
Poesie tratte da Mac(‘)ero (Raffaelli Editore, 2012)
I crolli, le cadute, i cedimenti
la linea dorata che si spezza e i gesti
veloci a coprire gli ingombri, i segni
interi progetti tornati su due piani
e le colpe rimaste tra le ceneri e le crepe.
“Si poteva fare diversamente, gettare le assi
con più raziocinio, capire prima
cosa non avrebbe retto, lucidamente
prepararsi allo sgretolio”.
*
C’era spazio vuoto e si sono costruiti
incroci a perdersi, intrighi di metallo
tra zolle che sgusciavano via dal grezzo.
La perfezione, l’intaglio
…………………………………si limava
ogni angolo, ogni curva era viva
la vita priva di intralci.
…………………………….“Così non sbatti
da nessuna parte e dovesse capitare
non ti farai male”.
Le ossa, gli arti, le parti attive
fuori servizio, da pensionare:
lo scheletro era la casa forte
sicura, duro il metallo, spesse
le travi ma più nulla da temere,
nulla da sorreggere, i tessuti lassi,
la perfetta simmetria dei muscoli
al creatore.
………………Tutto si poteva fare
in maniera semplice e lo si guardava
accadere, a distanza.
*
Le case cadevano a pezzi, cedevoli
lo erano tutte e il crollo era una parte,
l’altra rimaneva attaccata ai mattoni storti
ai loro colori capitolati. La resa, la disfatta
non usciva allo scoperto, se ne stava
rintanata tra le pietre più basse, quelle
su cui frana tutto e da lì non si spostano.
*
Sapersi cresciuti, privati di metri
tra le radici, le fitte trame, le strade
tra i reticoli espansi scorgere
…………………………le cose impedite
il taglio netto dei cortili,
la risacca dei giorni, le presenze
perse in lampi, riassunte in nomi
attaccati uguali alle porte e noi
…………………………..dentro ad aspettare.
*
Dalla raccolta inedita “Il Bene”
La mano si solleva per l’ultima domanda
di fronte agli occhi dei bravi e di quelli
che sanno aggiustare tutte le storie. Qui
non piomba nessuna granata perché loro
vedono lontano, localizzano il problema
sanno dire addio quando addio è vena cava
e nelle tasche hanno sassi e cianfrusaglie
per stare con le braccia attaccate alle gambe
e la paura la nascondono dentro i calzini
sotto i piedi pesanti per camminarci sopra
fino a che la paura non è stanca e si arrende.
Poi viene la sera, si benda il ricordo
………………………………………e la risata dice
che tutto è finito e si può vivere in pace.
*
Sta ancora aspettando la comparsa
di un’ipotesi plausibile, una qualche
teoria vaga, con denti da latte, trovata
di frodo, un pensiero lineare, limpido
che sappia ridurre in grani la questione
righi la scorza dura, la corazza, che riesca
a spiegare senza inganni quale bene
sia il migliore, quello più corretto
………senza coda che trascini sporcizia,
………….intrichi, cose turpi, il bene puro
………veloce più del male, dal chiarore certo.
*
Era confinata tutta nella balza
l’idea insicura dello spaesamento
all’altezza del tallone, dove il piede
mostra il passo a venire.
Pure camminare era un atto preciso
da fare non a caso, come una preghiera
dentro un codice scritto, alla maniera
dei colleghi più in vista. Naturale
l’accostamento, pochi particolari
per riconoscere il contatto, l’asse che regge
le frasi e le conferme, le parole dette
per non dire nulla, assomigliandosi ovunque.
*
La capacità di individuare la giustizia
veniva premiata con medaglie e altre
goffe celebrazioni. Erano procedimenti
riconosciuti, oliati e non mancavano
folle di giudici attenti a sentenziare
chi aveva ragione.
………………………Era nota la forma
di cosa fosse giusto, bastava attenersi
………alle direttive per fare strada
ambire alla vetta, mostrarsi pronti
…………………….per essere promossi.
………………….I giudici dicevano ai giusti
di continuare la specie, di stare all’erta,
non mettere in disordine il lavoro di anni.
*
Oggi presentiamo su Poetarum Silva alcuni testi editi ed inediti di Marco Scarpa. Una seconda uscita corredata da una breve nota critica apparirà sul blog il prossimo 12 settembre. Vi inviterei a leggere queste poesie con una colonna sonora di sottofondo che posto in coda a questo post.
Alessandra Trevisan
*
Marco Scarpa è nato a Treviso nel 1982. Laureato in Ingegneria Biomedica, lavora nel campo medicale. Per quanto concerne la poesia ha collaborato con il teatro Comunale di Vicenza, inserendo sue poesie collegate alla musica, nell’ambito della stagione di musica sinfonica 2011/2012. Ha pubblicato nel 2012 il libro Mac(‘)ero Raffaelli Editore (Rimini). Si dedica inoltre all’organizzazione di incontri di poesia in luoghi spesso inusuali, gravitando tra Treviso e la sua provincia.

6 risposte a “Marco Scarpa: poesie da Mac(‘)ero e alcuni inediti da “Il Bene””
Aspettiamo con curiosità il secondo post. Avrà inediti? La poesia di Scarpa, a mio modo di vedere, sta cambiando in fretta, diviene più fruibile senza perdere in profondità.
Intanto un caro saluto a Marco (e Alessandra).
Francesco t.
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Ciao Francesco, credo proprio che saranno inediti.
un abbraccio
Gianni
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forse anche il suo percorso di studi non letterario ha contribuito alla non retoricità di questa poesia.
Complimenti
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Grazie davvero a Poetarum Silva (e nello specifico a Alessandra) per lo spazio nel vostro sito.
Ho apprezzato molto sia la foto iniziale di Anna Toscano (specchio silenzioso di molte parole) e la musica che avete suggerito di ascoltare. Parlo da amante della musica e di molte sue sfaccettature sperimentali e quel pezzo registrato in Portogallo sa avvolgere senza soffocare.
E grazie a Francesco, Gianni e Andrea (mi permetto di chiamarvi per nome anche se non vi conosco tutti personalmente). Sicuramente la scrittura si evolve e non smette di farlo. Sono tempi strambi e la scrittura ne risente, sbandando e riallineandosi, tentando stacchi e rotture. Speriamo si evolva ancora.
Intanto buona giornata,
Marco
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[…] concessi. La scorsa settimana abbiamo proposto alcuni testi editi ed inediti dell’autore qui. La sua è una poesia che definirei non di facile lettura e immediata interpretazione, sotto molti […]
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[…] Ho scelto di ricalcare per intero il commento critico del 2016, perché aderisce alla forma e alla sostanza della poesia di Davide Valecchi per come poi si è sviluppata nella raccolta Nei resti del fuoco, edita nel 2017 da Arcipelago itaca, raccolta altresì vincitrice della 2a edizione Premio “Arcipelago itaca” per una raccolta inedita di versi. Ritengo i riferimenti intertestuali citati possano ritenersi gli stessi, amplificati dall’esperienza di Carmen Gallo che prosegue in Appartamenti o stanze (ne abbiamo parlato qui e qui) e anche da certi echi tematici di Tommaso Di Dio (qui); la sua Fine delle favole condivide una forza dei «resti» che ben accorda la contemporaneità alla quotidianità. Forse, andando ancora più indietro, riconosciamo anche la poesia di Marco Scarpa (qui). […]
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