Alla maniera di Christos Toumanidis
Introduzione e traduzione di Chiara Catapano
Non abbiamo ancora avuto modo di intendere quali domande si siano fatte strada, tra le mura domestiche, evase forse dal buio delle notti in cui non ascoltavamo… Ma da dieci mesi ormai viviamo con la nostra voce che ripiega e riverbera, e le domande che vorremmo porre, ecco che tornano a noi: nostra le responsabilità di noi stessi, nella lunga notte del mondo fino a ora conosciuto.
E come torna a noi la voce di chi ha “occhi con occhi” (per citare lo stesso Christos Toumanidis), che ha due sguardi, più sguardi moltiplicati dal silenzio che si consuma e rigenera entro pochi metri quadri?
Toccare una ferita aperta, sia pure con la parola, è giocare col fuoco – fin dall’antichità è cosa nota: forse conosceva il rischio Frinico, sottoponendo gli spettatori delle Grandi Dionisie alla sua Presa di Mileto. Eppure, quanto ci serve oggi questa parola. Attendevamo in fondo che qualcuno, tra le mura di casa, rompesse il silenzio, e si mettesse a cantare. Che ci pronunciasse con parola poetica.
Questa selezione è stata pubblicata il 24 novembre scorso dalla rivista greca «Frear» (qui); ed è la voce di uno dei poeti contemporanei che più amo, per la sensibilità levigata, per l’inesauribilità del sentimento verso la vita, per i particolari che attraversano i suoi versi, e che tornano a essere cardine e cuore. Una scrittura che dice gli angoli, le abrasioni, le fa sue e ce le restituisce cariche di qualcosa che potremmo definire speranza, ma che io preferisco chiamare semplicemente Amore.
Buona lettura.
I tristici della reclusione
Variazioni sullo stesso tema
Alla maniera dello haiku
Una selezione
1.
Reclusione in fondo.
Un’altra libertà.
Dunque esisti.
2.
Le porte serrate,
e tu che voli.
Dentro e fuori.
4.
Ripiegati in te.
Lì, tutto il mondo.
Canzone muta.
8.
Uscita chiusa.
Guarda dall’alto.
La tua morte.
9.
Così, e come altrimenti.
Manteniamo distanze.
Per maggior vicinanza.
11.
Stazioni silenziose.
Teatro dell’assurdo.
I treni, per dove?
13.
Indossa la maschera.
Il sorriso: nascosto.
Con la speranza.
14.
Resta distante.
Nel mezzo la morte.
I nostri parenti.
18.
Tutti da soli.
Scrivere, leggere, dimenticare.
Quale il messaggio?
19.
Il mondo intero,
davanti ai nostri schermi.
Un’illusione!
23.
Disse il cieco:
a)
Col tatto,
traverso il vostro mondo.
Seguite.
24.
b)
Con maschere tutti.
Cieco, ma vi vedo.
Notte, sto giungendo…
27.
Tasti dell’afflizione.
Canzoni in digitale.
“Uscire, come uscire?”
28.
Non il virus.
Le pratiche sconsiderate.
Che spavento!
29.
Le nostre paure,
appese agli stenditoi.
Panni e maschere…
31.
Non uscire, di nuovo.
Notturni di Chopin.
Domani forse…
32.
Sopra ai muri,
il giorno che viene.
Il tuo sorriso.
37.
Occhi con occhi.
Implacabile silenzio.
Si fa notte…
39.
Battaglia iniqua.
La morte all’angolo.
“Getta la maschera”.
40.
Un’altra lingua.
Questa dei segni.
In alto le mani…
Christos Toumanidis è nato nel 1952 a Litharià Pèllas. Dal 1965 vive e lavora ad Atene. Un incontro che lui ama ricordare è quello, fondante per la sua formazione, col poeta Ghiannis Ritsos, nel 1975; incontro da cui scaturirà una pluriennale, fraterna amicizia. È autore di dodici raccolte poetiche. Le sue poesie sono state pubblicate in riviste e antologie greche e straniere, e molti sono i critici che si sono occupati e si occupano del suo lavoro. Lo studio del haiku lo vede impegnato da anni come ricercatore e come autore.
Una replica a “Alla maniera di Christos Toumanidis”
L’ha ripubblicato su nic*.
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