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Giovanni Catalano – Le figure della ripetizione

Alle sette del mattino
due cani nati sulla strada
annusano la spazzatura
che la sera prima
aveva preso fuoco.
Poi si scambiano di posto
e si annusano a vicenda.
Ora si tengono a distanza,
la distanza dovuta,
ora quasi si mordono
un orecchio, immobili.
Tutta la faccenda
non durò più di dieci minuti.

Una donna ritira i panni
senza vento e li piega
come fossero carta da regali.
Non porta gli occhiali in pubblico,
la calza bianca da ginnastica,
i pantaloni della tuta
(guarda fuori il giallo
invincibile delle forsythie).

Non è vero,
la sagoma di un uomo
piega cartoni
nel cortile accanto al cassonetto.
L’uomo è solo.

Io avevo appoggiato la bicicletta
nell’intermittenza
delle letture estive
(le ragazze dell’estate
arrivavano per prime
e appoggiavano le biciclette
agli alberi).

Non conoscere quelle ragazze,
quello che rappresentano,
non dimostra niente.
E chi, conoscendole,
scommetterebbe su di loro.
Erano le ragazze consuete
e, a mano, strane biciclette
immaginarie o viceversa.
M’è parso che potessero
chiamarsi con altri nomi.

Si sbrigano a salutarsi
come quando si racconta troppo
spesso la stessa storia
fino a dubitare dei dettagli.
Una di loro parte a gran velocità
diretta verso la collina
ma i fatti non ci porteranno
da nessuna parte.

Il custode mi chiama,
una multa, fa cenno di un pacco
o una busta troppo grande
e già sa che le brutte notizie
arrivano sempre per posta
altrimenti avrebbero telefonato.
Si sa che i documenti
non sono in ordine
oppure manca
una marca da bollo,
una firma, un timbro.
Ci vuole poco per rovinarsi
la giornata.

E adesso, svegliandomi
alla radio, le sette,
la tovaglia a quadri rossi
e bianchi, aspetto
il limone nel tè e l’inutile
equilibrio del cucchiaio
sul bordo della tazza
che non cade

come se tutto questo adesso
stesse succedendo insieme

ma senza sonno.

Giovanni Catalano, inedito (2010)

7 risposte a “Giovanni Catalano – Le figure della ripetizione”

  1. Un’istantanea, ma in movimento… i prodromi di una giornata, di una vita che non è ancora partita, eppure, alle sette del mattino, la vita è già tutta lì… Bella molto.

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  2. aspetto… l’inutile
    equilibrio del cucchiaio
    sul bordo della tazza
    che non cade

    bella, Giovanni, molto… in particolare mi piace quella sospensione in attesa dell’equilibrio, quasi che il gioco del cade-non cade potesse in qualche modo rimestare il tutto.

    un abbraccio,
    Anna

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    • Grazie Anna, in effetti hai colto una chiave di lettura…nella finzione letteraria di questo testo, la realtà oscilla continuamente tra uno stato e l’altro… è un’onda di probabilità che “collassa” quando interferisce con la presenza umana…come a dire che osservare la realtà ci porta, più o meno incosciamente, a “scegliere” cosa osservare, dire, fare. Non dovrei svelarlo ma questa è una suggestione in qualche modo derivata dalla meccanica quantistica, un discorso che vale esclusivamente per il microscopico ma che ho trovato affascinante quando impropriamente esteso al macro (anche se in questo caso il discorso perde la sua scientificità e rimane una suggestione poetica).

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