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Su “Cosedicasa”

Iacopo Ninni, Cosedicasa, Dot.com press, 2017

 

Cosedicasa è un libro, una parola, un letto. Un’anta socchiusa, una finestra aperta, una scala che scende e che sale. Cosedicasa è un posto in un bosco ma sa di mare. È inevitabilmente un ritorno. Una tegola, un muro da tirare su, un ingranaggio da sistemare, un tavolo da apparecchiare, un altro per lavorare. Cosedicasa è una storia, è un giardino, è un architetto a cuore aperto. È la Toscana nascosta tra gli alberi, è Milano, è una fotografia, è qualcuno che ti dice di non andare via. Mi pare sia un incontro, un’altra fotografia. E poi è un’attesa, qualcuno che sa guardare, che sa attendere, perché poi  qualcuno arriva. Cosedicasa, vi dico, è una partenza, è un poeta che ci dice ciò che è stato, che ci mostra che sarà. La casa è una figlia, è una donna, la casa è un ciliegio, è un inferno ma solo per un momento. È davvero un focolare? Forse per Ninni è un focolaio, una fucina, un’idea che salta fuori in cucina; ecco, la casa è un disegno, è una poesia, è un impegno. È un amore da tenere in piedi senza ritegno, senza paura.

Cosedicasa è una pianura, è la maremma, è un cane che corre su un’altura, è un mandarino profumato, un amico ospitato. La casa è un racconto, un rimpianto e un collante che tiene insieme le mattonelle e il pianto. È un progetto, è una vita in costruzione, è una mostra con qualcosa da mostrare, è qualcosa che ha a che fare con lo spazio e di nuovo con l’architettura. Lo spazio è la cosa da considerare per un architetto, è faccenda da tenere in mente per un poeta. Quanto in là potrò guardare da questa finestra? Quanto spazio lascio tra il settimo e l’ottavo verso? Che rumore fa il vento che soffia sopra il tetto? Che suono fa la parola che chiude una poesia? Che rumore fanno i figli quando vanno via e quale suono fa un padre che rientra? Quante cose fa una casa, quante un libro riuscito, quante dentro Cosedicasa.

Balconate

Da qui invece
servono lenti diverse
per inquadrare le isometrie
del verde lungo il muro davanti
e concentrarsi sulla conferma
dei gesti per interrogare un orario,
una mancanza
o solo il nome della nuova amica
della vicina
Ci sono fiori qui, erbe aromatiche
e un merlo che reclama briciole,
quanto basterebbe per attirare
un’attenzione.
Di là, dove si appoggiano
soprattutto le attese
la focale si apre
su una visuale più ampia che
concilia la litania del viale
con la metrica dei davanzali
e le piante qui sono stranamente più verdi.

Leggi e pensi a Sottsass, poi pensi a tuo nonno, tutto quello che sta in piedi è un conforto, è un supporto, a questo servono le case. Ci ospitano e si fanno ospitare. Ninni ci dice che anche noi siamo casa, anzi che lo siamo soprattutto noi. Se sappiamo a che ora il sole inonderà il nostro balcone, se sappiamo aspettare la pioggia che cade, perché se la guardi da dentro, mentre batte sui vetri, è un’altra storia ancora. È un piccolo libro che è già anche un testo universitario, è una concessione, una specie di fiducia,e  – come ogni casa – è una nostalgia. Qui troviamo versi precisi, con solide fondamenta; la casa è una ragione fondata e un orizzonte. La casa, lo sappiamo, è una speranza, un’alternanza di pareti e angoli, di polvere da lasciare accumulare e da tirare via.

Cosedicasa è tre vie, una è fatta di parole, l’altra di immagini, la terza è un calcolo, una formula che tende alla felicità, che la risolve. La casa è una serie di parole dette a caso tra il frigorifero e uno scaffale, un quadro che non sta dritto; la casa è un silenzio, certe sere è una pena e non ci resta che quella. Le nostre mura sono la spinta, sono le spalle. Siamo noi o il nostro letto con le molle saltate? Le poesie di Iacopo Ninni sono il nostro divano, ecco il punto. C’è una poetica chiara che dice con parole precise come sono andate le cose, come andranno; ci sono poesie messe giù come si fa un disegno tecnico. Il buon architetto tiene a mente la statica, la matematica e la fantasia; che è anche quello che accade in una poesia. Una casa sta in piedi ed è immobile, eppure si flette, eppure suona, eppure si apre e si chiude, eppure si lascia toccare e ci tocca, come fa una poesia, come fanno queste poesie.

 

© Gianni Montieri

5 risposte a “Su “Cosedicasa””

  1. Cosedicasa, vi dico, è una partenza, è un poeta che ci dice ciò che è stato, che ci mostra che sarà. La casa è una figlia, è una donna, la casa è un ciliegio, è un inferno ma solo per un momento. È davvero un focolare? Forse per Ninni è un focolaio, una fucina, un’idea che salta fuori in cucina; ecco, la casa è un disegno, è una poesia, è un impegno. È un amore da tenere in piedi senza ritegno, senza paura.

    Che bella lettura Gianni. Hai saputo cogliere tutte le anime di questo piccolo grande libro.

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