Solo 1500 n. 81: Il temperamatite professionale
Negli USA è, da qualche mese, uscito questo libro “How to sharpen pencils”, un manuale sull’arte dell’affilatura delle matite, molto serio e molto divertente (stando a quanto dice Stefano Salis su “Collezione” del Il Sole 24 ore del 13 gennaio scorso). Il libro l’ha scritto David Rees, uno dei maggiori Cartoonist americani (New Yorker) e blogger per l’Huffington Post. Il nostro David un bel giorno decide di mollare tutto per fare un altro mestiere: l’affilatore di matite. Tu gli mandi la tua matita più quindici dollari e lui te la affila in maniera perfetta. Un lavoro artigianale e scientifico. La matita ti sarà restituita con tanto di certificato e di “resti”. Una figata pazzesca, soprattutto perché funziona. Difficile immaginare che potesse esistere un così ricco mercato di matitofili votati alla perfezione puntistica. L’uomo totalmente privo di manualità quale sono io si è soffermato sull’aspetto: “Mollo tutto”. Cioè, cosa potrei mai mollare? Il mio lavoro da impiegato? Forse. Il punto è che io non sarei in grado di affilare una matita manco se avessi un robot, inviato dalla Nasa, che lo faccia per me, figuriamoci da solo. Mi conforta, però, un aspetto non meno importante: qualora ne fossi capace potrei svolgere questa attività contemporaneamente a quella di poeta, che è reddito esente, come è noto. Se andasse male potrei almeno affilare (in maniera irregolare) le matite con cui riempio i taccuini.
Gianni Montieri


20 risposte a “Solo 1500 n. 81: Il temperamatite professionale”
Felice di aver trovato eco – e quale eco! – a quella che ho sempre considerato sempre una privata, ma persistente e irresistibile mania, ringrazio.
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eh eh eh…pare molto diffusa
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… Io avevo pensato di fare il barbiere a Siviglia, l’acchiappagalli a Frascati oppure il domatore di merluzzi a Mazara del Vallo … ma, incredibile a dirsi, i posti erano già tutti occupati: la crisi.
Bello il pezzo.
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io avevo talento per scaricare le cassette di frutta al mercato, l’ho sprecato
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da piccolo, tipo sei anni, mio figlio temperava ossessivamente riducendo ogni matita a un mozzicone minuscolo. con la macchinetta a manovella, sai.
dovetti farla sparire.
a quel punto però smise del tutto, quando erano spuntate le gettava.
sospetto di aver stroncato una carriera.
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No Gea! Madre tarpatrice
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mollare tutto… quanta musica agli occhi.
Grazie, Gianni.
c.
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Una attività encomiabile davvero, e perfetta.
Per Il libro dei nonsense di Edward Lear.
Mi permetto di ricordare a lo cotanto arguto yankee affilatore di matite che in giro c’è tanto, troppo dolore. E gente che non ha di che vivere.
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mi scusi ma sarà colpa dell’affilatore di matite se in giro c’è troppo dolore?
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sai per caso se affila bene anche quelle per le labbra? il contorno labbra è come la struttura metrica di un haiku, se non ne rispetti ogni segmento, sbava tutto in tanka.
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:-)
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Bisogna riconoscere che gli americani, a parte
qualche difettuccio, le pensano tutte.
e se inventassero di fare una frittata senza
le uova? che sapore avrebbe ?
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secondo me: i napoletani le pensano meglio ;-)
ciao gianni, bel pezzo
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grazie anna
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I napoletani?? mah…….
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la soglia dell’ironia non riesce a valicare lo zero, neanche questa volta
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– 273 gradi centigradi, lo zero assoluto in natura …
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l’ironia si affina quanto una matita, Gino ;)
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È’ fatta: parto per New York e mi metto ad affilare matite per 14 dollari ( mi dispiace per David, ma é il mercato…)
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bravo!
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