, , , , , , ,

Alfred Andersch a 100 anni dalla nascita

???????????????????????????????

Leggendo Alfred Andersch

«indignatevi il cielo è azzurro» scrive
Andersch. Dei materni aguzzini pure
volto affilato e le lacrime a getto
conosco, flagellante passepartout.

Non sei diafana, madre. Stratagemmi
occlusioni tu dipani da sempre.
Commi rifili e cucire non sai.
Alle corde, terroristi ci chiami.

Anna Maria Curci

Alfred Andersch a 100 anni dalla nascita

di Anna Maria Curci

Cento anni fa, il 4 febbraio 1914, nasceva a Monaco di Baviera Alfred Andersch. Andersch ha ai miei occhi molti meriti, non ultimo quello di aver contribuito in misura consistente al riconoscimento della scrittura di Arno Schmidt. Suoi romanzi e racconti sono stati tradotti in italiano, in Italia fece il suo primo viaggio già nel 1934, in Italia fu soldato – ai tempi della “guerra totale” venne reclutato anche lui,  avversario politico del regime nazionalsocialista, lui,  che nel 1933 era stato rinchiuso per alcuni mesi nel campo di concentramento di Dachau -, in Italia, agli inizi di giugno 1944, prima disertò e fu poi tra i prigionieri delle truppe alleate, in Italia ambientò le vicende di alcune delle storie da lui scritte, in Italia soggiornò tra il 1962 e il 1963. Tuttavia, attualmente sono ben pochi in Italia a conoscerne il nome. Nel giorno del centenario della nascita il mio omaggio a questo scrittore si concretizza nella mia trasposizione in italiano di suoi versi e nella trascrizione dell’incipit del suo racconto Un amante della penombra, riportato qui nella traduzione di Italo Alighiero Chiusano.

Dalla raccolta del 1977 empört euch der himmel ist blau, “indignatevi il cielo è azzurro”, scelgo i versi che danno il titolo al volume e che sintetizzano in maniera chiara e incisiva i due fari della vita e della scrittura di Andersch: estetica e resistenza. Andersch ebbe a scrivere «L’estetica della resistenza altro non è che la resistenza dell’estetica.» A chi vuole separare artificiosamente i due ambiti, Andersch replica: «indignatevi il cielo è azzurro»:

zwar schreibe ich jetzt nicht mehr
nur noch
für mich

andererseits schreibe ich nur   was
mir
spaß macht

ausgeschlossen
sagen viele   moral und
vergnügen
schließen sich aus

ich aber schreib’s in
eine
zeile

empört euch der himmel ist blau

è vero sì che non scrivo più
ormai se non
per me

d’altro canto però scrivo soltanto  ciò che
mi
diverte

non se ne parla proprio
dicono in molti    la morale e
il divertimento
si escludono a vicenda

ma io lo scrivo in
una
riga

indignatevi il cielo è azzurro

.

Alfred Andersch
(traduzione di Anna Maria Curci)

Sempre nel volume empört euch der himmel ist blau apparve una poesia precedentemente pubblicata, nel 1976, sulla “Frankfurter Allgemeine Zeitung” e che, negli anni di piombo e della legislazione di emergenza nella Repubblica Federale Tedesca, accese gli animi su posizioni contrapposte. Il bersaglio è quello che fu definito all’epoca Radikalenerlaß, vale a dire la direttiva, nota come Extremistenbeschluß  (in entrambi i casi riporto i termini nella grafia antecedente la riforma ortografica del 1998) e approvata il 28 gennaio 1972 dal cancelliere Willy Brandt e dai presidenti dei consigli dei ministri dei Länder. L’applicazione della norma, particolarmente rigida e restrittiva nei Länder governati dalla “Union” (CDU-CSU) – che l’avevano interpretata come vero e proprio “Berufsverbot“, divieto di accesso a posti nella pubblica amministrazione, in particolare per rappresentanti del movimento studentesco del ’68 – aveva suscitato proteste veementi sia all’estero, sia in Germania, con una esplicita accusa di incostituzionalità della norma.  La poesia è artikel 3(3), “articolo 3 comma 3” e inizia proprio con il testo del terzo comma del terzo articolo della Legge fondamentale della RFT del 23 maggio 1949. I riferimenti al passato recente e all’attualità sono puntuali e inequivocabili, durissimi e ampi nel ricorso a citazioni letterali dal dettato della legge, a passi biblici, a proverbi e detti popolari, ad espressioni volutamente volgari.

Artikel 3 (3)

1.

niemand darf wegen
seines geschlechtes
seiner abstammung
seiner rasse
seiner sprache
seiner heimat und herkunft
seines glaubens
seiner religiösen oder
politischen
anschauungen
benachteiligt oder
bevorzugt werden

2.

ein Volk von
ex-nazis
und ihren
mitläufern
betreibt schon wieder
seinen Lieblingssport
die hetzjagd auf
kommunisten
sozialisten
humanisten
dissidenten
linke

3.

wer rechts ist
grinst

4.

beispielsweise
wird eine partei zugelassen
damit man
die existenz
ihrer mitglieder
zerstören kann
eigentlich waren
die nazis
ehrlicher

zugegeben
die neue methode ist
cleverer

5.

dreißig jahre später
gibt es wieder
sagen wir
zehntausend
die verhören
die neue gestapo

wehrt euch
vielleicht gibt es zeitungen
die eine rubrik einrichten
jeden tag in einem kasten
eine visage
die fotografie einer fresse
die verhört
mit namen
beruf
adresse
sowie
in den meisten fällen
mitgliedsnummer der
nsdap

dann selbstverständlich
keine gewalt
sondern
geht hin
und zeichnet
die wohnungstüre
das haus
des folterers
mit hakenkreuzen

ich garantiere euch
der wird es sich überlegen
ob er noch einmal
verhört

der läuft zu
seinem boss
und sagt
sorry boss
die machen mich dingfest
das wird mir
zu gefährlich
dem geht der
arsch mit grundeis
hört auf zu winseln
wehrt euch
die beste verteidigung ist
der angriff
(clausewitz)

6.

als die nazis
während des krieges
in dänemark
den judenstern einführen wollten

trug der könig von dänemark
bei seinem nächsten ausritt
den gelben stern
auf seiner uniform

warum legen
der scheel
der schmidt
der willy brandt
der genscher
der maihofer
nicht den judenstern an
wenn sie
beim frühstück lesen
daß man schon wieder
eine lehrerin
gefoltert hat

ah ich vergesse
daß sie eine solche meldung
mit der lupe
suchen müßten

wie wär’s denn
bundesdeutsche zeitungen
wenn ihr
den deutschen dissidenten
wenigstens ein zehntel des raums
einräumen würdet
den ihr
den russischen
widmet
doch zieht ihr es vor
aus dem glashaus
mit steinen zu schmeißen

die splitter im fremden
anstatt den balken im eigenen
auge zu sehn

7.

das neue kz
ist schon errichtet

die radikalen sind ausgeschlossen
vom öffentlichen dienst
also eingeschlossen
ins lager
das errichtet wird
für den Gedanken an
die veränderung
öffentlichen dienstes

die gesellschaft
ist wieder geteilt
in wächter
und bewachte
wie gehabt

ein geruch breitet sich aus
der geruch einer maschine
die gas erzeugt

Articolo 3 comma 3 

1.

nessuno può
avere danno o
preferenza a causa
del suo sesso
della sua nascita
della sua razza
della sua lingua
della sua nazionalità o provenienza
della sua fede
delle sue opinioni
religiose o
politiche

2.

un popolo di
ex-nazisti
e dei loro
fiancheggiatori
già  torna a praticare
il suo sport preferito
la caccia ai
comunisti
socialisti
umanisti
dissidenti
alla sinistra

3.

chi è a destra
sogghigna

4.

per esempio
viene ammesso un partito
perché si possa
distruggere
l’esistenza
dei suoi membri
a dire il vero
i nazisti
erano più onesti

tocca riconoscere
che il nuovo metodo è
più accorto

5.

trent‘anni dopo
ci sono di nuovo
diciamo
diecimila
a fare interrogatori
la nuova gestapo

opponete resistenza
forse ci sono quotidiani
che inaugurano una nuova rubrica
ogni giorno in un box
un grugno
la fotografia di un ceffo
che interroga
con nome
professione
indirizzo
così come
nella maggior parte dei casi
numero di tessera del
partito nazionalsocialista

poi ovviamente
niente violenza
bensì
andate là
e disegnate
la porta dell’appartamento
la casa
dell’aguzzino
con croci uncinate

ve lo garantisco
ci penserà su due volte
se sottoporre a un interrogatorio
ancora una volta

quello corre
dal suo capo
e dice
sorry capo
quelli mi arrestano
per me è diventato
troppo pericoloso
quello ha
la strizza al culo
smettete di mugolare
opponete resistenza
la migliore difesa è
l’attacco
(clausewitz)

6.

quando i nazisti
durante la guerra
volevano introdurre in danimarca
l’obbligo per gli ebrei di portare la stella

il re di danimarca
durante la sua successiva uscita a cavallo
portò la stella gialla
sulla sua uniforme

perché
lo scheel
lo schmidt
il willy brandt
il genscher
il maihofer
non si appuntano la stella ebraica
quando
a colazione leggono
che hanno di nuovo
torturato
un’insegnante

ah dimenticavo
che dovrebbero cercare
una notizia del genere
con la lente d”ingrandimento

e come sarebbe allora
quotidiani della germania federale
se voi
concedeste ai dissidenti tedeschi
almeno un decimo dello spazio
che voi
dedicate
a quelli russi
preferite
tirar sassi al vicino
dai vostri tegoli di vetro

guardare la pagliuzza nell’occhio altrui
invece della trave
nel proprio

7.

il nuovo campo di concentramento
è già costruito

gli estremisti sono esclusi
dal servizio pubblico
dunque rinchiusi
nel lager
costruito
per il pensiero
il cambiamento
di servizio pubblico

la società
è di nuovo divisa
in sorveglianti
e sorvegliati

come al solito

un odore si diffonde
l’odore di una macchina
che genera gas

.

Alfred Andersch
(traduzione di Anna Maria Curci)

Un amante della penombra, del 1963, tradotto da Italo Alighiero Chiusano (la prima traduzione italiana apparve già nel 1967),  è il racconto breve e denso, un attraversamento, per il tramite dei suoi protagonisti, della Germania divisa e della sua storia, dagli anni di guerra al 1961, un testo da leggere, dal quale, come annunciato, riporto l’incipit:

I

Sua madre ci metteva parecchio, oggi a prepararsi: cosa abbastanza strana, perché in genere era una donna svelta. Coi suoi settantatré anni era ancor sempre la piccola signora sveglia e sicura di sé ch’era stata per tutta la vita. Il suo indugio, perciò, avrebbe dovuto sorprendere Lothar Witte, ma in realtà non lo sorprese: solo nel pomeriggio, poco prima che accadesse la disgrazia presso Barrentin, egli avrebbe appreso come mai sua madre, contrariamente alle proprie abitudini, quella mattina era stata a gingillarsi in casa prima di apparire, finalmente, e, percorrendo il sentiero del giardino lungo la villa di Frohnau, dirigersi verso la Opel nella quale Lothar, dopo aver già caricato un quarto d’ora prima le due valigie di lei, sedeva ad attenderla un po’ impaziente e un po’ trasognato. Sedeva là e fissava quella via di villini tutta drappeggiata di fogliame, fissava l’intonaco grigio chiaro di quel noioso edificio, in cui aveva abitato sino alla fine della guerra e nel quale era rimasta ad abitare sua madre (che ne affittava la maggior parte ad altri) e si rese conto che in verità fissava gli anni trascorsi con Melanie, senza provar nulla di particolare. Già da alcuni anni, quando veniva a Berlino, riusciva a far visita a sua madre e a girare per quella casa senza che il ricordo di Melanie lo spingesse a ripartire precipitosamente, come nei primi anni dopo quella mattina di ottobre del 1947 in cui Melanie era partita in modo così irrevocabile.  Quattordici anni dopo era una cosa superata, doveva essere superata, se Lothar era capace di starsene lì seduto a sonnecchiare, anziché mettere in moto e prendere il largo all’istante. Ma non ci pensava nemmeno: a Melanie, in fondo, non pensava che di sfuggita, così come già da gran tempo aveva smesso di nominarla in presenza di Richard Brahm, il marito di lei. Un giorno, quasi si fossero messi d’accordo, avevano dato fine entrambi al loro culto di Melanie, avevano rinunciato ai loro tentativi di celebrare il ricordo della sua scomparsa, e la sua ombra (un’ombra trasparente e luminosa, come poteva gettarla solo la delicata, abbronzata Melanie, che indossava di preferenza stoffe sottili dai colori molto puri, chiari, quasi stinti) non era più ricomparsa nei loro discorsi se non quando dovevano prendere decisioni a proposito dei bambini.

(da: Alfred Andersch, Un amante della penombra. Traduzione di Italo Alighiero Chiusano – qui nell’edizione Guanda, 1995, pp. 7-8)

_________________________________________________

Alfred Andersch nacque il 4 febbraio 1914 a Monaco di Baviera in una famiglia della piccola borghesia. Il padre subì il fascino del nascente partito nazionalsocialista e non fu estraneo al Putsch di Hitler del 1923. Il giovane Alfred, che aveva iniziato una formazione professionale come libraio e nel 1930 aveva aderito alla gioventù comunista, fu internato a Dachau all’indomani dell’avvento al potere di Hitler, più precisamente dopo l’incendio del Reichstag. Dal partito comunista uscì negli anni Trenta, anni nei quali, dopo la liberazione da Dachau, si dedicò alla propria formazione letteraria e fu direttore dell’ufficio pubblicità presso la ditta Leonar di Amburgo, specializzata nella produzione di carta fotografica. Agli inizi del 1944 fu soldato sul fronte italiano. Ai primi di giugno disertò, fuggendo dall’esercito nei pressi dell’eremo di Montevirginio. Catturato dalle truppe alleate, restò per sedici mesi negli Stati Uniti nel campo di prigionia di Fort Kearney, nel quale diede vita alla  rivista letteraria “Der Ruf: Zeitung der deutschen Kriegsgefangenem in den USA”, che avrebbe poi avuto la sua prosecuzione in Germania, dove Andersch fece ritorno nel 1945, con “Der Ruf”, periodico che Andersch diresse insieme a Hans Werner Richter e che contribuì in maniera determinante al dibattito e alla diffusione di temi culturali dell’immediato dopoguerra. Quando, già in piena guerra fredda, gli alleati ne proibirono la pubblicazione, Alfred Andersch fondò con Hans Werner Richter il “Gruppo 1947”, vero e proprio centro della vita letteraria nel secondo dopoguerra in Germania, al quale aderirono, tra gli altri,  Ingeborg Bachmann,  Heinrich Böll, Paul Celan, Ilse Aichinger, Hans Magnus Enzensberger, Günter Grass, Gabriele Wohmann, Peter Härtling.  Contemporaneamente, l’attività radiofonica di Andersch, sia come autore di radiodrammi, sia come responsabile di trasmissioni culturali, si intensificò. Fu nel corso di una puntata della rubrica “Bücherstunde”, ai microfoni dell’emittente Hessischer Rundfunk che Andersch, precisamente il 4 gennaio 1950, parlò di Arno Schmidt, “l’ignoto autore del Leviatano” uscito pochi mesi prima, come di un genio. La storia personale di una consapevole e responsabile ricerca della libertà all’interno di un contesto storico drammatico e complesso offrono la materia narrativa per i romanzi Die Kirschen der Freiheit: ein autobiographischer Bericht (1952) e Sansibar oder der letzte Grund (1957). Nel successivo Die Rote  (1960) l’aspirazione a costruire una trama più articolata gli valse il rimprovero di eccessiva macchinosità. Nel 1963 appare la raccolta di racconti Geister und Leute: Ein Liebhaber des Halbschattens;  rispettivamente del 1967 e del 1974 sono i romanzi Efraim e Winterspelt. Nel 1976,  la pubblicazione della poesia di Alfred Andersch Artikel 3(3) sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung provocò uno scandalo per l’accusa esplicita di continuità con il nazionalsocialismo che Andersch aveva mosso in quel testo, poi pubblicato nella raccolta empört euch der himmel ist blau, ai responsabili del governo e delle decisioni politiche della Germania federale. Fin dal 1958 Andersch aveva trasferito la sua residenza in Svizzera, dove morì, a Berzona, il 21 febbraio 1980. Il racconto Der Vater eines Mörders apparve postumo, sempre nel 1980.

© Anna Maria Curci, 4 febbraio 2014

Quello che segue è un elenco dei titoli di opere di Alfred Andersch in traduzione italiana, pubblicato sul sito del Goethe-Institut, qui

Un amante della penombra / Alfred Andersch. Trad. di Italo Alighiero Chiusano. – Milano: Mondadori, 1967. – 237 p.
Tit. orig.: Geister und Leute; Ein Liebhaber des Halbschattens

Un amante della penombra / Alfred Andersch; trad. di Italo Alighiero Chiusano. – Milano: A. Mondadori, 1980. – 237 p.
(I capolavori della Medusa. 3. ser)
Tit. orig.: Geister und Leute; Ein Liebhaber des Halbschattens

Un amante nella penombra/ Alfred Andersch ; trad. di Italo Alighiero Chiusano. – Parma: Guanda, 1995. – 86 p.
(Prosa contemporanea)
Tit. orig.: Geister und Leute; Ein Liebhaber des Halbschattens

Le ciliege della libertà / Alfred Andersch. Trad. di Ervino Pocar. – Milano: Mondadori, 1958. – 116 p.
(Romanzi e racconti d’oggi; 9)
Tit. orig.: Die Kirschen der Freiheit

Le ciliege della libertà / Alfred Andersch; trad. di Ervino Pocar. – Parma: U. Guanda, [1993]. – 123 p.
(Prosa contemporanea)
Tit. orig.: Die Kirschen der Freiheit

Efraim : romanzo / Alfred Andersch. Trad. di Italo Alighiero Chiusano. – Milano: Mondadori, 1969. – 332 p.
Tit. orig.: Efraim

La notte della giraffa / Alfred Andersch. Trad. di Italo Alighiero Chiusano. – Milano: Il Saggiatore, 1960. – 53 p.
Tit. orig.: In der Nacht der Giraffe

Il padre di un assassino: romanzo / Alfred Andersch. Trad. di Amina Pandolfi. – Milano: Longanesi, 1983. – 108 p.
(La gaja scienza; 67)
Tit. orig.: Der Vater eines Mörders

Il padre di un assassino / Alfred Andersch. Trad. di Amina Pandolfi. – Milano: Guanda, 1990. – 108 p.
Tit. orig.: Der Vater eines Mörders

Il padre di un assassino / Alfred Andersch; trad. di Amina Pandolfi. – Milano: Marcos y Marcos, 2005. – 123 p.
(Le foglie; 78)
Tit. orig.: Der Vater eines Mörders

Piazza San Gaetano: suite / Alfred Andersch. Trad. di Valentina Di Rosa. – Napoli: Colonnese, 1990. – 77 p.
Tit. orig.: Piazza San Gaetano

La rossa: romanzo / Alfred Andersch. Trad. di Ervino Pocar. – Milano: Mondadori, 1961. – 273 p.
(Club degli editori)
Tit. orig.: Die Rote

La rossa / Alfred Andersch. – 1. ed. – A. Mondadori, 1967. – 275 p.
(Gli Oscar; 93)
Tit. orig.: Die Rote

La rossa / Alfred Andersch; [trad. di Ervino Pocar]. – Milano: Club degli editori, 1976. – 256 p.
(‘900 [Novecento]; 260)
Tit. orig.: Die Rote

Zansibar ovvero l’ultimo perché: romanzo / Alfred Andersch. Trad. di Italo Alighieri Chiusano. – Milano: Mondadori, 1959. – 205 p.
Tit. orig.: Sansibar oder der letzte Grund

Premio Fontane, 1964. Alfred Andersch e Arno Schmidt. Ingeborg Bachmann e Alfred Andersch
Premio Fontane, 1964. Alfred Andersch e Arno Schmidt. Ingeborg Bachmann e Alfred Andersch

6 risposte a “Alfred Andersch a 100 anni dalla nascita”

  1. Grazie,Anna Maria, per queste emersioni di cui ti siamo riconoscenti, a cominciare da Alfred Andersch in persona che tu hai risvegliato dal suo sonno nella pesante penombra dell’oblio…(forse in Germania sarà ricordato come merita).

    "Mi piace"

  2. A volte mi chiedo il perché stesso dello scrivere, se poi (comunque, è accaduto anche ai “grandi”) il destino è l’oblio. Non lo chiedo a me stesso (sono abbastanza cosciente dei propri limiti), ma all’universo poetante.
    Una risposta mi viene da scritture come questa di A.M. Curci, dalle rivisitazione puntuale e attenta di quanti scavano e scovano nelle penombre dei dimenticati. Che sia passione di pochi poco importa.

    "Mi piace"