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Anna Salvini, Poesie inedite

Parigi, foto gm
Parigi, foto gm

Sguardo e voce

Le vene obliterate ad ogni viaggio
hanno retto le partenze, costretto
il buio alla preghiera del respiro
anche i nomi dei miei morti, teste
di spillo sul cuore, hanno radure tali
che ho temuto di perdermi.

Giorno dopo giorno
abbandono ogni resistenza
e la mia lingua il fare superfluo
delle parole ma sguardo e voce
puntano lontano, oltre la stanchezza
nel chiarore della mia memoria.

*

Corrispondenze

Sarà questa abitudine alle braccia
il male che non passa
ma la pazienza l’ho imparata
dallo spasmo di un respiro
nell’implosione di tutte le parole
immaginate, sognate, cadute
e poi dimenticate.

Nella stretta del palmo, prima
del segno, ho temuto che nulla
potesse esser più dolce
del poco, immenso, piccolo
verso nascente.

Così scrivo per non lasciare fuori
nessuno e per ogni viso
che ho amato; più che il tramonto
l’avvenire per l’alba, il fuoco
di ogni silenzio, la morte
che mi fai dentro.

Così imito la vita
il suo essere altrove.

*

Un breve riparo

Non sono che un livido nella bufera
un’inesatta pazienza del buio
non indurisco il cuore
per contrapposizione all’abbaiare
dei cani di notte, al volo dei corvi
sui pezzi dispersi. Tengo troppo
alla vita, al suo breve riparo
la voce dell’erba che chiama sotto
l’acervo di pietre, la pioggia
che lega tutti i pianti del giorno.

*

Dentro una cornice

Sto dentro una cornice, mio padre
mia madre affianco sono felici
la stessa posizione delle braccia
io, un po’ meno
non per l’amarezza, lo scarto
dei tuoi occhi, le crepe
chiuse nelle mani
pensavo a quanto non avremmo
visto, lo scatto dei pesci
quando il mondo trema
i gusci di echinoidea vuoti
altri scheletri spiaggiati, un’altra estate
prima di adattare il cuore
cavo ad una forma che consola, a come
non sarebbe mai bastato il tempo
necessario per la cura.

*

Creazione

Hai dato spazio all’invisibile
radunato ogni goccia dispersa
del fiato o parola nascosta
nel grembo, sul vuoto
hai teso la corda, un gettito
lungo, uno sguardo

e se tu avevi paura, io non avevo nome

se tu eri il silenzio, io altro non ero
che l’assordante abbaiare del cane
imperterrito e solo
delle notti d’agosto

se tu eri niente, io il nulla
della terra che manca al sostegno
tu la veglia io il sonno profondo
il precipizio, la pioggia dentro
la nuvola, il muschio, il nido sul ramo
ero nel fango e nel pianto

tu il bene profondo, il bene
che chiama e fa il cuore leggero.

*

 

Miracolo del se

Se oggi siamo silenziosi e abbiamo
lasciato ogni stanchezza e fatto
del nostro dire un lago calmo

oggi le bocche come rose, ieri
nella burrasca lanciavano spine
gli occhi chiusi per il troppo vento
o per pietà verso quel cielo
nero, nero, maledetto

ma che sia benedetto questo fiume
in piena, la pioggia che ci lega e niente,
niente che si possa governare

se abbiamo fatto muro alle bugie
del mondo, riconosciuto l’ombra
se le correnti hanno interrotto
il flusso e il vuoto d’aria

se oggi il dolore più non pesa
per la pena delle schiene, così vicine
millimetri appena di contatto
eppure
accelera il battito miocardico, e gonfia,
espande, illumina, poi torna piccolo
e si riduce a goccia e movimenta.

*

© Anna Salvini

 

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