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Luca Minola: poesie da “Pressioni” (LietoColle, 2017)

pressioni

 

Le attese hanno nomi precisi
soste verso il futuro,
si muovono sui grandi quaderni della lezione
attraverso filamenti e carta di luce.

 

Dopo non serve più nessun classico,
nessuno che misuri la notte in metri,
che riceva rassicurazioni, facili progetti.
Con i venti a intermittenza sui lati
e la schiuma della pioggia che scende
come quel caldo blu che sprigiona la notte.
Nemmeno queste bucce d’arancia
riassorbite dal tavolo servono
questa natura morta che riporta il rito,
l’azione che si stempera contro le finestre
in brevi flussi e immagini a campione.

Tutto visto e riportato, quanto basta
per smussare con precisione i marmi
e rendere cartelle e protocolli inutili.
Come se il reale fosse questo stonare di dita,
il movimento, le azioni disciplinate:
l’apertura di un corpo e il suo molle riposo.

 

Gli stili ci precedono, temuti e assenti.
I solidi della notte, così spenti e ritirati si espandono
pronunciano i loro nomi.
Ogni cosa si confonde, questi palazzi interni e verticali
dove non c’è borsa e i traguardi collidono
e niente è attuale tranne le superfici,
i registri materializzati.

Spingi le precisazioni, la ricerca non tace più
l’ossigeno si alza dalle vie, riempie le ossa.
Si perlustrano le strade, i grandi dormitori.

Segui la traccia, la reliquia parla…

 

(Domanda se puoi, allunga la mano)

In questo non c’è nessuna paura
adesso puoi prendere i tuoi punti
e rinunciare.

La penombra è dei gesti
conosce l’ostacolo e l’odore del tradimento.

Soltanto scene o pianure negli occhi.

 

Luca Minola, Pressioni, LietoColle, 2017

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