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Per un fratello
Nel viale penso che guardiamo insieme
ancora una volta dopo nostra madre i fiori.
Il tuo bambino è nato.
Alla distanza del telefono cellulare
ha la sua voce, tra la natura delle macchine
ripiegata nel poco universo, nel poco correre,
con gli uomini nei sedili a imitarla.
Obliquamente, dopo un tetto uno alto
con la fonte di luce dietro,
del sole incendiato sul parco, come un’origine,
uno squillo, a parlare ancora in confidenza.
Mentre ci sentiamo come dopo,
con i piedi impacciati, la presenza stralunata. A brevi scatti
si fa sera e densa come fosse una nuova cosa
dove le nostre voci, la nostra gioia, i nostri corpi…
*
Mario Benedetti, Per un fratello, da Umana gloria (Mondadori 2004), in Tutte le poesie, Garzanti, 2017
Una replica a “I poeti della domenica #201: Mario Benedetti; Per un fratello”
E la conferma leggendo…(scoprire un poeta e scoprire se stessi, grazie Poetarum!)…che la confusione è la sostanza del tutto.
Che la grammatica della poesia contemporanea sia cosa più vicina al linguaggio parlato, “alla distanza del telefono cellulare”, e che quindi sia molto più vicina di quando non la si pratichi!
(Perché poi Poetarum non diventa anche un canale video?)
La rileggo e non vorrei capirla. Nella sostanza la metteresti a posto, ben sapendo che l’esatto senso poi sfuggirebbe via.
Mi soffermo ed induco solo su i primi due versi.
E poi ancora rileggo. Bellissimo.
Grazie.
Mauro Pierno
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