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Massimiliano Bardotti, Diario segreto di un uomo qualunque

Massimiliano Bardotti, Diario segreto di un uomo qualunque. Appunti spirituali, Tau Editrice 2019

Principio queste mie considerazioni su Diario segreto di un uomo qualunque di Massimiliano Bardotti invocando quel silenzio di cui il poeta Sergio Corazzini si nutriva «cotidianamente, come di Gesù» (citazione che figura per prima tra quelle poste in epigrafe). È il silenzio che fa percepire anche il più piccolo rumore («E i sacerdoti del silenzio sono i romori», Corazzini), è il silenzio che illumina l’oscurità e sbroglia il malinteso. Dal silenzio “un uomo qualunque”, l’autore del “diario segreto” ci viene incontro non certo come rappresentante del tristemente diffuso vivere barcamenandosi, del qualunquismo, bensì come Everyman, Jedermann, Ognuno, l’individuo, l’umano del Morality Play, ciascuno di noi, donne e uomini nel tempo «feroce e furibondo».
Nella sua Introduzione agli appunti, Massimiliano Bardotti richiama apertamente l’esperienza e la testimonianza di Etty Hillesum, il “cuore pensante della baracca” nel campo di transito di Westerbork. Il diario di Etty Hillesum rivolge un invito esplicito a ciascuno: “Che ognuno rientri in sé stesso” (riecheggia qui l’esortazione di Rilke nella prima delle Lettere a un giovane poeta: “Gehen Sie in sich hinein”, “vada in sé”) e prosegue così: «e in sé stesso sradichi e distrugga ciò per cui pensa di dover distruggere gli altri».
È un invito all’introspezione e alla costruzione di pace, alla contemplazione e all’azione di bene, nel segno della scelta e dell’assunzione di responsabilità; è un invito che viene colto, raccolto e disseminato da Massimiliano Bardotti in tutte le pagine, appunto per appunto, del suo Diario segreto di un uomo qualunque.
Dal silenzio e dall’attesa dell’alba le riflessioni dell’autore arrivano con chiarezza a chi legge e i concetti enucleati vanno a comporre un ideale glossario, del quale indico l’abc, vale a dire le voci corrispondenti alle prime tre lettere dell’alfabeto.
A come “abbraccio”: in Appunti #48, che illustra il concetto in una ampia gamma di manifestazioni, si parte significativamente dall’abbraccio della terra, che tutto com-prende e che si irradia dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo: «L’abbraccio della terra, che sostiene la struttura dell’albero, lo nutre della linfa antica, la magica pozione che alimenta l’universo. […] L’abbraccio, quello della semina. E il piccolo elemento macroscopico che contiene la pianta, ci rivela la natura del miracolo. Ogni cosa in sé è perfetta, ogni cosa si realizza dal di dentro.»
B come “bellezza”: come il pane va diviso, così la bellezza va condivisa, mostrata a tutti: «Mostra la bellezza. Mostrala a tutti. Qualcuno vorrà distruggerla, qualcuno amarla. Tu mostrala a tutti, come splende il sole sul giusto e sull’ingiusto» (Appunti #30). Stupefacente, osserva Massimiliano Bardotti, come non si senta il desiderio di ringraziare per il dono della bellezza: «Mi chiedo perché quando vediamo la bellezza e il bene realizzati non ci venga naturale ringraziare qualcosa di grande e di invisibile, una forza antica che tutto governa, una bellezza eterna e inestinguibile, la vita stessa o l’essenza della meraviglia. Qualcosa di infinito» (Appunti #31). «Ed è, su ogni volto, la bellezza» (Appunti #39). La bellezza, così come l’abbraccio, sono collegati intimamente alla poesia, e questa «è un luogo sacro» (Appunti #21). «Intendo poeta chi sente il mistero che siamo, che è in ogni cosa» (Appunti #44).
C come “conversione”: ben lungi dall’essere fulminante preludio al fanatismo, la conversione, nel Diario segreto, è cammino, è quotidiana disposizione e capacità di stupore e di meraviglia, è invocazione, rinnovata ogni giorno, della facoltà di riconoscere il buono, il bello, è slancio, anelito e impegno, all’amore incondizionato.

© Anna Maria Curci

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