta qui in volume, ma è il suo titolo che mi preme sottolineare, perché esso torna al moto insopprimibile di pensiero ed esistenza umani e, allo stesso tempo, lancia una fune per ormeggiare la nave in un porto, verso una terraferma, un approdo, per quanto temporaneo, dove sia possibile, ancora, camminare: Ricerca di senso a Milano.

©Anna Maria Curci


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