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Nuova poesia latinoamericana. #4: Carlos J. Aldazábal

NUOVA POESIA LATINOAMERICANA 

Carlos J. Aldazábal

Carlos J. Aldazábal

 

Traduzione di Gianni Darconza
Selezione di Mario Meléndez

 

 

Carlos J. Aldazábal (Argentina, 1974). Ha pubblicato le raccolte poetiche La soberbia del monje (1996), Por qué queremos ser Quevedo (1999), Nadie enduela su voz como plegaria (2003), El caserío (2007), Heredarás la tierra (2007), El banco está cerrado (2010), Hain, el mundo selknam en poesía e historieta (con le illustrazioni di Eleonora Kortsarz, 2012) e Piedra al pecho (2013). Alla sua poesia sono stati conferiti numerosi premi. Aldazábal è stato incluso in diverse antologie e tradotto parzialmente in inglese e in italiano.

 

 

TIGRE

 

Felino sí.
Probablemente puma o simple gato:
la madera tallada no transmite verdades
y a un tigre de madera no se le ven dibujos.

Faltaría un pintor, alguien que con minucia
le decore el hocico, las patas, los costados,
para que la madera forme al tigre,
espejismo de rayas, pura voluntad de artesanía.

Luego sí, vendrá algún domador hecho de plomo:
acercará la silla, y al oído del tigre
escupirá verdades hasta formar la jaula.
Con un poco de alambre cubierto de algodones
construirá un gran aro para que el tigre salte
y el fuego lo consuma, como consume el fuego la madera.

¿Y si el tigre le ruge? ¿y si el tigre no salta?
¿si la silla se rompe y el domador tropieza?
¿y si el fuego perdona los colores del tigre
y se encarga del plomo y lo convierte en río,
y el tigre va y se baña, como hacen los tigres
que no son de madera, y se queda sin jaula?

¿Entonces se sabrán los dibujos del tigre?

¿O será por el agua, su devenir, sus ríos,
que Heráclito hablará de las certezas?

.

TIGRE

Felino sì.
Probabilmente puma o semplice gatto:
il legno intagliato non trasmette verità
e in una tigre di legno non si vedono disegni.

Servirebbe un pittore, qualcuno che con minuzia
gli decori il muso, le zampe, i fianchi,
perché il legno formi una tigre,
miraggio di strisce, pura volontà di artigianato.

Dopo sì, arriverà qualche domatore fatto di piombo:
avvicinerà la sedia, e all’orecchio della tigre
sputerà verità fino a formare una gabbia.
Con un po’ di fil di ferro coperto di cotone
costruirà un grande cerchio perché la tigre salti
e il fuoco la consumi, come il fuoco consuma il legno.

E se la tigre ruggisce? E se la tigre non salta?
se la sedia si rompe e il domatore inciampa?
e se il fuoco perdona i colori della tigre
e si incarica del piombo e lo tramuta in fiume,
e la tigre va e si bagna, come fanno le tigri
che non sono di legno, e rimane senza gabbia?

Allora si sapranno i disegni della tigre?

O sarà attraverso l’acqua, il suo divenire, i suoi fiumi,
che Eraclito parlerà delle certezze?

.

CÁLCULO

 

Tendríamos que medir las consecuencias.

Eso sería como delinear un perímetro con un compás,
el círculo imperfecto de lo que sobra.

Pero las sobras no son lo que parecen:
las objeciones, por ejemplo, a veces sobran,
y otras veces son una condición de lo posible.

Atravesar la multitud con una soga
sería el modo de saltar hacia el vacío
sin dejar de ser cuerdos,
coincidencias de partes entre muchas opciones.

Supongamos, por caso, que hay un árbol.
Detrás del árbol el escenario es abierto
y la lírica brota como croar de sapos.

Supongamos, también, que a diez cuadras
otro árbol se enciende con un fulgor distinto
y la lírica trueca en serpentinas, en chispazos con humo.

De estas formas del canto no se sabe cuál cuenta:
si la cuerda atada a la cintura, si la soga en el cuello,
o la forma perfecta de tu boca, el círculo exterior de lo posible.

.

CALCOLO

Dovremmo misurare le conseguenze.

Questo sarebbe come delineare un perimetro con un compasso,
il cerchio imperfetto di ciò che avanza.

Però gli avanzi non sono ciò che sembrano:
le obiezioni, ad esempio, a volte avanzano,
e altre volte sono una condizione del possibile.

Attraversare la moltitudine con una corda
sarebbe il modo di saltare nel vuoto
senza smettere di essere intelligenti,
coincidenze di parte tra molte opzioni.

Supponiamo, per caso, che c’è un albero.
Dietro all’albero lo scenario è aperto
e la lirica germoglia come il gracidare di rospi.

Supponiamo pure che a dieci isolati
un altro albero si accende con un fulgore diverso
e la lirica si tramuta in serpentine, in scariche con fumo.

Di queste forme del canto non si sa quale conta:
se la corda appesa alla cintura, se la corda al collo,
o la forma perfetta della tua bocca, il cerchio esterno del possibile.

MOTIVOS

 

No es fácil perder tantas peleas,
remontar las tareas cotidianas,
decidirse a vivir con la náusea en la nuca.

Resucitar por día, por minuto,
reencarnado en helecho o en hormiga,
resucitar contrarreloj en la caída
para evitar morir de doble muerte.

No es posible aflojar: así es el juego,
esta sutil condena de continuar naciendo
a pesar de los otros.

Por eso es que persisto en mi disfraz de circo,
porque la risa y el amor son escaleras
que trepamos sin miedo mientras nos resbalamos.

Quiero decir:
tus ojos me han mirado,
y así vale la pena tanto esfuerzo.

 

(de Piedra al pecho, 2013)

.

MOTIVI

Non è facile perdere tanti litigi,
superare le faccende quotidiane,
decidersi a vivere con la nausea nella nuca.

Resuscitare per un giorno, un minuto,
reincarnato in felce o in formica,
resuscitare contro il tempo nella caduta
per evitare di morire di doppia morte.

Non è possibile mollare: così è il gioco,
questa sottile condanna di continuare a nascere
nonostante gli altri.

Per questo persisto nel mio travestimento da circo,
perché la risata e l’amore sono scale
su cui ci arrampichiamo senza paura mentre scivoliamo.

Voglio dire:
i tuoi occhi mi hanno guardato,
e perciò vale la pena un simile sforzo.

(da Piedra al pecho, 2013)


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