1
Il tragico è stanco
È uno stormire di volti
nella mia terra stanchi
lividi sotto gli olivi rigonfi
in autunno.
Un profumo di teste
bruciate
si mischia ai fiori
pestati teste riarse
dal sale vecchie necessarie.
……………………..Ma si muore,
nella mia terra,
nell’ora della clessidra
girata
come trafitti dall’incupirsi
al neon
come una vecchia cartaccia
spezzata che più non cuce
nessuno.
*
2.
a Valentino Zeichen
Mi sono venute a noia le fotografie
o a orrore perché scorgo nei miei occhi
una futura pazzia uno sguardo
malconcio di suicida
di reietto.
……………Sarei tentato
di scollarle tutte per giocare con te
a rimescolarmi il passato affinché possa la combinazione
giusta salvarmi
ma invano mi accingo all’impresa.
Trovo al mio fianco il tuo sorriso
angelico e la mappa delle mie speranze
di vita segnata da qualche parte
su uno schermo.
*
4.
Non decide l’uomo
ma le abitudini l’attimo
del disamore
………………quando il corpo giace
triste e l’anima cerca fiato
nella malinconia.
Vorrei poter tornare bambino e dimenticare
leggero ogni giocattolo rotto.
*
5.
La terra trema
…………………..in autunno
e noi si vive lievi
appena
e cadono le case che oscillano
in aria
…………………..come foglie
incredule che guardano lo stelo
*
7.
5 luglio, Valentino
La voce delle cose ci parla.
Cosa farete ora di questo mucchio
di parole?
Ci giocheremo a dadi
come vecchi ragazzi o con la sorte
di questa umanità che ignora ancora.
E cosa poi della smorfia
mite lasciata prima di lasciarvi?
Cuciremo una bandiera
da stadio o un vestito
di gala.
E della pazienza un guanto,
della bontà un cappello, degli occhi
un paio d’occhiali per ritrovare
i Segni
che ha lasciato, su tutte le cose.
E della baracca?
Un castello
*
9.
Automobile
Papà, come potesti
non capire
quanto desiderassi semplicemente un’automobile
vecchia
che riempisse il mio vuoto
sportivo che come compagni di sventure
ci aggiustassimo a vicenda le malinconie
……………………………………………..del tempo
grazie ad una sincera compassione?
L’astrazione non è mai stato il tuo forte
papà e la fiducia nella tecnica
sempre così infantile
*
10.
È in autunno che ti sento
………………………fallibile
come i giri estremi delle foglie
……………………una caldarrosta
troppo di carbone.
È li che siamo vicini io e te
………….mia vita
………………………e quando piove.
*
17.
Ci sono più di dodici sale
lettura otto o forse nove piani
di archivio e un abissale magazzino
in questo congelatore di sapienza universale.
Io mi ci trascino incerto
tentenno al primo volume
lasciato aperto nel mio corpo
a mezzanino raffreddato e tremolante
come un cane nato
solo e pari a lui me bambino che solo
siedo nella biblioteca Nazionale
e mi prende quella malinconia antica e infantile
di una fredda domenica serale
*
22.
Mi pento a volte
anche solo di voltarmi a decifrare il mio futuro
a domandare dove si trovi quella via
quell’albergo a ore
se penso ad una ruga incolmabile
sul tuo viso ai vicoli
ciechi dell’esistenza.
Ho tappezzato la nostra stanza di giornali
e riviste di animali, bucato gli schermi
feroci, spezzato ogni sigaretta
per inchiodarti a me
mio corpo mio me
perché troppe volte sono trasalito ad ogni passo
incerto quando la voce ti tremava
troppe volte lo stomaco si è sgolato agli accenni
di ritardo
……………ad una fioca luce nei tuoi occhi..
L’unica sopravvivenza ho capito
– la sola esistenza tollerabile –
è una coesistenza
una vita in due un frusciare di mani una pancia
a metà.
…
© Andrea Chinappi
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