13 marzo 1934
Caro Piumino,
. e come faccio a farti vincere il premio con una di queste poesie di nudi fanciulli? Tutte insieme sono carine, ma una adatta al premio non c’è. Gli altri premiati avevano quel tanto di sentimentalismo, romanticismo ecc. da poter piacere a questi pittori, o da poter essere sostenute con loro e contro di loro. Qui capisci che se si presenta un concorrente classicheggiante o patriottico o umanitario sei bell’e fritto. C’è anche un accademico di mezzo, e sta a occhi aperti.
. Ora dimmi: se puoi e vuoi concorrere con una poesia uscita sulla Gazz[etta] del Pop[olo] (e non sarebbe male anche per la réclame che ti farebbe Gigli), occorre che tu mi mandi altro. Se invece credi di concorrere con altro (inedito), mando 2 di queste poesie a Gigli, sperando di farle uscire fuori carovana, senza però esserne certo.
. Non parlare a nessuno di questo nostro carteggio, e non prendertela con Pav[olini], che certo non aveva alcuna intenzione di sfottermi.
Un abbraccio dal tuo
Eusebio
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da Eugenio Montale-Sandro Penna, Lettere e minute 1932-1938, Archinto, 1995, pp. 28-29
Nei non molti anni durante i quali Penna e Montale si scrissero, e raramente si videro, non di rado capitò che parlassero di premi di poesia, e di concorsi vari. Nomi di giurati e consorterie, allora come ora, rendono l’idea del clima e della reale percezione del fare poesia nella prima metà del Novecento. Nel ’34 Penna aveva pubblicato qualche componimento in rivista, destando immediatamente l’interesse della critica, e lavorava, affiancato e spronato da Montale (e da Saba), a una prima raccolta. Questa avrebbe visto la luce soltanto nel 1939, senza più la presenza di Montale; ma già da questa lettera del ligure si capisce che comunque al primo innamoramento per la poesia di Penna era già seguito rapido una sorta di ripensamento, di dubbio morale, o di opportunità morale, celato dietro allo spauracchio della censura.
Il premio in questione molto probabilmente è l’Antico Fattore. Le poesie dalle quali scegliere qualcosa di altro andranno invece identificate in quelle che Penna inviò a Montale qualche giorno prima della lettera qui sopra riproposta, ossia quella del perugino datata 10 marzo. In quest’altra lettera Penna inviò a Montale le seguenti poesie: Città, Vecchio cuore, Se desolato…, Cronache di Primavera, Vacanze e Autunno; ovvero poesie che nel corso degli anni successivi vedranno la luce con titolo uguale o anepigrafe in rivista o in qualche più tarda raccolta, come nel caso di Se desolato io cammino… che verrà pubblicata in Croce e delizia nel 1958, o Cronache di primavera che, dopo essere apparsa nell’aprile del ’34 nella «Gazzetta del Popolo», verrà ripresa dal poeta soltanto nel 1976 all’interno di Stranezze.