Elina Miticocchio, Le stanze del vento. Prefazione di Angela De Leo, SECOP edizioni 2016
Le stanze del vento trova nella mano che ne tratteggia linee e ne dipinge, alterna e sfuma i colori l’unitarietà della visione poetica di Elina Miticocchio, che, raccolta dopo raccolta, sta vivendo una progressiva maturazione. Lo sguardo percepisce i moti dell’animo ‘al cospetto delle cose’, anche i più lievi, quasi impercettibili; rievoca e ricostruisce l’universo bambino, con il costante alternarsi e fondersi di nostalgia e anelito fiducioso. Dai quattro elementi, tra i quali l’aria e l’acqua rivestono un ruolo di primo piano, scaturisce l’energia che anima i versi. Non preoccupazioni di metrica sono il soffio dei versi, ma una tensione costante ad afferrare e condensare l’attimo dell’impressione ‘felice’, ovvero piena. Più che musicale, dunque, è una poesia figurativa, con una predilezione, pare a chi legge, della tecnica dell’acquerello. La ricerca della luce è da intendersi qui proprio come ricerca dell’esposizione dell’immagine alla luce che ne possa esaltare i tratti luminosi e illuminanti. Poesia ariosa, ma non fragile: nei componimenti che, come pietre miliari, segnano i punti di riferimento per l’io lirico – esemplare è, a questo proposito, Sapevo dove trovarti – ecco che questi, i lari, i cari, si fanno simbolo e figura di vera e propria asphaleia, solidità.
©Anna Maria Curci
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Sapevo dove trovarti
Stavi ore e ore nella stanza colma di libri
in ascolto del cuore pulsante che avevi tra le mani
tracciavi segni rosso blu e memoria
guai disturbare il silenzio della camera
stavo seduta e guardavo la macchina da scrivere
faceva buona compagnia
e in fondo un gran rumore muoveva l’aria
i pensieri si facevano sottili come pesci
riottosi all’amo da cucito
raccoglievano soli in uno stare ripiegato
un faro il tuo studio paziente
un mondo migliore per la tua famiglia
*
Nuvolaconiglio sul verde dell’infanzia
Nuvolaconiglio sul verde dell’infanzia
Coloro i miei occhi oggi un poco addormentati
Non metto gli occhiali
Non devo leggere
Solo ritrovare il mio essere ramo
*
Ascolto il tuo silenzio
Ascolto il tuo silenzio
Svapora azzurri e borbotta di nuvole
Riempie di suoni
Il verde che ho negli occhi
*
luce che colori che salti ruzzolando come una palla
luce che colori che salti ruzzolando come una palla
luce elastica, fioca, intermittente
silenzio e attesa commozione
nascita ogni giorno
*
Gesti di parole*
Gesti di parole
e la sera è rossa di tramonto
risuona ogni suono
nella casa isolata
un tempo erano mie le stanze d’ombra
la notte era una lettera
azzurra e bianca
chiusa nel velo breve della neve
incisa
* il verso «Gesti di parole» è di una poesia inedita di Alba Gnazi
*
Nasco da una lacrima rossa
Nasco da una lacrima rossa
Nasco linea di parola
Fiato e sale di mare
Tra i suoni del vento abita la fantasia
E adorna le stanze
Mi faccio vaso accogliente
*
Ti accompagno con passo lento
Ti accompagno con passo lento
Il respiro è disteso
Lo percepisco come soffio profumato
Incontriamo un lago di acqua argenteo
È il passaggio della siepe
Verde ci attende il giorno rinato
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Elina Miticocchio scrive in un testo recente:
Tra i regali del vento trovo le chiavi della mia partenza.
Non cercherò una casa ma una nuvola su cui posare il mio piede e restare
in equilibrio per ricevere una carezza
come questa notte una ventata di fiori
mi ha coperta
e così rinata attraverso il giorno


2 risposte a “Elina Miticocchio, poesie da Le stanze del vento”
una bella lettura di un libro da leggere e rileggere, sempre ricco di doni…grazie
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Grazie Mariangela, un libro contiene fogli da ritrovare sempre nuovi, anche per lo stesso autore
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