
In alcuni momenti della vita ci sono persone che possono provare una sensazione simile alla paura, ma più vicina allo sgomento. Può essere un pensiero cupo, una notizia cruenta di cronaca alla radio, un fatto raccapricciante raccontato da qualcuno, una visione strana che rompe l’ordine delle cose e spinge verso un’altra dimensione del reale. Un universo mitico solitario che si attraversa con angoscia e con una straniante necessità di guardare verso l’abisso buio che abbiamo davanti.
Per descrivere questo stato d’animo esiste una parola, perturbamento.
L’arte visiva riesce a trasmettere questa sensazione personale, basta pensare alle piazze vuote, agli edifici immobili e solitari di De Chirico o alle visioni allucinatorie di Monsù Desiderio, per rimanere perturbati. L’incantamento del perturbante, simile a un incantesimo maligno, può nascere anche dai romanzi.
Ricordo come rimasi perturbata dalla lettura dei racconti di Poe, lo stato folle e allucinatorio del protagonista de Il cuore rivelatore perseguitato dal rumore insistente che lo porta a confessare il brutale assassino. Il momento in cui Jonathan Harker arriva davanti alla porta del castello di Dracula e il Conte lo invita ad entrare nella sua dimensione. «Benvenuto nella mia casa. Entri liberamente e di sua volontà».
I libri che lasciano perturbati sono tanti, ma c’è un genere che li identifica? Sembra di no, o meglio spesso si usa la generica e per lo più riduttiva etichetta di libri horror, storie nere, gotiche, o noir per restituirne un’aura più sofisticata.
Orazio Labbate nel suo saggio L’Orrore letterario edito da Italo Svevo, conia una nuova espressione critica: orrore letterario e raccoglie vari esempi di questa letteratura.
Orrore, la parola innominabile in letteratura, prende il suo spazio, diventa categoria, ma il lavoro di Labbate si spinge oltre la provocazione, è un’analisi lucida e precisa che ha come scopo quello di dare una visione dettagliata e una dignità a molti scrittori e scrittrici spesso dimenticati. Con il piglio del critico lucido e raffinato, l’autore costruisce la mappa per un viaggio affascinante e misterioso. Le linee guida sono i testi critici di Francesco Orlando e Nicola Gardini da cui nasce un percorso personale, studiato per condurre il lettore attraverso meandri oscuri, stanze segrete, presenze e oggetti misteriosi.
La lanterna usata da Labbate per illuminare questi luoghi è la lingua, nelle tre sezioni troviamo l’analisi raffinata di venti romanzi seguita dal cuore, un frammento del testo.
In questa maniera scopriremo elementi e simboli simili in Thomas Lingotti e Giorgio Manganelli, capiremo cosa accumuna il paese di Vallescura ne La notte si avvicina di Loredana Lipperini al film, The Village di M. Night Shyamalan, scopriremo contatti simbolici tra Anna Maria Ortese e Leonora Carrington e le affinità stilistiche dell’universo orrorifico di Alcide Pierantozzi con David Lynch.
Commistioni tra opere pop e letteratura, dosate con estrema cura e un linguaggio ricercato danno vita ad una degustazione prelibata che soddisferà le menti perturbate e perturbanti più esigenti.
Di Elena Cirioni