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Alba Gnazi, Inediti

          Pablo Picasso, Il sogno

Alba Gnazi, poesie dalla raccolta inedita Uterica

 

dalla sezione Gestativa, o del Primo Sognarti

Private rivelazioni

Inquadra a luce la parete.
Sghembe rapsodie t’affabulano il viso
sull’aggrottato stipite che t’incardina al risveglio
e flottando ti snoda al primo schiudiciglia.

Immobile, partecipe, elenchi ogni virtù
di custodi, sontuose vertigini: cristalli
su cui intessere
imprevisti presagi di gioia

 

siamo

sono composta di te,
frammento e sillaba.
e così le aeriali forme, così il vento
smatassato sulla fronte, così il cielo-pane,
il tuo nome sul mio,
e altro che nutre. complice mi sei, custode:
e taci: d’ogni te taci, costruendomi
un nuovo sangue, un nuovo volto,
la mia zazzera mai sfoltita, piedi larghi
per camminarti intorno
improvvisandoti cantilene, e nel sogno sognata
ti sogno, schiusa al tuo piccolo respiro.

MusoMadre

Ho tagliato i capelli, e ridotto
al minimo le misure
per mostrarmi ——– MusoMadre
al mondo

Pantaloni senza pieghe, un rossetto
che s’asciuga, scarpe
piane, spighe e latte la pelle
——–coltivata a sole basso
——–neutro sole che m’imbruma a macchie acerbe
——–anche lo specchio

Ho accorciato i capelli, e ridotto ecco mi vedi

ogni misura per portarmi per portarmi muso
al mondo.

 

dalla sezione Postpartum

In cruna al margine

In cruna al margine, al bordo acustico
di un’intenzione, la mèta larga di esser
specie nonostante questo corpo,
un finis terrae per compromessi
apolidi raccolti in un abbraccio
il mio, quando per un istante
quel solo primo istante
ti sembrerò sufficiente.

 

innestarmi vorrei nel tuo fiato

innestarmi vorrei nel tuo fiato,
di fiabe lago e silvestre arcano,
risveglio di lune in cima ad alba
partecipe del sole.
Mi guardi da ogni alto, da ogni
lato in cui mi son creduta estinta; dall’origine
dal limite del linguaggio – i gesti atempori dell’insegnare madre,
tu tempio ed ebrezza veglia-cuore, io
desinenza del tempo spiegata
cum corde a dirmi
verbo rotta e frutteto
intanto che
scacco matto al pien di luna già sceso
al sonno infondi
il tuo sortilegio.

 

D’archi e onde

nel buio il tuo profilo d’archi e onde convoca Soli.
dal buio sonoro sfiorarti con moto
dal buio elettrico proteso:
tu fiordo allacciato a un’aurora, io punta dilavata di scogliera.

 

_____
Seria, assorta e tesa è la cadenza di questa raccolta inedita di Alba Gnazi, animata da un duplice movimento che si moltiplica per ambiti e dimensioni – dentro e fuori, passato e presente, meditazione e proiezione – sì che la poesia ora zampilla, ora sguscia, ora fa una pausa del respiro, ora prende la rincorsa e salta, saluta, sale, a sciogliere versi, a sorridere memorie. (Anna Maria Curci)

5 risposte a “Alba Gnazi, Inediti”

  1. L’ha ribloggato su La lanterna del pescatoree ha commentato:
    “sono composta di te,
    frammento e sillaba.
    e così le aeriali forme, così il vento
    smatassato sulla fronte, così il cielo-pane,
    il tuo nome sul mio,
    e altro che nutre. complice mi sei, custode:
    e taci: d’ogni te taci, costruendomi
    un nuovo sangue, un nuovo volto,
    la mia zazzera mai sfoltita, piedi larghi
    per camminarti intorno
    improvvisandoti cantilene, e nel sogno sognata
    ti sogno, schiusa al tuo piccolo respiro.”

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  2. Se, citando (e mutando) Eluard: ‘quel che mi piace ancora è “questa” forza’, così concomitante e irrelata alla delicatezza delle innervazioni e diramazioni che il tessuto linguistico-espressivo sottende nel suo gioco a nascondere e svelare, allora, e nello stesso tempo, focalizzando la semplicità di un minuscolo gesto e il suo farsi parola, ci si accorge, sempre per la prima volta, di come la luce venga al mondo passando dall’ombra fitta al meridiano abbaglio – e con ciò mostri e modifichi il reale, facendone quel dono in noi istantaneo ed eterno che interamente ci vive mentre si lascia vivere e, in tal modo, costantemente scoprire e riscoprire. Una poesia che si fa, in noi, riconoscenza, nel senso semplice di conoscenza ulteriore, verso cui “sentiamo” il libero, primordiale, sacro dovere della gratitudine.

    Antonino Caponnetto

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  3. La mia gratitudine, la mia gioia per essere qui sono vaste e inesprimibili, ed è con il pudore incredulo di chi ha ricevuto un dono che ringrazio Anna Maria Curci e tutta la redazione per la cura e l’attenzione offerte.
    Un saluto a tutti.
    Alba Gnazi

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