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Alle diciotto e venti la piscina centrale è già vuota. Un cartello, appoggiato al bancone del bar, indica l’orario: dalle nove alle diciotto. Sul palco i musicisti hanno interrotto da poco il soundcheck e si sono seduti vicino agli strumenti, parlando fra di loro. Si sono fermati perché una signora con il costume nero si è lamentata, incurante degli orari e della creanza: il suo bambino deve finire il bagno nella piscina piccola e tutto quel rumore lo disturba. Io continuo a bere una birra sotto un albero di fichi, osservando le varie scene; su un foglio trascrivo le domande che dovrò fare. A duecento metri di distanza il mare riecheggia, lasciando immaginare un misto di bianco e di azzurro. Al bancone del bar una ragazza ride, il cielo si specchia nell’acqua ferma della piscina.
© Marco Annicchiarico
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