Davide Morelli non ha certo bisogno di presentazioni. Nato a Pontedera nel 1972, dopo la laurea in psicologia ha svolto vari lavori. Le sue poesie, negli anni, sono state pubblicate sia in riviste cartacee (“La mosca” e “Italian Poetry Review”, per citarne un paio) sia in rete (“Nazione indiana” e “La Recherche”), a testimonianza di un costante interesse verso la sua poesia. Alla ricerca poetica affianca da sempre la scrittura di aforismi. E proprio nelle quartine, ripresa di un metro classico e moderno al contempo, trovano un punto d’incontro sia la ricerca poetica sia l’arte del fine aforista.
Con “La Recherche” ha pubblicato due ebook, Dalla finestra e Varie ed eventuali.
Queste che pubblichiamo sono quartine inedite che seguono per ispirazione quelle pubblicate in “Italian Poetry Review”. (fm)
Il potere comanda nuovi eccidi.
Nel mondo sono molti i genocidi.
Sono molte le guerre invisibili.
Sembrano vicende incredibili.
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L’effimero ha diversi tranelli
e uno stile colmo di orpelli.
Ma cosa è veramente eterno?
Che cosa fa veramente da perno?
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Ormai ci fermiamo in questa città.
Scruteremo tutto da quella loggia.
Noi vogliamo speranza e libertà
come l’erba vuole il sole e la pioggia.
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Il mondo non fa che il suo gioco
e il cielo si stinge a poco a poco.
Un altro giorno se ne è andato
e forse mai più verrà ricordato.
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Oltre quel muro altre vite, altre storie.
Altri uomini con altre scorie e memorie.
Forse per ogni vita c’è un esergo
o un epitaffio scritto da un albergo.
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È da tempo che viviamo la crisi.
L’Italia ormai veste abiti lisi.
Siamo tutti nella sala d’attesa,
sperando in una timida ripresa.
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Non globalizzeranno mai i diritti.
Se ne staranno tutti zitti zitti.
Sfrutteranno per sempre i bambini.
Il mercato suscita abomini.
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Resto solo con i miei pensieri.
Sono sempre i soliti sentieri.
Tutto può essere in questa mente,
che se infischia dell’essere e dell’ente.
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Allora noi sognavamo Firenze,
pure con le nostre incoerenze.
Ormai è solo un ricordo sbiadito.
Anche Firenze ora ci ha tradito.
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Le finestre sono tutte aperte
e le città adesso sono deserte.
O Estate, divinità bifronte,
il sole è alto sull’orizzonte.
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Gli assassini innamorano ragazze.
Liberi, sono acclamati nelle piazze.
Festeggiano la loro assoluzione.
Non hanno fatto un giorno di prigione.
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Quasi ogni giorno uccidono una donna.
Ogni giorno un oltraggio alla Madonna.
Accadono in ogni parte d’Italia.
Non hanno avuto una madre? Una balia?
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Il destino peggiore non è la morte,
ma dopo la morte avere un’altra sorte.
Sarebbe bello stare insieme ai cari
(altro che navigare mille mari!!!).
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Tu hai una relazione adulterina
mentre io continuo a vivere in sordina.
Io mi ostino a credere nel mio io;
tu continui a pregare il tuo Dio.
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Non ero altro che un disertore.
Tu con altri facevi all’amore.
I pensieri facevano naufragio.
Il mio cuore era un cuore randagio.
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È proprio uno Stato nello Stato
ed io per questo sono indignato.
Ma quei frati calzano i sandali
e il Papa condanna gli scandali.
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L’ignoranza causa insolenza,
a cui va spesso aggiunta l’indolenza.
L’unica speranza è la lotteria,
che per i più saggi è una furfanteria.
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Il senso critico è un miraggio.
Siamo ormai tutti carne da sondaggio.
La chiamano ancora democrazia.
Ma in realtà è gerontocrazia.
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Gli stilisti hanno in mano Milano,
mentre a Roma comanda il Vaticano.
Il paese sta andando alla malora
e la criminalità ci divora.
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