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Distopie del terzo millennio
Alberi sterminati. Alberi
terminali, quantunque sani.
Barbarie che si rinnova,
inesorabile estinzione.
A chi servirà, o verdi patriarchi
quest’olocausto senza fine?
Chi farà sussistere nell’invisibile?
Senza i radiosi sessili avi
l’umanità sempre più s’avvia
verso evi oscuri.
Le querce di Gourdon
I see the oak’s bride in the oak’s grasp
Ted Hughes, Gaudete
Lungo i bordi della falesia
di fronte al mare nizzardo
nel vuoto quasi sporgenti
ardite e frugali s’ergevano
roverelle. Le pubescenti
foglie lobate, le cortecce
scabre scosse dalle folate
del pungente Mistral.
Da Nord-Ovest spirando
in egual misura sferzava
le profonde gole del Lupo,
il cammino del Paradiso e
– tra timo, lavanda, ginestre –
le deliziose case arroccate
sullo sperone di roccia.
E noi contemplanti sotto le querce.
L’argironeta
Come il ragno palombaro
con tele argentee tesse
campane subacquee
dove intrappolare
diafane bolle d’aria
necessarie per vivere.
Così appeso sott’acqua
nell’osmotica tana
attende di catturare
avannotti, efemere
e nuovi frammenti
di sogni possibili.
Le urla del riccio
A Liliana
Senti ancora nel cuore della notte
le urla strazianti del riccio?
Quello che inavvertitamente
nel giardino hai arso vivo
dando fuoco alle sterpaglie autunnali?
Rintanato sotto il mucchio di foglie secche
avviluppato nelle onuste maglie del letargo
ormai senza via di scampo
gemeva lambito dalle fiamme
e i suoi acuti lamenti risuonavano
più lancinanti del disperato pianto
d’un bimbo, più inquietanti
del bramito improvviso d’un cervo
nella tenebra del faggeto,
più sinistri e lugubri
del canto notturno degli strigidi
mentre l’odore degli sterpi combusti
già si mesceva agli effluvi dolciastri
della carne bruciata.
Così in ogni corpo privo di vita
dei piccoli erinacei solitari
che inermi giacciono ai bordi delle strade
travolti senza pietà dalle automobili,
in ogni carcassa sbranata dalle volpi
o straziata dai becchi aguzzi
di corvidi spazzini, in ogni
appallottolato manto d’aculei
è il mio cuore, inconsolabile
per questo ed ogni tempo
di silenziose stragi.
Senti ancora nel mezzo della notte
le urla agghiaccianti
del riccio di terra?
Aracnofilia
In collaborazione con Alfredo Rienzi
Tre sistemi nervosi ha l’intestino
due il cuore e il fegato altrettanti,
uno, uno soltanto è nell’encefalo.
Ragnatela di psiche e soma, spina
rete e inesausta fibra, filo di fuoco ed acqua
che organo ad organo interconnette.
Regia interiore che ogni pensiero plasma
e i sogni e le emozioni.
Al fondo d’ogni viscere s’acquatta
ciò che battezziamo inconscio:
il suo morso salutare
quanto quello del ragno violino,
della nera malmignatta.
Bachi da allevamento
Come bachi da allevamento
generazione dopo generazione
abbiamo arricchito la quantità
di seta del nostro bel bozzolo
ma definitivamente perduto
la capacità di volare.
Cima Sud dell’Argentera – 3297m
Solo ora – a distanza di mesi –
il ricordo riaffiora, polito.
Nella luce blu che precede l’alba
il caotico anfiteatro di pietrame
da attraversare. Fredde ombre
nevai, s’allungano alla base
dei canaloni. Tra i vapori
il fantasma del conte De Cessole,
per qualche strana ragione sfuggito
alle notturne fantasmagorie…
Traccia dopo traccia, omino
dopo omino zigzagando si procede;
il fiato rotto, il passo accorto
a stento si prende quota lungo
il franoso canale morenico.
Overkill
Ancora vive
quel primitivo sterminatore.
Quella fame insaziabile
ancora ci divora.
Più letali d’una glaciazione,
di batteri, virus e altri
subdoli agenti patogeni.
Più nefasti dell’asteroide
che nel tardo Cretaceo estinse
ammoniti e dinosauri.
Siamo noi, ora
a rischio d’estinzione.
Noi a cui tocca
al contempo preservare.
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