Marco Ercolani, Galassie parallele. Storie di artisti fuori norma, Il Canneto, Genova, 2019
Due note di lettura
Là-bas
Galassie parallele sono quelle che costellano opere di artisti “outsider”, quindi eccentrici, discordanti. Tutti riuniti nel segno della vertigine. Vertigine dell’origine, del ritorno di un senso che è costretto a passare per il sotterraneo, per il sole nero dell’insonnia.
Figure agitate da colpi e contraccolpi, serbatoi di un’energia esplosiva, sempre a contatto col fantastico e con la sua febbre.
Una sfilata di identità vacillanti, colte al centro del loro turbinio, quando i corpi si flettono sotto al peso.
Davvero enciclopedico in questo libro è il dispiegamento dei saperi che spaziano per ogni dove. Marco Ercolani scava con la sua scrittura acuminata nell’intreccio tra destino e opera, in prospettiva fenomenologica e, nello stesso tempo, dialoga con amici lontani, lunari quanto basta per aver sperimentato le raffiche della “tempesta emotiva” e dell’invasione dell’ombra.
Ne escono “frammenti di un discorso amoroso”: pensieri, schegge di biografie, luoghi, occasioni, figure snervate e inquiete. Impossibile nominarle tutte. Cervantes, Michaux, Giacometti, Hugo Wolf, Glenn Gould, Lorenzo Calogero, Dino Campana, tanto per citare alcuni estremi della catena. Una cavalcata, quella di Ercolani, che travalica i canoni della saggistica. Una rapsodia delle svariate forme dell’arte o meglio, un più libero “ricercare”.
Marco Ercolani vuol rompere quel cerchio di solitudine che racchiude ogni opera d’arte Vuole entrare, varcare la soglia del “mistero senza enigma”, risuonare empaticamente, a specchio. A specchio della sua propria esistenza.
Tutto palpita e si corrisponde in queste GALASSIE PARALLELE. È sempre un incontro sotterraneo, da anima a anima, quel che muove e sollecita la scrittura, la ricerca della parola-pensiero. Tutto quel che Marco autore annota nella prosa di Leopardi, la “mobilità nervosa delle parole”, la “germinazione naturale del pensiero”, il “cammino all’aperto” è lo stesso segno, la cifra e il carattere della sua propria scrittura vibrante.
Di sotto, là-bas, c’è un poeta.
Dario Capello
Il rigore degli altri mondi
Marco carissimo,
Galassie parallele è un libro straordinario. Straordinario perché i protagonisti sono autori che vivono e si percepiscono in dinamiche e contesti fuori dall’ordinario, o almeno da ciò che comunemente si ritiene sia l’ordinario. Luigi Serafini Amelia Rosselli o Giacinto Scelsi, per citarne alcuni, ti sorprendono per e con il loro mondo, ossessioni che mutano in creatività o creatività che diventa ossessiva ma comunque sempre, si direbbe, in un caso e nell’altro, modalità per evadere dall’esistenza, dalle prigioni del proprio io.
Ti sorprendono, ho detto, con il loro mondo ma anche, nel contempo, sanno, come una calamita, trascinarti in quel mondo e ti domandi se quella follia, quella loro folle visione, non sia aporia, passaggio verso un autentico che invece i meccanismi psichici della “normalità” non riconoscono oppure scansano o allontanano. Ma che cos’è poi la “normalità”? Non è in fondo il palmo della propria mano? Ciò che per me è o sento “normale” e sa mostrarmi vie che altri non esplorerebbero mai? Vie che esistono, vie con una loro volontà e che si manifestano per essere accolte, com-prese? Leggendo, si rimane stupefatti. E questo restare stupefatti, lo stupore, è l’altra straordinarietà di Galassie parallele, e questa straordinarietà l’hai costruita tu e appartiene a te soltanto. Hai saputo esplorare con tenacia e rigore questi mondi, queste galassie, lo hai fatto senza sovrapporti e senza però neppure limitarti ad una mera descrizione. Li hai vissuti, questi mondi, con discrezione e, aggiungo, con amore, con la consapevolezza che scrittura musica o pittura è completa, completa e ricca, con anche e proprio per la presenza di queste galassie.
Intanto ti lascio in compagnia di un testo di Vladislav Chodasevič che mi è venuto in mente leggendo Galassie parallele, mi pare che in questo testo Galassie parallele si possa in parte specchiare, che qui si possano specchiare gli autori del tuo libro.
Silvia Comoglio