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Giulia Bocchio, Poesie inedite

Giulia Bocchio (ritratto di Francesco Rivoli)

 

L’IMPRONTA

Della tua anima bramo il sangue
ma nessuna ferita
solo lo scorcio
lo scarto
l’impronta
lo stemma
la forma della tua bocca:
che è la mia disfatta
amoroso senso del sublime
trionfo dell’affine
che si nutre di quel miele
di quel piacere
che dissangua i miei versi,
che fan della tua anima di carne
infiniti e disperati universi

 

 

SAN PIETROBURGO, LA DOMENICA

Il lauto buggerare,
il sonno volgare di un risveglio
sospirante
alle spalle di quella stazione
ormai bruciavi fra le mie labbra scarlatte:
eppure tutto era già elegia.

Scrissi per te una poesia,
diaspora di nervi burrascosa
anche quella neve era una bufera
ci lusingava
ma anche insolente uggia
così zuppa,
lentamente ci accarezzava
accusammo poi una stucchevole nostalgia
non la chiamasti niveo diversivo, poiché tu sapevi:
tutto mi deconcentrava.

Fra la disonestà di quei miraggi
la speranza mendicava oltraggi
davvero in quell’insonne umidore,
del mondo non c’importava?
sottili realtà dietro fini tendaggi
quel giorno
spacciammo la bellezza per un merlo color panna
mentre la città al cospetto d’un pallore
che era anemia senza candore
tremava
«ciò che ci ammaliò mai ci rese più saggi»
proferì un merlo che cantava

 

SANGUISUGHE E SALASSI

Una sanguisuga al mio cospetto:
lei si disse la solita.
Alle spalle del Barocco solo la tua schiena
come il profilo d’un crinale

dell’inquietudine a distillare eccone il dazio:
una pagina quasi fosse un altare
o una vena da sacrificare;
tu sanguisuga d’una notte ove ogni brace del tuo andare
è un incubo che non può più bruciare.

Se ti attendo nessun sogno s’osa coricare
e nessun salasso, alle mie vene, dissetare

 

TI VEDO

Ti vedo senza bisogno d’occhi
siccità la chiameresti
questa tenue palpebra aperta?
Questa strana fissazione che arde e secca la bocca.

L’ho bevuta io quella saliva
era uno spirito che saliva
sino al dorso delle mani e della schiena.

C’era in essa l’aura del sale
colato dagli stessi occhi
immobili:
eran come serpi al sole.

Nella tana della pelle
della tua pelle
è lei che la mia bocca sceglie
è lei che la tua bocca a brandelli
trasforma le mie rime in voglie
oppure doglie.

 

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