Poi corrono tutti da Tartaruga, quando c’è di mezzo una losca faccenda.
Ci si immaginerebbe, da Tartaruga, che stia quieta sulla sedia a dondolo in veranda, un po’ scomoda sulla convessità del guscio, la pipa in bocca, sonnecchiante su un libro che non riesce a finire. Sarebbe un contegno quantomeno rassicurante al pensiero. Ma Tartaruga corre, il che la rende di per sé inquietante. Fa domande precise. Si ritira a casa stanca, mantiene un alto standard di efficienza, scarabocchia mentre è al telefono. Porta sulla schiena il necessario per la giornata ma anche svariati pensieri molesti di tempi presenti e andati, per questo a volte in ufficio alza le casse del telefono e canta da sola con la porta chiusa. La sua memoria è lunga, il che di per sé non è sempre un bene, ma una cosa è certa: Tartaruga è tra i più validi commissari di polizia della storia della boscaglia, almeno del settore nord rispetto alla radura al di là del fiume, perché non si può tacere, nell’altro quadrante, l’efficacia nel settore dell’investigazione privata del gruppo Faina&Castoro, che già pensano di mettere su un franchising. Ma ora che Svasso è sparito, è alla sua porta che vengono a bussare per affidarle il gravoso compito di ritrovarlo.
Mi dica qual è l’ultima volta che l’ha visto, non fa che ripetere Tartaruga ai convocati nel suo ufficio. Ognuno dice la sua. Svasso buttava un occhio alle uova. Svasso passeggiava lungo il fiume. Svasso smangiucchiava qualcosa trovato sotto una foglia. Svasso entrava in acqua con quel modo tutto suo di usare le alucce per accelerare la nuotata.
Svasso ha smesso di volare da generazioni, e Tartaruga non ha mai iniziato a fumare, ma vorrebbe farlo, dopo dieci appuntamenti in meno di un’ora in questo ufficio che sa di stantio perché la finestra deve restare chiusa o rischia di sbattere. In più, la nuova sedia le dà fastidio al guscio, oppone resistenza al carapace. Ci sono giorni in cui vorrebbe raccogliere tutto il materiale e lavorare da casa, con quell’acribia che è sua una volta che ha distribuito i fogli in ordine logico sul pavimento.
Ma quando Svasso non si fa vedere da settimane, le visite al commissariato iniziano a diradarsi. Perfino Vipera, che aveva dei motivi tutti suoi per risolvere la questione e si presentava puntuale tutti i giorni alle otto meno cinque in cerca di aggiornamenti, ora si viene di rado, a orari comodi, e le basta un cenno per risolversi a tornare a casa.
Quando fa buio, Tartaruga saluta Coniglio che si lima le unghie dietro il banco dell’accettazione, mangiando quando non visto a quattro palmenti, e si incammina verso casa. A volte incontra Bradipo, che le dà il cambio per il turno di notte, e lo aggiorna sulle ultime novità. No, nessuna nuova su Svasso. Sì, le uova di Cigno erano solo rotolate via, nessun rapimento. Coccinella ha denunciato il solito rumore ma sappiamo che Bombo non può farci nulla, lui ronza così.
Fa sempre la solita deviazione, prima di tornare a casa. Va verso il crepaccio dell’estremo nord della brughiera. Si siede, con attenzione, sull’orlo, e guarda in alto.
Lì, settimane prima, sotto i suoi occhi, Svasso aveva preso la rincorsa, e ricordato come volare.
© Giovanna Amato