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Anna Toscano – my camera journal 8

2013-07-22-22-27-58

A Sampa vivo in un palazzo di 7 piani, piccolo viste le proporzioni che ci sono qui. Il palazzo dà su un largo: vi vendono fiori, c’è qualche statua e i proprietari di cani fanno defecare le bestiole in fretta e poi li riportano subito in casa. Da venerdì pomeriggio a lunedì all’alba la geografia umana, già fortemente contraddistinta, muta con l’arrivo di persone da tutta la megalopoli. L’ottanta per cento delle persone che incontro in quelle circa sessanta ore hanno corpo di donna e testa di uomo, a volte corpo di ragazzina con testa di ragazzino. Non c’è genere classicamente inteso che tenga, non c’è voce che non tradisca, non c’è abbigliamento che copra. Per lo più a gruppetti, o sparse sotto i muri, o a mano di qualcuno vagano. Vanno in discoteca qualche civico più in là, anche di domenica mattina sono ancora in fila con la musica che pompa a tutte le finestre del vicinato. Verso la domenica sera non c’è alcool o sostanza che tenga, tutto diventa vortice e chi vomita chi corre a seno nudo in mezzo alla strada. Il lunedì mattina la normalità alla cassa del supermercato, i vestiti coprono corpi in trasformazione, la barba in ricrescita non più nascosta dal cerone. Rimangono voci di paperino che sforzano acuti da soprano. Anche l’identità è prêt-à-porter.

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© Testo e Foto di Anna Toscano

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4 risposte a “Anna Toscano – my camera journal 8”

  1. mi viene in mente il racconto che credo d’avere già citato più volte, “Un re in ascolto” di Italo Calvino, dove si dice che la voce rappresenta l’unicità di chi parla, dice, canta, etc.

    E anche qui avviene, in un senso – forse – postmoderno.

    Grazie Anna.

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