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Tra cuore e indignazione: la poesia e l’impegno in Gianmario Lucini

Gianmario_Lucini

 

 

Tra cuore e indignazione: la poesia e l’impegno in Gianmario Lucini

di Monica Martinelli

 

Gianmario Lucini, poeta, critico e editore, fondatore e direttore della casa editrice CFR a Piateda, provincia di Sondrio, dove viveva con sua moglie – uomo di grande cultura e di grandi valori, non a caso chiamato costruttore di pace – è improvvisamente e prematuramente scomparso il 28 ottobre 2014, lasciando un vuoto incolmabile.
Nella sua vita tanto si è speso per la diffusione della poesia, della cultura, dei valori etici e pacifisti in tutta Italia, per aver curato e pubblicato antologie su argomenti civili, sociali e di denuncia come L’impoetico mafioso, La giusta collera, Oltre le nazioni, Cuore di preda, Cronache da Rapa Nui, Keffyieh, intelligenze per la pace, sempre distinguendosi per onestà umiltà e generosità intellettuale. Tra o suoi libri di poesia ricordiamo: A futura memoria, Il disgusto, Sapienziali, Canto dei bambini perduti, Per il bosco, Memorie del sottobosco, fino all’ultimo libro Vilipendio, pubblicato subito dopo la sua scomparsa.
Direi che il pensiero e la poetica di Gianmario sono imperniati su tre punti chiave, la natura, la passione (quella con cui ha sempre scritto e realizzato i suoi progetti), l’etica, oltre ad una schietta  versatilità lirica. In lui non è presente solo l’intellettuale che scrive, determinante è la sua instancabile operosità che lo porta ad essere un vulcano di idee e un grande organizzatore di iniziative culturali. Oltre alla casa editrice CFR, aveva creato il blog Poiein che rappresentava un fulcro di esperienze letterarie anche internazionali; ha dato vita a numerosi premi di poesia, dedicati specialmente a giovani e nuove voci, come il Premio Fortini, Don Milani e Turoldo. Forte e chiaro in lui il tentativo di comprendere la realtà, con le sue stridenti contraddizioni, e di spiegare i perché di certi comportamenti umani.  L’ultimo post che Gianmario ha pubblicato su Facebook nell’estate 2014 bene interpreta la sua sensibilità nonché lo sdegno, il rammarico, finanche il disgusto per certi fatti e misfatti del mondo: «Cari amici, ho cercato di riflettere sui fatti di Gaza, ancora in corso. Più rifletto e più sono confuso e inorridito. Mi sento insomma sopraffatto dall’orrore e non di meno, riflettendo, mi accorgo che è soltanto uno dei mille orrori planetari, solo che è più conosciuto perché i media ne parlano, a modo loro. Spero che a voi sia concesso un sentire, io non riesco neppure a sentire.»
Vilipendio è la sua ultima fatica poetica: «Il vilipendio – scrive lui stesso – è solo una provocazione, una dichiarazione di ostilità intesa come sommo atto d’amore.» E Lucini partecipa empaticamente, soffre e delle ingiustizie degli orrori che avvengono. La voce che grida questo dolore diventa così coscienza epica:

[…] Insegnami, settembre, l’arte di obbedire
alla benedetta collera del cuore

[..] pronta a scattare
non appena l’uomo dimentico della morte
la vada a cercare. Questo è il dovere
del poeta capace di amare

(dalla poesia Congedo).

Invita a riflettere sulle antinomie fra il bene e il male e sulla paura della sopraffazione del potere. Credo che il nostro Gianmario non sarebbe stato d’accordo con lo scrittore francese Houellebecq che nel suo ultimo romanzo (diventato fenomeno mediatico anche a seguito dei terribili episodi di sangue accaduti a Parigi) considera la sottomissione come qualcosa a cui il mondo occidentale aspira o addirittura come il culmine della felicità.  Nella nota introduttiva del libro, Lucini afferma di usare «un linguaggio umile, per farmi capire da tutti senza equivoci, laddove scrivo che la guerra è un crimine e i soldati sono marionette», invece il suo linguaggio è colto, ricco di ritmo, assonanze, allitterazioni, di sicuro chiaro e diretto, oltre che di forte impatto emotivo, ma si realizza sempre con l’attenzione al lessico e alla cura della parola:

quanto a me non c’è tempo
non mi posso fermare e non me ne posso andare
devo stare sospeso fra il prima e il dopo
fra orazione e bestemmia, fra
precaria sapienza e sommaria dolenza.

(dalla poesia Porco in bianco e nero).

Sono versi lungimiranti, quasi premonitori.
Ecco altri versi emblematici e densi di immagini nell’esperire la natura attraverso l’inesorabile cerchio vita-morte:

ci sono croci sui monti a proteggere le valli
Vincoli di rami che incidono l’azzurro
Nell’ocra e nei gialli dell’autunno;
stanno lì a vegliare
il passo di chi risale e d’inverno
non le scalza la bufera
Sono vecchi anacoreti intenti a meditare
Le sorti del mondo
E soltanto il camoscio quando passa
si ferma a pregare.

(Croci sulle alture, dal libro Per il bosco).

Come per comprendere le guerre dei nostri giorni e il senso del nulla che ci pervade non si può prescindere dalla storia, con i suoi miti ed eroi:

Ma oggi la mente s’allarma e i miti
del sangue tornano a ferire la bocca

(da Sapienziali).

E la natura è presente nella bellezza dei paesaggi, nella solitudine o nella rassegnazione:

Ci piega dolcemente, il vento, al suolo
fino allo schianto. Dolcemente insiste
e non v’è chi resista
al carisma del suo fiato

brezza dopo brezza
si fa tremendo e greve
− è lui il nostro viaggio
è lui la prima voce che ci piega −

(Pioppi in Valtellina, dal libro Per il Bosco).

A dimostrazione di quanti scrittori e poeti siano favorevoli a scrivere su temi impegnati, basta leggere le antologie da lui pubblicate e curate, proprio perché Lucini voleva dare spazio a una pluralità di voci, perché in tanti si ha maggiore peso e più possibilità di far veicolare le idee.
L’impoetico mafioso. 105 poeti per la legalità e la responsabilità sociale (dicembre 2010), con una nota di Rita Borsellino, è un libro contro la cultura mafiosa e la corruzione che, come ha scritto Lucini nell’introduzione, «nasce da riflessioni intorno al ruolo della poesia nella società contemporanea […] L’antologia è dedicata alla memoria di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, in provincia di Salerno, ucciso dalla mafia perché si opponeva a una politica di sfruttamento del territorio […] Lo  vogliamo ricordare con le migliaia di eroi conosciuti come Peppino Impastato, Vincenzo Grasso, Rocco Gatto, Don Puglisi, i giudici Falcone e Borsellino, Livatino, ed altri citati nelle poesie, e i molti sconosciuti che hanno difeso da soli la libertà di tutti.» Questa antologia ha riscosso notevole attenzione di pubblico e critica ed è stata distribuita in molte scuole.
La giusta collera – Scritti e poesie del disincanto e Oltre le nazioni – poeti per la solidarietà fra i popoli, sono due antologie di vari e importanti autori pubblicate nel 2011 per «restare umani» che è anche un «restare veri, giusti, intellettualmente onesti.» G.L. scriveva nell’introduzione a La giusta collera: «La collera non è solo un sentimento, ma anche un atteggiamento. Ha a che fare col corpo, con tutto l’essere […] Il senso della collera è voglia di cambiamento […] Per dire, col grande Don Milani, che “l’obbedienza non è più una virtù”. Per dire che è ora di disobbedire alla logica del potere – quando diventa deviante […] Questa antologia vuole contribuire al risveglio delle coscienze […] Non possiamo più scrivere della bellezza che vorremmo, perché la bellezza è l’uomo stesso e, se vogliamo difenderla, dobbiamo preoccuparci, come artisti, studiosi, intellettuali, dell’uomo e di che cosa lo potrebbe distruggere.»
Cuore di preda (CFR, 2012) è un’antologia sulla e contro la violenza alle donne, curata e prefata da Loredana Magazzeni. Un libro forte, intenso, drammaticamente coinvolgente per contenuti e qualità poetica, di quei libri che hanno il coraggio di dare voce ed eco ai sentimenti violati, alle paure, alla rabbia delle donne che hanno subìto violenza o perso la vita, magari in nome di qualcosa chiamato amore. Autrici contemporanee conosciute come Anedda, Argentino, Bettarini, Calandrone, Dughero, Farabbi, Ferramosca, Raimondi, Travi e tante altre (85) hanno partecipato all’antologia che ha riscosso consensi ed è stata presentata in varie sedi istituzionali.
Il dolore dello stupro è insopportabile e profondo, non solo quello fisico ma quello interiore che non si lenisce neanche col tempo – come scrive Lucianna Argentino nei versi dedicati a Valentina Cavalli suicida a seguito di uno stupro subìto anni prima – perché «non sanno che non è solo il corpo / che m’hanno profanato / ma tutta intera la vita…»
Così Mariella Bettarini nei versi de La violenza/la paura: «e riconobbi l’orrore dell’orrore – le ferite / le onte – il muro che portava disonore / del corpo e cuore miei (sedi d’amore) /ma al muro non cedetti mai – ne feci mai di me muro / contro quel muro – così (forse ) l’orrore / sgominai…» Un libro scritto da donne per le donne ma anche e soprattutto per gli uomini.
Cronache da Rapa Nui – Miscellanea di scritti e immagini su temi ecologici, pubblicata nel 2013, evidenzia l’attenzione di Lucini verso l’ambiente. All’antologia hanno aderito numerosi autori, tra i quali Gabriella Fantato, Antonio Spagnuolo, Leopoldo Attolico, Maurizio Soldini, Alain Rivière, Fernanda Ferraresso, Anna Maria Curci, Manuel Cohen, Maria Pia Quintavalla, Fabio Franzin, Lucio Zinna, oltre agli artisti che hanno partecipato con una fotografia – tra cui lo stesso Gianmario – o un disegno per renderla ancor più realistica. I differenti contributi rappresentano un monito di fronte al progressivo disfacimento di cui siamo tutti testimoni spesso indifferenti.
Rapa Nui significa “roccia galleggiante” e fa riferimento all’isola di Pasqua situata nel Pacifico che venne disboscata per costruire statue votive e successivamente desertificata fino a perdere quasi tutti i suoi abitanti. Nella appassionata introduzione Lucini afferma: «[…] fin tanto che si potranno scrivere libri del genere, c’è infatti da preoccuparsi e il fatto che si scrivano sempre le stesse cose è ancor più preoccupante, perché significa che nulla si muove e anzi, il problema si aggrava sempre più.»  E continua: «Rapa Nui è la metafora della follia umana… È anche la metafora del destino di un’umanità scissa, che non ha nessuna sensibilità e cultura ecologica, di modo che continuando a rapinare la natura, provocherà il suo irrimediabile decadimento, fino a causare l’estinzione totale di sé stessa.»
Keffyieh (la Kefiah è un copricapo tradizionale della cultura arabo-palestinese) è un’antologia per la pace curata e pubblicata da Gianmario a ottobre 2014, che era venuto a presentare a Roma proprio il giorno prima della sua morte, e perciò anche suo testamento editoriale. Non è soltanto un’antologia di scritti, bensì la ricerca di un ponte culturale e multirazziale di pace, “è una corale del disgusto e della rabbia nata dall’orrore per il massacro di Gaza, che si aggiunge ad altri orrori causati da tutte le guerre, raccontati da 132 poeti e scrittori italiani e stranieri, un’opera potente e insieme spontanea, una voce collettiva che si leva contro la logica disumana del sistema nel quale viviamo, basato sulla competizione, la violenza, la sopraffazione, la legge del più forte. La guerra è intollerabile come strumento per risolvere i contrasti internazionali, che poi sono sempre contrasti fra diversi poteri, fra pochi potenti, mentre le conseguenze sono sempre pagate dagli ultimi e dai più deboli in termini di vite umane” (dalla sua introduzione all’antologia).
E concludo questo omaggio a Gianmario Lucini con una poesia tratta dal suo libro Sapienziali (che fa riferimento alla scrittura biblica e procede su un originale percorso di rilettura e rinnovamento dei sacri testi all’insegna di una religiosità laica), nella speranza di realizzazione della parola poetica nel mondo:

Nessun libro contiene la parola
ma la parola tutti li contiene
soltanto così avrà vita e carne;
sarà impeto il libro, impeto e vento.

Nessuna parola contiene il silenzio
ma il silenzio tutte le contiene;
l’uomo che ama il silenzio
è un raffinato oratore […]

o come in quest’altra testimonianza:

Saranno dunque i miti a possedere la terra
coloro che diranno:  non facciamo più armi
non lavoreremo oltre il necessario,
vogliamo il nostro tempo per capire il donde e il dove

vogliamo la dignità, non la ricchezza […] Così canteranno i miti
portando covoni di grano.
Canteranno i loro poemi
quando tornerà la bellezza dagli occhi ridenti
alla fine d’ogni parola
al tramonto d’ogni ragione.

Grazie,  caro Gianmario, per il tuo impegno e la tua battaglia per la vita, la giustizia, la civiltà. Un esempio luminoso per tutti noi che non ti dimenticheremo.

 

© Monica Martinelli

8 risposte a “Tra cuore e indignazione: la poesia e l’impegno in Gianmario Lucini”

  1. Un caro amico. Onestà e impegno che andavano di pari passo. Ed editore, anche, attento, scrupoloso e aperto all’ascolto e al dialogo. Una persona genuina, che di rado si ha l’occasione e la fortuna di conoscere e incontrare.

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  2. Efficace ed esaustivo, pur nella sua essenzialità, questo articolo di M. Martinelli che riflette sulla poetica di G. Lucini evidenziandone l’attualità e la profondità dei contenuti. Dare voce alla parola poetica e ai suoi autentici cultori manifesta volontà di riscatto dalla decadenza del tempo presente e impegno condiviso.

    Rosaria Di Donato

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  3. Ringrazio coloro che si sono soffermati qui e, in particolar modo, Monica Martinelli per il suo contributo bello, ampio e sentito alla figura e all’opera instancabile di Gianmario Lucini, esempio luminoso e caro a tutti noi.

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  4. Il mio ringraziamento a Poetarum Silva, e in particolare ad Anna Maria Curci, per avermi ospitata qui. E grazie a quanti hanno letto questo piccolo omaggio a Gianamrio Lucini, una persona speciale e indimenticabile per chi l’ha conosciuto, davvero un esempio luminoso.
    Saluti
    Monica Martinelli

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  5. Complimenti davvero a Monica Martinelli per questo articolo in cui emerge il ritratto umano e poetico di Gianmario Lucini che in verità sono strettamente legati come ella stessa ha ben colto componendo quasi una biografia attraverso i libri di Gianmario. Grazie.

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