
Il tempo diseguale
(titolo provvisorio)
1, 2, 3…
PRESTO LASCEREMO QUESTO APPARTAMENTO NON NOSTRO
per un altro appartamento non nostro
Ricomincerà la trafila
spulciare scegliere chiamare visitare
indovinare se certe stanze aspettano proprio noi
presentire i chiodi che pianteremo i mobili da collocare
le pentole a bollire sul fuoco i libri rimescolati sugli scaffali
se quello è davvero il nostro letto
– capirlo dagli occhi dell’una negli occhi dell’altro
Ho perso il conto delle quasi case nel passato
ignoro quante ancora nel futuro
non so unire i puntini sulla mappa
che già vedo sorvolare i continenti
e che comincia da te e me
e che ogni volta finisce
da un’altra parte
17:15
BREVE SOSTA IN UN’AREA DI SERVIZIO
per rabboccare il gasolio
e per una telefonata a tuo padre, dici
Passeggi attorno alla macchina
con parole che non sento attorno alla testa
Ho chiuso la portiera che avevo aperto
per far uscire le parole di poco fa
nel cielo del parcheggio
Molte rimangono in gabbia
Io muto sul sedile
prego
che le macchine dietro il guard-rail
smettano di cadere nell’abisso
14:30
NEL SOGGIORNO DEI NONNI
il tempo passava senza sosta
Riponevano le tazze buone nella vetrina
per usarle ancora
Sui soprammobili la polvere non durava
Dicevano – il prossimo Natale
Recitavano rosari per i vivi
Lasciavano qualche cornice vuota
per le foto ancora da scattare
E ogni tanto sgridavano i figli
se crescevano troppo in fretta
– Quest’anno la più grande ne fa dodici
Siamo già nel settanta, ma ci pensi –
E magari nel dirlo
indugiavano
soprappensiero
φ
MI PIACCIONO LE COSE QUANDO RIMANGONO NORMALI
a velocità molto più piccole di quella della luce
Mi piacciono le onde che rimangono onde
sulla pagina del mare e le particelle di pane
sparpagliate sulla tovaglia
Mi vergogno perché non sono un bravo fisico
Amo il mondo come vorrei che fosse
la funzione d’onda solo se collassa
in questa bocca di leone sul sentiero
bagnata da fotoni che almeno per un minuto
vorrei chiamare ancora pomeriggio
09:20
LA PRIMA MOTRICE PASSERÀ SENZA NEPPURE
sentirti ∙ La seconda si fermerà ∙
Suonerà l’allarme ∙ Accorrerà la polizia,
l’autorità giudiziaria ∙ Una terza
motrice attenderà in stazione
dietro la seconda ∙ Una quarta ∙
Sul treno una bambina di tre anni
correrà il vagone cento volte avanti
indietro scrollando le braccia ∙
Concitato il controllore scenderà
sulla banchina ∙ Scalpiccio,
sbuffo ∙ Il rintocco silenzioso
di quanti osserveranno l’orologio ∙
Al binario, passato il momento
delle mani sulla bocca, delimiteranno,
scartabelleranno, telefoneranno ∙
Attenderanno il sì, via libera, raccolto
quel ch’era da raccogliere,
ricucito lo slabbro aperto nella
carne ancora fresca del mattino ∙
Derubricata l’addizione al nulla
in anagrafe, in statistica, soprappensiero
si tornerà a passare sul metro di rotaia
dove hai voluto mettere il tuo corpo
Sopra la pensilina in riparazione
un operaio si sederà sull’orlo della
gronda dondolando le gambe, lento
svolgerà il sacchetto del pranzo
VII ∙ 2014
– LE TENGA UNA MANO SOTTO LA TESTOLINA, COSÌ –
I
Nessuno tiene la testa del
barbone sulla panchina dell’
alba perché non cada di
lato di traverso al
sonno come cadono tutte le
teste d’uomo quando ricordano
d’essere ancora teste di neonato
II
Apre gli occhi la mia bimba di dieci giorni
nella luce dell’alba come a chiedermi chi sono
e io le tengo una mano sotto la testa e il sonno
mi chiude gli occhi e la mia testa cade di lato
Questa testa che Nessuno dall’alto dei cieli
così teneramente
tiene
© Guido Cupani

7 risposte a “Guido Cupani, poesie inedite”
Ma che meraviglia!!!
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belle ed efficaci
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La scuola friulana raramente sbaglia un colpo.
Scrive poesia che rimane sempre poesia: antiretorica, sobria, e materia prima tutta “umana” .
Bello leggerti qui Guido.
Nino
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confermo. ciao Nino :-)
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Grazie a tutti! Caro Nino, quello che scrivi mi fa proprio felice. Continuiamo a lavorarci.
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L’ha ribloggato su Anna Salvini.
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bellissima lettura, buon inizio di mattina. questa è la poesia che mi piace e mi consola, grazie…
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