Poesie di Alfredo de Palchi
nel giorno del suo novantesimo compleanno
da La buia danza di scorpione
(1947-1951)
*
In mano ho il seme
nero del girasole –
so che la luce cala dietro
l’inconscio / ma altre nebule
avanzano
. e ho questo seme
da trapiantare
come unico dei sistemi
sconosciuti
.
*
Il lepidottero barcolla ai vetri –
mi alzo dai fogli dove sono
insicuro ed apro la finestra
fuori di sé insiste a frenarsi
squama alla luce – io fuori di senno
persisto la buia danza
di scorpione
.
*
Mi condannate
mi spaccate le ossa ma non riuscite
a toccare quello che penso di voi:
gelosi della intelligenza e del neutro
coraggio aggredito dal cono infesto
delle cimici
– io, ricco pasto per voi insetti,
oltre l’ispida luce
vi crollo addosso il pugno
.
*
Fra le quattro ali di muro
circolo straniero a pugno
serrato – non ho amicizie
non mischio occasionali smanie
con chi le persiste
e siccome ognuno impone
il proprio mondo a chi perde
non si chieda cosa avviene:
la parola è nella bocca dei forti
.
da Sessioni con l’analista
(1948-1966)
.
10
Li seguo, dicono e non capisco
guardo case le vie, a dito m’indica
la gente – hai ucciso –
ma la verità è milioni di uomini
ma sento questa colpa
vedo la colpa alle finestre nelle strade
nell’occhio insano dell’uomo,
i loro passi felpati;
in me cresce il rumore il volume della colpa
l’irreale vittima
e il senso diventa carne
e cammina con me, dentro di me il peso della vittima
si dibatte
accanto a me si dibatte la vittima,
fratello, bocca strappata, eguali;
trascinano il colpevole,
son io quello, e solo Meche riassume l’innocenza
che non sopporta il peso; piccioni
disertano la piazza
noi svoltiamo ed ecco la campagna la notte
la casa ci viene incontro
*.
da Le viziose avversioni
(1951-1996)
Esisto in quest’aria di neve
che dai promontori nell’Hudson
mi sfoca l’occhio esperto
e ostile; il turbinio si stacca
dai rami, si fa mota, la nudezza
del suolo sgretola le dirompenti
sensazioni – non c’è calma,
sono in questo spiano
di veleni appostati dall’uomo, di tensione
che trasfigurata emerge d’aceri in fontane
pietrificate e di palazzi
sulla riviera lenta
che laggiù all’oceano sfocia l’immonda
tristezza; dalla finestra
uno sbuffo d’aria indagante mi gela
la mano – e non so più contarti i passi
le movenze fastose che mi hanno
contaminato
e allontanato.
.
*
da Ultime
(2000-2004)
Quando a pasqua si lustra
la catena dei camini nella polvere
di strade affiancate da canneti trasparenti di barbi
e di gamberi che saltellano sulla pavarina
in quei paraggi della mente balzana
rivivo la tua prima adolescenza
acerba con la mia quanto la susina
nella fioritura bianca
e la visione in secca delle tue cosce leonesche
che raggiungono l’eterno
su per la gonna che muovendosi attorno mi trema
l’erba e il corpo quando . . .
.
Alfredo De Palchi
PARADIGMA
Tutte le poesie: 1947-2005
Premessa editoriale di Roberto Bertoldo
Presentazione critica di Alessandro Vettori
Milano, Mimesis Hobenon, 2006
2 risposte a “Poesie di Alfredo de Palchi”
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