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La liturgia del vuoto: Gabriele Di Fronzo, “Il grande animale”
Continua a leggere: La liturgia del vuoto: Gabriele Di Fronzo, “Il grande animale”C’è un libro nuovo in libreria dall’aspetto sottile, il titolo torvo e un pappagallo adunco color panna che si impettisce contro il gesso immacolato delle edizioni nottetempo. L’autore di questo libro è Gabriele Di Fronzo e il suo titolo è Il grande animale; la sua storia è solo quella di un tassidermista e delle sue cure…
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La botte piccola #4: Friedrich DÜRRENMATT, La morte della Pizia
Continua a leggere: La botte piccola #4: Friedrich DÜRRENMATT, La morte della PiziaLa botte piccola contiene il vino buono, e questo non è, come si può pensare, un malcelato sfottò di consolazione: l’accoglienza costringe ogni minima particola di vino a venire prima o poi a contatto con le note del legno. Il racconto, la meno diluita delle forme, impone a se stesso la medesima procedura. Ci sono…
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Questo Natale #5: Giovanna Amato, Il cenone del Ventitré
Continua a leggere: Questo Natale #5: Giovanna Amato, Il cenone del VentitréIl cenone del Ventitré Dopo qualche parola poco consona a un ambiente come quello fu Claudio, come ogni anno, l’incaricato a portare indietro le lancette. Del resto, era il giannizzero di padre Massimo. Adriano, più piccolo di lui di pochi mesi ma ancora con la voce bianca dello strillatore, si rassegnò alla sconfitta solo a…
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Riletti per voi #7: Piero Meldini, L’avvocata delle vertigini
Continua a leggere: Riletti per voi #7: Piero Meldini, L’avvocata delle vertiginiRiletti per voi è una rubrica con la quale intendiamo richiamare l’attenzione su testi letterari che, a distanza di anni dalla loro prima pubblicazione, conservano intatte bellezza e verità. La settima scelta poggia su L’avvocata delle vertigini, allucinato noir di Piero Meldini di cui Folco Portinari ebbe a dire, alla sua uscita, “Un libro che potrebbe…
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La botte piccola #3: Ambrose Bierce, “Il sogno”
Continua a leggere: La botte piccola #3: Ambrose Bierce, “Il sogno”La botte piccola contiene il vino buono, e questo non è, come si può pensare, un malcelato sfottò di consolazione: l’accoglienza costringe ogni minima particola di vino a venire prima o poi a contatto con le note del legno. Il racconto, la meno diluita delle forme, impone a se stesso la medesima procedura. Ci sono…
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Sonia Gentili, “Viaggio mentre morivo”: cinque poesie e una nota di lettura
Continua a leggere: Sonia Gentili, “Viaggio mentre morivo”: cinque poesie e una nota di letturaIn una notte precisa di un imprecisato momento, il vasaio Butade decide di imprimere dell’argilla su un segno che sua figlia ha lasciato sul muro. La linea ricalca il profilo dell’amante di lei, addormentato prima della partenza: la ragazza, disperata per la separazione, aveva cercato almeno di fermarne i lineamenti che la luce di una…
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“Senti le rane”: intervista a Paolo Colagrande
Continua a leggere: “Senti le rane”: intervista a Paolo ColagrandeBisognerebbe esser capaci di raccontare le cose, spiego a Sogliani, mica come le raccontiamo noi. A parlare è Gerasim, narratore di una storia che da sola occuperebbe poche pagine: quella della passione del parroco Zuckermann, ebreo convertito per chiamata divina e già santo per la comunità di Zobolo Santaurelio Riviera, verso la bella Romana.…
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Jonathan Carroll, “Mele bianche”
Continua a leggere: Jonathan Carroll, “Mele bianche”Di un libro bisognerebbe avere la possibilità, a volte, di non leggere fascette o quarte di copertina. Di più: bisognerebbe avere la possibilità di non sapere a quale genere si dedica, principalmente, il suo autore. Potrebbe essere il caso di Mele bianche di Jonathan Carroll (2002, in Italia di nuovo con Fazi 2015, traduzione di…
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La botte piccola #2: Andreas Eschbach, “Ti vedrò ancora”
Continua a leggere: La botte piccola #2: Andreas Eschbach, “Ti vedrò ancora”La botte piccola contiene il vino buono, e questo non è, come si può pensare, un malcelato sfottò di consolazione: l’accoglienza costringe ogni minima particola di vino a venire prima o poi a contatto con le note del legno. Il racconto, la meno diluita delle forme, impone a se stesso la medesima procedura. Ci sono…
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Recensione a Éric Chevillard, “Sul soffitto”
Continua a leggere: Recensione a Éric Chevillard, “Sul soffitto”Non è stato previsto nulla per noi. Spesso, i soffitti sono troppo bassi. Tutti i vestiti che si infilano dalla testa hanno delle scollature ridicolmente strette. Per gli architetti e i sarti, è come se noi non esistessimo. A loro non verrebbe in mente di lavorare pensando alla nostra singolarità, di tenerne conto, ma destinano…