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David Foster Wallace – Due note di lettura, anzi una

A cura di Stephen Burns – traduzioni di Martina Testa – Sara Antonelli e Francesco Pacifico – Minimum fax 2013 –  brossura €13,00 – € ebook 8,90

di carne e di nulla

Traduzione (e cura) di Giovanna Granato – Einaudi Stile Libero  2013 – brossura € 18,00 – ebook € 9,99

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David Foster Wallace:  Due note di lettura, anzi una

 

Prima di cominciare a scrivere, nuovamente, di David Foster Wallace e dei due nuovi libri usciti da poco in Italia, Un antidoto contro la solitudine, Minimum Fax, e Di Carne e di Nulla, Einaudi Stile Libero, occorre fare una breve premessa. La premessa sta a metà tra il pensiero del recensore e quello del lettore, quindi nel pensiero unico del ricevitore dei libri. Prima di leggere i due libri avevo pensato a due recensioni. Due libri, due case editrici differenti, curatele e traduzioni diverse, uno di interviste e uno (quasi totalmente) di saggi (eccetto due interviste e una conversazione, presenti nell’ultima parte). Dopo la lettura diventa evidente che si tratta di un libro solo. Meglio ancora: che il primo è complementare al secondo, o viceversa. La conclusione, ignorando le ragioni editoriali, di chi possegga i diritti, di quando li abbia acquistati, della programmazione delle due case editrici, è che tutto sarebbe stato bellissimo se fosse stato raccolto in un unico volume (nell’anno in cui, tra l’altro, è già uscita una bellissima biografia di DFW scritta da D.T. Max – Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi, Einaudi) . Per le questioni di cui sopra questo sarebbe stato impossibile, ma forse sarebbe stato possibile mandarsi una mail e concordare le uscite dei due libri a una maggior distanza di tempo. Ma questi sono sogni da lettore. Immagino che nessuno dei due editori abbia voluto concedere all’altro il vantaggio di uscire per primo. Peccato. Passiamo ora alla doppia nota di lettura, che, trattando di interviste concesse e saggi scritti da David Foster Wallace, non può essere che un piacere.

Questi due libri rappresentano un altro passo (l’ultimo tra il materiale pubblicabile?) nel mondo dello scrittore americano, scomparso nel 2008. Un paio di citazioni dalle interviste, giusto per entrare nel clima e per ricordarci con chi stiamo avendo a che fare e quanto sia divertente e geniale costui. «Cerchi sempre di comunicare in modo originale, e quindi diventa molto difficile, almeno per me, comunicare come vedo comunicare fra loro i normali abitanti di Cleveland, con le loro guanciotte rosse, quando si incontrano per strada.» oppure «Non sto parlando di soluzioni basate sull’intervento politico o sociale in senso tradizionale. La letteratura non si occupa di questo. La letteratura si occupa di cosa vuol dire essere un cazzo di essere umano.» Il rischio quando si legge David Foster Wallace è proprio quello di diventare citazionisti a oltranza. Per la purezza e ricchezza del pensiero, la profondità delle frasi, la loro costruzione, impossibile per chiunque altro eccetto che per lui. La cosa incredibile, ad esempio, delle risposte che da Foster Wallace ai vari intervistatori, è proprio la facilità con cui costruisce – in diretta – lunghissimi e chiarissimi ragionamenti sulla letteratura, la scrittura, la vita, la politica e altro. Chiunque altro farebbe fatica anche con gli appunti davanti. Le interviste pubblicate da Minimum fax e curate da Stephen Burns hanno ordine cronologico, partono da quelle per il primo libro, La scopa del sistema, fino a quelle degli ultimi anni di vita dello scrittore. I gusti letterari: Pynchon sì, Pynchon no. Delillo sempre.  McCarthy sempre. Carver sì, i minimalisti no. La Glück sì. Le frecciate a Easton Ellis (che comunque rispettava). Il quasi disgusto per il realismo eccessivo, quello che si limita a presentare soltanto le cose così come stanno. Foster Wallace era dentro la realtà, la usava ma cercava (riuscendoci) di dare al lettore un altro punto di vista, per questo un libro come Infinite Jest è così infinito e strepitoso, sì. «Io ne uso parecchio di materiale pop nella mia scrittura, ma il significato che gli do non è affatto diverso dal significato che aveva per altri scrittori, cent’anni fa, parlare di alberi, di parchi e di andare ad attingere l’acqua al fiume. È semplicemente il tessuto del mondo in cui vivo.» Per intervistarlo dovevi essere veramente molto in gamba, altrimenti non potevi stargli dietro. Era facile che da un momento all’altro lui cominciasse a fare le domande a te. Così come poteva rilassarti con una battuta fulminante, come quando un intervistatore gli disse il numero di parole che aveva a disposizione per il pezzo e lui rispose di togliere tutti gli articoli. Ed eccoci ai saggi, il libro numero due, ovvero la seconda parte del libro ideale. Foster Wallace si era guadagnato una tale fama di saggista colto e divertente, che divennero, a un certo punto, moltissime le riviste che gli domandavano pezzi di no-fiction sugli argomenti più disparati. Saggi che le riviste tagliavano per eccesso di lunghezza e che poi ritornavano in libri, rieditati e, in parte, riscritti dall’autore. Il libro uscito per Einaudi ne raccoglie alcuni di quelli mai letti dal pubblico italiano. Non tutti sono di altissimo livello, ovvero del livello abituale di Foster Wallace, ma alcuni sono dei veri gioielli, come quello su Terminator 2. O quello sull’amore ai tempi dell’Aids. Recensioni a libri di matematica scritte come un matematico (quale era). Una recensione, strepitosa per acume e metodo, a un volume di poesia in prosa. Una spiegazione dettagliata sull’uso sbagliato di alcune parole, su come evitare l’errore. La politica, il costume. La stroncatura a una biografia di Borges. Uno scritto su cinque romanzi americani spaventosamente sottovalutati. E ancora due interviste e una conversazione con il regista Gus Van Sant, in chiusura. I due libri sono ben curati e sono adatti non solo agli appassionati, quelli che hanno già letto tutti i libri di Foster Wallace, ma anche a chi ha voglia di scoprire qualcosa su questo scrittore bravissimo, preparatissimo e geniale, in modo da potersi avvicinare ai romanzi o ai racconti. Per chi volesse leggerne uno per volta non ho consigli. Se si è più curiosi del lato  divertente di DFW, e della sua biografia, si può cominciare dalle interviste. Se si vuole vederlo in azione mentre scrive come un dio di qualunque cosa si leggano per primi i saggi. «All’inizio quando cominci a cercare di scrivere narrativa, tutto lo sforzo si impernia sul divertimento. Non ti aspetti che qualcuno ti legga. Scrivi quasi esclusivamente per farti una sega.»

© Gianni Montieri

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