
Et in Arcadia Ego
(Guercino)
È incontinenza speculativa dei pastori arcadi
dischiudere fra gli arbusti i sentieri del bosco;
scostare le poetiche fronde d’alloro e
danneggiare la pittura nella concitazione
pur di confrontare orme filosofiche;
imbattersi non nel solitario cinghiale
ma nell’apparire di un inatteso belvedere.
Alla vista, una fronte ripida,
dove spericolati pensieri salivano
in cima alle vette del sapere
affrontando vertigini morali
e gravi pendenze lì
spazia la mosca e alloggia
nelle vuote orbite oculari.
Sul piedistallo sosta un ratto,
disinvolto interlocutore del teschio;
nel loro fitto scambio di vedute
si intravedono i prototipi
della chincaglieria romantica.
Al cospetto dell’allegoria
i pastori s’ingannano d’apparenza;
sulla bilancia degli indizi
eludono la tara innaminabile
e propendono per la mite illusione
che trattasi di “natura morta”.
