, , ,

Infinite quest: dialogo con Edoardo Nesi (una rubrica a cura di Giulia Bocchio)

Domanda e risposta: due entità complementari, eppure l’una genera l’altra, in un interscambio potenzialmente infinito, mai esausto, mai uguale a se stesso. La sintesi dell’incontro, il binomio preferito della conoscenza. E della curiosità.
“Intervista” è solo il nome che ne racchiude l’atto e l’intenzione ma, in questa rubrica, protagonista sarà il dialogo – l’incontro – lo scambio. 
Esseri umani che hanno una visione e che si sono imbattuti nel proprio labirinto personale. Perdersi significa anche attraversarlo. E magari raccontarlo.

Creatività, arte, progetti, riflessioni, esperienze e uno sguardo rivolto al futuro, in quell’orizzonte  magnetico che è la parola.

Giulia Bocchio

 

 

Solo dopo questo dialogo, condiviso con Edoardo Nesi, ho ripensato a una mostra vista lo scorso anno al museo MAXXI di Roma, dedicata alle visioni di Daidō Moriyama: fra le fotografie di una Tokyo viscerale troneggiava un led che riportava una citazione a sua volta molto fotografata dai visitatori: “Il passato è sempre nuovo, il futuro è sempre nostalgico”.
Ha un suo senso.
Nostalgia e creazione, la ricerca mai esausta di qualcosa che si è perso fra le pieghe del tempo. Potrai evocarlo quanto vuoi – il passato – si adatterà al calco della tua memoria, ma non tornerà mai indietro nella sua forma. Questa è una condizione umana che ha dato vita a pagine e opere immortali.
Le parole di Edoardo Nesi, qui, si stratificano e attraversano non solo l’atto stesso della scrittura, la forza trainante di un personaggio all’interno di un romanzo, la necessità di mettere sempre qualcosa di veramente nostro in un libro…ma anche gli orizzonti del futuro, questa entità temporale labile, che non può non fare i conti con il passato.

 


Giulia Bocchio: C’è un aspetto fondativo alla base della grande narrativa, ovvero la costruzione da parte dello scrittore o della scrittrice del personaggio: un’entità letteraria più o meno invadente con la quale fare i conti. All’interno del tuo romanzo, “La mia ombra è tua”, ad esempio, sono proprio i due protagonisti principali a reggere la forza dell’intera storia, sono loro a scandire la profondità del racconto. Il punto di vista di un personaggio è in fondo una possibile versione di quella stessa storia. Vieni da chiedersi questo: sono i personaggi, con il loro abisso personale, a determinare una trama? Ci pensano loro a scrivere il romanzo in cui saranno racchiusi per sempre?

Edoardo Nesi: Questo dipende dai romanzi. Ne “La mia ombra è tua” è sicuramente il personaggio, il Vezzosi, a dare profondità a tutta la trama, a tutto il viaggio. L’unico nodo, durante la stesura, ha riguardato proprio il come raccontarlo: se dovesse essere lui stesso a raccontarsi, se adottare un narratore esterno, oppure creare un altro personaggio talmente vicino a lui da poterne restituire tutte le impressioni. Ho scelto quest’ultima soluzione che, se ci pensi bene, è poi la stessa adottata da Fitzgerald nel raccontare Gatsby, che vediamo descritto unicamente dal punto di vista di Nick Carraway, il narratore. È un artificio che mi ha aiutato a non perdermi nel percorso stesso della stesura, poiché sin da subito sapevo che direzione avrebbe preso la storia, ed era tutto abbastanza chiaro dentro di me. È stato un romanzo felice. Conoscere in quale direzione va la storia fa tutta la differenza del mondo.

G.B: Ciò che emerge dalle tue pagine non è solo il racconto di un personaggio che è uno scrittore – con tutto ciò che questo comporta – ma una un’intensa riflessione intorno alla scrittura stessa, che è tale anche e soprattutto quando non si scrive. L’esigenza di esprimere sulla pagina, attraverso le parole, un vissuto, un sentimento, un dolore, è solo una parte di quell’immenso processo creativo che ha inizio molto prima della stesura in sé di un’opera, comincia dalla viscere, da qualcosa che si è radicato o sradicato in noi, prima ancora di scriverne…

E.N: La scrittura esiste anche quando non si scrive, ed è una cosa tanto vera quanto dolorosa a suo modo. Succede spesso di voler scrivere e non riuscire a trovare il veicolo giusto, di non sapere se ciò che stai scrivendo è un racconto o un romanzo, quale direzione prenderà o se funzionerà. Il rovello interiore che porta alla stesura di un libro non si ferma mai, è sempre acceso. E poi c’è quella differenza immensa fra ciò che alla fine viene pubblicato e quello che hai scritto durante tutto il processo, i tagli fatti che però ti restano dentro, o anche gli appunti, tantissimi e ingarbugliati, che mentre li prendi ti sembrano fondamentali e poi, a rileggerli, non hanno senso. È complicato, scrivere i romanzi. E mi pare che, a invecchiare, diventi sempre più complicato.

G.B: A proposito di ciò che resta inedito e non viene pubblicato, una volta all’università mi venne l’idea di far leggere le ingenue bozze di un mio saggio a un professore che stimavo molto, lamentandomi a priori del fatto che non sarei mai riuscita a pubblicarlo e lui, lapidario, mi disse questa frase “Signorina, si ricordi che scrivere non è pubblicare”; è una frase che ho conservato nel cuore e nella mente per molto tempo. Tuttavia scrivere comporta un desiderio complementare, che è l’essere letti e non riuscire ad approdare mai a una buona pubblicazione può essere doloroso e frustrante a lungo andare…

E.N.: Frustrante non saprei, dipende da ciò che si desidera. È naturale che uno scrittore o una scrittrice voglia trovare un punto di arrivo, una pubblicazione. E’ legittimo forse anche imperativo, però è anche vero che, alla fine, le cose migliore che scrivi e che poi in genere vengono pubblicate (ma non sempre!) , sono il frutto di urgenze complesse da trattare. Un esempio, il mio primo romanzo, Fughe da fermo, era un libro molto duro, forte, e c’era la possibilità di un’identificazione molto stretta e troppo facile fra me e il protagonista, tanto che c’è qualcuno che si domanda ancora oggi quale sia il confine effettivo tra ciò che ho narrato e ciò che ho fatto e pensato davvero. Scrissi questo libro senza preoccuparmi troppo della pubblicazione, infilandoci dentro tutto ciò che ai tempi mi sembrava necessario – beata gioventù – e lo inviai. Fu un percorso abbastanza strano e inarrestabile. È fondamentale mettere in quello che scriviamo ciò che siamo davvero, però. Anche, e soprattutto, le cose più scomode o segrete. In genere son quelle che funzionano. Se hai paura di qualcosa, allora è bene mettere questa paura nel libro, un po’ perché così potresti liberartene, un po’ perché potrebbe essere letteratura.

 

 

G.B.: Sì, credo che l’autenticità faccia una differenza vera, emozionale. Quando un sentimento raschia, si sente. A proposito di verità, paure, ed emozioni, c’è un passaggio del tuo romanzo che mi ha colpita: “Non t’era mai successo che il ricordo si accoppiasse con lo struggimento… con la nostalgia… è una cosa nuova e ti piace. Ti diverte anche… Ma non sai, non puoi sapere che è proprio quello il momento in cui smetti d’esser giovane. (…) Non sai, non puoi sapere che sei appena caduto nella trappola più terribile e suadente e crudele e spietata di tutte… Quella di ricordare la giovinezza come se fosse sempre stata piena solo di cose belle, mentre non era vero, cazzo, per nessuno… Non è mai vero…”. Il sentimento della nostalgia attraversa sempre la scrittura, quanta letteratura immensa e senza tempo è impregnata di nostalgia, sentimento talmente intimo e profondo che, oserei dire, ognuno sembra essere sempre un po’ geloso della propria…

E.N.: Tu, Giulia, sei nata negli anni Novanta…Chi come me invece è nato nel ’64, si trova di fronte a un mondo completamente diverso rispetto a quello degli anni della giovinezza, e deve fare un grande sforzo per capire questa realtà, per farci i conti. Quello che fa il Vezzosi nel romanzo, e in parte anche un altro personaggio del libro, ovvero il marito di Milena, non è altro che il tentativo di raccontare ciò che sento io stesso, ciò che percepisco e che molti intorno a me provano. Per molti di quelli che appartengono alla mia generazione, la convinzione è che il mondo fosse meglio prima. Non importa che sia vero, e questo racconta già qualcosa: la nostalgia declinata alla giovinezza perduta è un fatto normale, a tutti mancano certi anni da un momento in poi. Però molti miei coetanei e coetanee sono convinti di vivere in un mondo in cui il presente è peggiore del presente degli anni Ottanta, per esempio. È il tema del libro, ma è una riflessione che coinvolge tutti. La nostalgia è una delle forze più importanti in questo momento, interi partiti politici vincono o perdono le elezioni a seconda del modo in cui si relazionano alla nostalgia. Ecco che tantissime persone si ritrovano a pensare che fosse meglio prima, e anche senza analizzare nel dettaglio le complesse ragioni sociologiche, non è facile dar loro torto, in fondo. Non era facile vivere trenta o quarant’anni fa. Vivere non è mai facile. Però c’era come un’incredibile onda che dal punto di vista economico trascinava tutti, e c’era una grande crescita anche dei diritti personali. La libertà personale stessa era certamente più sentita e diffusa. A molti tutto questo manca. Pensa a cosa può andare incontro una società all’interno della quale i suoi membri non si riconoscono più. Come può investire nel futuro chi non si rispecchia più nel proprio tempo? Sono aspetti che modificano profondamente un paese. Senza certezze si abbassa la natalità. E senza figli si vive diversamente. Si consuma diversamente. La società si orienta verso l’abisso del tempo libero, verso la ricerca dell’intrattenimento. Wallace con Infinite Jest vide tutto questo. Internet e le piattaforme sciolgono il tempo, mettono fianco a fianco film girati a distanza di decenni. Le nuove serie tv son quasi sempre derivate da vecchi film, in un’omologazione di contenuti che continuamente ritornano. Anche questa è nostalgia. A tutti manca qualcosa che non c’è, ed è questa mancanza potentissima a creare la bellezza e la forza della letteratura stessa. L’idea di aver avuto qualcosa e di averlo perso: uno straordinario grimaldello dal quale partire per scrivere un libro.

G.B: Il sentimento astratto della mancanza e la sua stessa inafferrabilità genera sempre qualcosa… quel qualcosa, spesso, è proprio l’arte.
Se fosse possibile viaggiare nel tempo, andresti a dare un’occhiata al futuro del mondo?
Cosa ci sarà là fuori, fra umanità, tecnologia e intelligenze artificiali in grado di produrre contenuti di ogni genere?

E.N.: Fino ai miei vent’anni sono stato un lettore di libri di fantascienza, ne ho letti tantissimi, e il viaggio nel tempo è fra gli argomenti più interessanti del genere: quindi sì, ci vorrei andare, ma non so se mi piacerebbe poi così tanto. Prendi Chat Gpt, di cui si parla molto ultimamente, per quanto riguarda i testi dà risultati abbastanza credibili, ma mi chiedo come faranno i ragazzi, un domani, a ignorare un aiuto come questo e impegnarsi a imparare davvero a scrivere e anche a leggere…È il tema delle intelligenze artificiali e l’influsso che queste avranno nelle nostre vite, anche sostituendosi alla creatività individuale, allo studio: come si farà a stabilire se un testo – o un’opera in generale – è il prodotto di una macchina o dell’uomo? Quante cose non faremo più perché non ci sarà più bisogno di farle grazie a queste tecnologie? Bisogna anche dire che tutti questi programmi si appoggiano a una mole infinita di dati, immagini, testi e linguaggi che esistono già, lavorano su opere che sono state già pensate a create e che poi trasformano in qualcos’altro, senza generare davvero qualcosa di nuovo. Invece dietro il vero atto creativo c’è sempre l’artista. Le poche cose che so, ecco, le ho imparate anche grazie agli errori – che sono umani – sperimentando, sbagliando in prima persona.

 

Infinite quest by Giulia Bocchio

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un’icona per effettuare l’accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s…

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: