Laura Pigozzi, Mio figlio mi adora. Figli in ostaggio e genitori modello, nottetempo, € 14,00, ebook € 7,99
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L’emancipazione dall’autorità dei genitori dell’individuo che cresce è uno degli esiti più necessari, ma anche più dolorosi, dello sviluppo. È assolutamente necessario che tale emancipazione si compia (…). Anzi, il progresso della società si basa su questa opposizione tra generazioni successive. (Sigmund Freud)
Mio figlio mi adora è una preghiera quotidiana che rassicura molti genitori seminando tuttavia, e forse inconsapevolmente, il germe della dipendenza affettiva e fisica. Figli in ostaggio e genitori modello scatta una fotografia della famiglia odierna ancora fondata su dogmi intoccabili e leggi inviolabili. Il troppo amore dei genitori fagocita i figli mescolando le vite di tutti e facendone così perdere l’orientamento.
Un manuale di sopravvivenza che attraverso l’analisi della realtà familiare la svela per quello che è davvero e spiega ai figli il perché non si sentono adeguati davanti agli occhi dei genitori. La famiglia è una struttura simbolica che, anche se fondata su legami biologici, si distacca da essi con proprie leggi. «È il luogo in cui la parola costruisce gli esseri umani, nel bene e nel male; i genitori vi esercitano la capacità di trasferire, tramandare, offrire: quel che ci fa madri e padri non è il sangue, ma la parola».
Laura Pigozzi sgrana il concetto di famiglia naturale passando per quelle ricostituite, allargate, monogenitoriali e omogenitoriali con l’obiettivo di lanciare un grido d’allarme come difesa dall’inclusività e dall’esclusività della famiglia odierna. Il plusmaterno soffoca e schiaccia le personalità dei figli, crede legittimo usarli per ovviare all’insufficienza a se stessi come fossero merce sempre disponibile. I padri invisibili, esclusi da madri iperprotettive che non delegano la cura dei figli a nessuno. L’indiscutibile prerogativa genitoriale di dominare e plasmare la prole a propria immagine e somiglianza distrugge le generazioni future convincendole che saranno capaci di agire nel mondo solo con mamma e papà accanto e rendendole così deboli.
Le famiglie inclusive perdono e fanno perdere il mondo come orizzonte: si imbarbariscono. Si tratta di un modello familiare fondato sull’immediata affettività più che sull’eticità, sull’utero piuttosto che sul mondo, sul legame biologico piuttosto che su quello sociale. Uno stile familiare che genera abitudine e dipendenza, più che amore.
È un diritto dei figli desiderare e vivere una vita piena di loro stessi, fatta di scelte e percorsi dettati dal loro io interiore e non dai genitori. La vera crescita inizia quando ci si relaziona fuori dalle mura domestiche. È compito dei figli scoprirsi, sperimentarsi, valorizzarsi e realizzare i propri sogni. Se si è incatenati ai sensi di colpa, causati dalla dipendenza materna e paterna, è bene lavorare su se stessi con il fine di forgiare la chiave dell’indipendenza aprendosi così al mondo perché “la vera filiazione è aver ricevuto dai propri genitori la possibilità di lasciarli”.
Un testo acuto e provocatorio, a tratti scientifico con esempi di casi reali. Il linguaggio, spesso tecnico, aiuta il lettore a fare chiarezza sul groviglio familiare di rapporti sentimentali e materiali in cui si trova impigliato.
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© Irene Fontolan