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Appunti di poesia greca contemporanea #1: Eftychia Alexandra Loukidou (a cura e con la traduzione di Alexandra Zambà)

Appunti di poesia greca contemporanea
A cura e con la traduzione di Alexandra Zambà

Eftychia Alexandra Loukidou è nata a Monaco di Baviera, vive a Salonicco. Insegna Scrittura Creativa a Salonicco e Cipro. Di famiglia costantinopolitana, conta e racconta le ferite dell’ellenismo.
La poeta greca è animata dal desiderio profondo di avvicinarsi allo scopo e al senso della vita. Attenta e instancabile ricercatrice ha accumulato una profonda conoscenza etimologica della parola e della lingua greca nei diversi percorsi storico-letterari dall’antichità fino a oggi. Lontana da romanticismi e inutili lirismi, agisce per sottrazione fino a offrire versi, per ricordare Giuseppe Ungaretti, di “una limpida meraviglia”.
Ha pubblicato sette libri di poesia, il saggio Cucitrice per la Persona, 2012. Inoltre ha scritto due tomi di saggi di critica letteraria: Oltre la scrittura nel 2015 e Nei giardini posteriori della parola, 2019. L’antologia di poesie Il dessert, 2012 è stato selezionato per il Premio Nazionale per la Poesia. Sue poesie sono tradotte in molte lingue europee. Ha partecipato a diverse antologie straniere e greche, e all’antologia bilingue (italiano-greco) Storie di sirene e gorgoni (Vita Activa Editoria 2020).

Dall’antologia di poesie
Piano meno uno, Edizioni Kastaniotis, 2008

Η εξαγορά

Τόσο πολύ μας τρόμαζε εκείνη η ξενιτειά
που ειλικρινά δεν ξέραμε
αν οι χειρονομίες κι οι φωνές
κι ο αποκλεισμένος τόπος
όριζαν την απόσταση
ή μήπως οι άθλιοι εμείς
υπονομεύαμε το παρελθόν
ξεπροβοδίζοντας σκιές
σαν ήρωες θεατρικού
στην τελευταία πράξη

Φεύγαν οι μέρες
μας έδιωχνε και η ζωή
κι όμως εμείς κοιτούσαμε αλλού
βέβαιοι πως για το θάνατο
τα δάκρυα θα μας είχαν προγυμνάσει.
Ωστόσο
όλες αυτές οι αναίμακτες πληγές
στένευαν –όσο να πεις – το αγνάντεμα
κι η εξαγορά των τύψεων
ούτε που μας γαλήνευε

Όσο για τις φήμες ότι κάποιος
αποταμίευε τις προθέσεις μας
αβάσιμο ακουγότανε
κι αδύνατο να μας καθησυχάσει.

Il riscatto

L’emigrazione ci spaventò così tanto
che onestamente non sappiamo
se i gesti e le voci
ed il posto isolato
segnavano la distanza
oppure poveri noi
minavamo il passato
salutando ombre
come fossero eroi di uno spettacolo
all’ultimo atto

Ci lasciavano i giorni
ci sfrattava anche la vita
comunque guardavamo da un’altra parte
sicuri che alla morte
le lacrime ci avrebbero allenato.
Nel frattempo
tutte queste esangui ferite
limitavano – comunque sia – la vista
e il riscatto dei rimorsi
neanche ci tranquillizzava

Per quanto riguarda poi le dicerie che qualcuno
lucrava sulle nostre intenzioni
apparivano infondate
e impotenti a rassicurarci.

 

Dall’antologia di poesie
Miracoli mai indossati, Edizioni Kedros, 2017

Των Αγίων Σωμάτων

Στης νύχτας τα βαθύκοιλα
η ασφυξία των ανίδεων θηραμάτων…

Ένας ορίζοντας ορίων
που εκτείνονται
μια ντελικάτη ύφανση
ματιών σβησμένων σε όνειρο
και συλλαβών
που σπρώχνουν τους σφυγμούς
στο αποκορύφωμά τους.

Γαλήνια κι η παράδοση
των ύστατων αντιστάσεων
θαρρείς και θνήσκει η ψυχή
και μένει η σάρκα άχρονη
μες στη γυμνότητά της.
Άγια του σώματος σιγή
πόσους θανάτους διέσχισες
ντυμένη φως δαμασκηνί
προτού
σε βενετσιάνικους καθρέφτες
εισχωρήσεις…

Sui Santi Corpi

Nella notte fonda
l’asfissia delle inconsapevoli prede…

Un orizzonte di confini
che si estendono
una trama delicata
di occhi spenti in sogno
e di sillabe
che spingono i battiti
fino al loro apice.

Serena anche la resa
delle ultime resistenze
quando l’animo muore
e il corpo resta senza tempo
nella propria nudità.
Santo silenzio del corpo
quante morti hai attraversato
vestito di luce damascena
prima di
penetrare in specchi
veneziani…

 

In via di pubblicazione

Ο μονόλογος του κλέφτη

Εγώ είμαι αυτός που κρύβεται
πίσω απ’ την απουσία
τα βράδια ωστόσο κατοικώ
σ’ ένα χρυσωρυχείο.

Φοβάμαι το αιφνίδιο
τρέμω τα καλοκαίρια
μα πιότερο απ’ την ερημιά
η ασθένεια με πονά
των συμπτωμάτων.

Κλέβω χαρτονομίσματα
βιβλία διαβασμένα
κι από τα ρούχα ειδικά
αυτά που έχουν τσέπες.

Η απελπισία των χεριών
συχνά μ’ εξαναγκάζει
να μετατρέπομαι σε ηχώ
των άηχων βημάτων.

Των μεγαφώνων η σιγή
και η μελαγχολία
είναι απλώς η αφορμή
για τη λαθροχειρία.

Κυρίως νομίζω ευθύνεται
η σκοτεινή αγκαλιά μου.

Σας κλέβω μόνο την αφή
το άγγιγμα που αφήσατε
πάνω στις πορσελάνες
γιατί είν’ απόκρημνη η ζωή
δίχως το άλλο σώμα
και τελευταία πετάγομαι
κλαίω μέσα στον ύπνο.

Φιλάργυρος της αφαίρεσης
δανείζομαι το παρελθόν
γυρεύω οικογένεια
συλλέγω από απόγνωση
μεταξωτές αισθήσεις.

Κι όσο εγώ σώζομαι κρυφά
στις αμυχές της σάρκας
γίνεστε εσείς η υπογραφή
της άγραφης ζωής μου.

Γι’ αυτό σας λέω, πιστέψτε με:

Δεν είμαι κλέφτης, μα τυφλός
που βλέπει με τα χέρια…
Φάντασμα που ψαχουλεύει αμίλητο
να βρει δικαιολογίες
ν’ ακούσει γύρισμα κλειδιών
το άνοιγμα της πόρτας
ή μια προστακτική φωνή
να του φωνάζει
μείνε.

 Il monologo del ladro

Io sono colui che si nasconde
dietro l’assenza
tuttavia abito le notti
in una miniera d’oro.

Temo l’improvvisazione
tremo le estati
ma ancor più della solitudine
mi dolgono della malattia
i sintomi.

Rubo banconote
libri studiati
e specialmente dai vestiti
quelli con le tasche.

La disperazione delle mani
spesso mi obbliga
a trasformarmi in eco
dei passi sordi.

Il silenzio dei megafoni
e la melancolia
sono semplicemente l’occasione
per il contrabbando.

Ritengo primo responsabile
il mio buio abbraccio.

Vi rubo solo il tatto
le impronte che avete lasciato
sulle porcellane
perché la vita è in bilico
in assenza del corpo dell’altro
e per ultimo un trasalimento
piango nel sonno.

Avaro della sottrazione
prendo in prestito il passato
cerco famiglia
dalla disperazione raccolgo
sentimenti gentili.
E più io mi salvo di nascosto
nelle lesioni della carne
voi diventate la firma
della mia vita inespressa.

Perciò vi dico, credetemi:

Non sono ladro, solo un cieco
che vede con le mani…

Fantasma che tasta in silenzio
per trovare giustificazioni
per sentire girare le chiavi
l’apertura della porta
oppure una voce che ordina
resta.

 

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