Francesco Filia, L’inizio rimasto, con incisioni di Pasquale Coppola e prefazione di Aldo Masullo; Il Laboratorio / le edizioni.
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Insieme a Francesco Filia abbiamo deciso di rendere scaricabile gratuitamente in ebook (cliccando sull’immagine della copertina oppure qui: InizioRimasto) questo suo piccolo e prezioso libro d’artista, L’inizio rimasto, stampato in sole 50 copie, e impreziosito da 5 incisioni di Pasquale Coppola e dalla enorme (mi riferisco al contenuto) prefazione del professor Aldo Masullo, che più passano gli anni e più mi pare che ringiovanisca per lo spirito e la lucidità con cui elabora i concetti. L’unico modo per introdurre queste poesie di Filia è quello di dimenticare (scherzosamente) quello che scrive Masullo e di procedere per proprio conto. Sarà una nota breve che cercherà di spiegare perché questi dodici testi di Francesco Filia sono importanti, sono davvero una cosa da salvare. Intanto tracciano una linea ben chiara nel percorso poetico di Filia, di nuovo qui si sta su una frontiera; di nuovo il poeta napoletano guarda il punto dell’orizzonte lungo il quale scorre l’umano e da lì ribalta l’ovvio, stravolge il primo sguardo. Il colpevole può avere una premura? Essere innocenti è una colpa? Qualcosa alla quale non possiamo sottrarci. La sofferenza la prova chi è colpevole, ecco che viene esaminata l’incapacità di reazione, lo stare fermi che è proprio di chi attende, di chi si accontenta di definirsi vittima, di chi si sta lì come un orizzonte basso, su un molo dove non s’alza mai un vento.
All’angolo della strada la memoria
non mendica il passato
Prendiamo questi due versi della poesia d’apertura, è come se dentro ci passasse tutta la poetica di Filia, la somma di tutti i libri precedenti. La rara capacità di raccontare il contrasto, lo vediamo con chiarezza qui, la memoria è una costruzione che non c’entra niente con la nostalgia, tiene conto del passato se questo insegna, se giustifica la visione del futuro. La memoria lì all’angolo della strada ha almeno una doppia visuale, se si tratta di angolo le strade sono almeno due, l’architettura interiore deve prevederle entrambe.
Poesie queste di un tempo sospeso, di luoghi di certificata e respingente bellezza. La bellezza allontana, per Filia, per eccessivo rapimento, per la sua stessa intollerabilità. Poesie che sanno di rimpianto, che sono una dura presa di posizione verso una generazione (quella nata negli anni settanta) che non è stata capace di costruire, di inventare, nemmeno di morire. Poesie che sanno ancora una volta del tufo dei muri di Napoli e come sappiamo questo è il più grande contrasto della storia. Bellezza e debolezza, meraviglia e sconfitta, collina e vuoto sotterraneo, allegria sconfinata e disperazione continua. “Scorciatoia infinita per la vita / è già vivere” attacca un’altra poesia e io a queste parole mi attacco e un poco mi salvo.
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© Gianni Montieri
5 risposte a “Francesco Filia, L’inizio rimasto”
L’ha ribloggato su gianni montieri.
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Grazie. Un enorme grazie.
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Grazie a Gianni per aver letto e recensito il mio libro e grazie a tutti quelli che lo hanno letto o lo leggeranno.
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a te
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[…] resa” nella precedente raccolta di Francesco Filia, La zona rossa e nei testi della plaquette L’inizio rimasto, poi divenuti la V sezione di questo volume. Epica, etica, etnica, pathos, mi sono detta quella […]
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