Ore 13: presagi
Ancora un corpo
e una testa
riconsegna oggi il fiume
E ombre di fucili
la sabbia
Hanno già chiuso le porte
blindato gli avamposti
giurato vendetta e radar
ai molteplici infedeli
di questa Terra
Dicono che vi sia un traditore
che passa nella notte
tagliando gole
Per altri uno straniero
dal nome impronunciabile
che scuote il capo
come le orecchie
gli asini carichi di mosche
e cammina lungo la muraglia
che altri usa chiamare città
Gaza City
Ti ho chiesto,
in arabo
mi hai detto
del tuo lavoro a Gaza.
Con pietre, fango, conchiglie
i piccoli nella scuola
ricostruiscono
il muretto della recinzione
un fiume da cui sporgersi
sotto le bombe dei padri
Nella frontiera
Mi hanno ucciso
molte volte
L’elettricità è passata
fra i miei ricordi
Sparigliato per sempre
vivo come la salamandra
che da trecentomila anni
non muta i suoi colori
Cosa vuoi vedere, Miran?
Su questa volta di torba
poggiata su architravi d’ossa
che tutti sostiene e inghiotte
non puoi fotografare nulla
e nessuno è quel che sembra
Mostrami i documenti
la carta d’identità, un passaporto
Sei anche tu un assassino?
Non c’è nulla
che tu possa testimoniare
tireranno pietre
Io le raccolgo, ci scrivo la data
le riconsegno alla terra
Ma la verità che cerchi
ti raggiungerà di scatto
sul pianale di un pick-up
Sempre staneranno
la giugulare dal suo nido
non si fermeranno
davanti a un corpo che trema
non davanti a una preghiera
Siamo già papaveri
gettati a bocconi
dentro il fosso
Migranti
Noi
la goccia
che cola dal chiodo
conficcato nella luce
Come cormorani
ci siamo posati sulla vostra nave
scuotendo le mani pesanti
Un poco più forte
Vi volterete di scatto
antico sussulto
a un rumore
un poco più forte
Cadrà a terra il tablet
insieme al mojito
Perderete nelle tasche
ogni telefonino
Senza più trono
porterete nella retina
l’orrore di un mondo
Reti
Si disfano le reti
a brandelli
le nostre foreste
Il mare salva nei fondali
resine, scafi,
ossa, speranze
e piccoli morti
Carolina Carlone, Variazioni nel clima. Interventi di Luciano Benini Sforza, Mariangela Gritta Grainer e Nevio Casadio, L’arcolaio 2018
Carolina Carlone, nata a Ravenna nel 1964, ha studiato presso l’Università di Bologna. Da trentacinque anni insegnante nella scuola pubblica, ha condotto varie sperimentazioni e progetti, relativi a linguaggi analogici e digitali. Negli ultimi quindici anni si è dedicata, assieme alla coreografa Monica Francia, all’ideazione e alla divulgazione del progetto “CorpoGiochi a Scuola”, realizzando diverse pubblicazioni e film-documentari.
In poesia, esordisce con la raccolta La stanza del tè (Ravenna, 1999), seguita da Col passo degli esuli. Trittico (Ravenna, 2000), Webcam (Ravenna, 2002), Ponti mobili (Ravenna, 2003). Raccolte poetiche volutamente auto-prodotte, per un gusto e una cura artigianali dell’oggetto-libro, che ricevono apprezzamenti e numerosi riconoscimenti a livello nazionale. A esse fa seguito Alessandro speaks. Tessitura a più voci (Villa Verucchio, Pazzini, 2006), opera in versi premiata, nel 2007, al “Premio Internazionale San Domenichino”.