– Nie wieder Zensur in der Kunst –
Pubblicato il 7 marzo 2018 da Anna Maria Curci
Le coordinate di questo universo dei trapassati si distinguono sia per la grazia sobria, essenziale del passo – il tempo del levare, la sapienza del sottrarre non sono ignote a Gabriele Galloni, giovanissimo autore di In che luce cadranno – sia per le ambasciate discrete, sul soffio dell’alba (per riprendere un verso), che esse fanno pervenire ai viandanti, naviganti, e pur sempre vaganti, agli umani qui ogni giorno sulla terra. E viene da chiedersi se l‘hic et nunc che viviamo sia attesa, sia figura o sia semplicemente l’immagine al di qua dello specchio, mentre al di là, nell’Eden dei trapassati (la musica dei quali è «il contrappunto/ dei passi sulla terra») regna, per dirla alla maniera di Gustav Meyrink nel racconto Spiegelbilder (“Immagini allo specchio”), «un dio della mano sinistra». (Anna Maria Curci)
***
Ho conosciuto un uomo che leggeva
la mano ai morti. Preferiva quelli
sotto i vent’anni; tutte le domeniche
nell’obitorio prediceva loro
le coordinate per un’altra vita.
*
Lecito chiedersi come resuscitino
i morti e quale voce verrà data loro
in dono. E quale lingua e che corpo.
I morti hanno la febbre. Non è tempo.
*
Ecco perché le maschere mortuarie.
I morti recitano spesso i classici
nei pozzi pieni d’acqua o nelle vasche
da bagno. Li stravolgono con varie
amenità: li narrano al contrario
o li chiudono dopo tre battute.
*
I morti continuano a porsi
le stesse domande dei vivi:
rimangono i corsi e i ricorsi
del vivere identici sulle
due rive. In che luce cadranno
tornati alle cellule.
*
Se la madre dei morti è sempre polvere,
i morti cercano la loro madre
ogni sabato sera sulle spiagge
libere; sotto le sedie o nei gelati
caduti di mano ai ragazzini
in chissà quante estati, in chissà quanti
alberghi, marciapiedi, lungomari.
*
La musica dei morti è il contrappunto
dei passi sulla terra.
Gabriele Galloni è nato a Roma nel 1995. Studia Lettere moderne all’Università La Sapienza. Ha pubblicato Slittamenti (Augh Edizioni, Viterbo 2017) con una nota di Antonio Veneziani.
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