, ,

Restano allegre lallazioni, grida cristalline lanciate in alto: i ‘Luoghi sospesi’ di Annamaria Ferramosca (a cura di Giuseppe Martella)

Max Ernst, La nature à l’aurore (Chant du soir), 1938

 

Per riprendere una ben nota definizione di Umberto Eco che già negli anni Sessanta abbracciava opere tanto diverse come l’Ulisse di Joyce e la musica di John Cage, si potrebbe dire che quella di Annamaria Ferramosca è un’opera aperta, sia nel suo complesso che in ciascuna singola raccolta. Se dovessi trovare un modello per il suo dettato, infatti, piuttosto che pensare a un poeta italiano del Novecento mi verrebbe in mente il monologo di Molly Bloom, alla fine dell’opera-mondo di Joyce, che è una sorta di ricapitolazione accentuata di quel flusso di coscienza che ha costituito il marchio di fabbrica del romanzo dello scrittore irlandese, che però lui preferiva chiamare “mito sub specie temporis nostri”. E certo quello del mito è uno dei richiami salienti specie in quest’ultima raccolta della nostra autrice. Un mito solitamente non evocato per eventi e luoghi precisi, ma che piuttosto funge come un mare in cui ci si trova immersi seguendo le divagazioni ondivaghe di Annamaria e i cui flussi e riflussi al nostro orecchio suonano come gli echi custoditi nel guscio vuoto di una conchiglia. Echi di un discorso che sa fondere in modo peculiare il linguaggio scientifico e quello lirico, costituendo fra l’altro un raro luogo di incontro delle cosiddette due culture. Tale fusione si arricchisce per di più in quest’ultima raccolta dell’apporto di espressioni colloquiali che ampliano la gamma dei registri usati per esprimere la meraviglia e lo spaesamento di fronte a mutamenti epocali, come l’invenzione del Metaverso digitale e il disastro ambientale che pare irreversibile: due temi che vengono spesso contrapposti in quest’opera, costituendone uno dei tratti salienti.
Luoghi sospesi (Puntoacapo) si apre con un riferimento a una bambina, figura ricorrente nei vari testi dell’autrice, basti pensare alla dedica a Nicole in Andare per salti, cui seguono magnifici versi dove le si rivolge come il proprio alter ego. In effetti l’io poetico di Ferramosca può essere considerato come una simbiosi fra il fanciullino pascoliano e un sapiente presocratico (come Anassimandro, Parmenide o Eraclito) in cui conoscenza e poesia, stupore e riflessione non erano affatto disgiunti. Nel nostro testo la bambina (“isola d’occhi indagatrice”) appare dall’inizio, avviando tutta la serie di domande esistenziali che lo costellano. Essa appare peraltro fuori del tempo, sola in una stanza, introducendo un motivo caratterizzante dell’intera raccolta, quello dell’isolamento appunto e dello stare alla finestra a osservare il corso degli eventi esercitando su di essi una metodica sospensione del giudizio, una messa in parentesi, una epoché trascendentale.
Il motivo dell’isolamento si sviluppa poi di concerto con quello della solitudine crescente che si avverte col passare degli anni, insieme allo spaesamento e alla confusione di memoria e percezione in una sorta di diuturna rêverie che appunto fa un bel contrasto con le domande filosofiche e le constatazioni scientifiche che si alternano come un controcanto fra ragione e sentimento.
Domande che vertono anzitutto sull’origine e il fine della vita, sulla tensione fra eros ed entropia intesi come principi antitetici dell’ordine e del disfacimento universali, e infine sulla funzione della parola poetica, sia come necessità interiore (“ogni volta rinasco se scrivo”) che come dovere di testimonianza (“scrivo perché resti dell’umano/ almeno un seme”), in un mondo caratterizzato dalla crescente labilità di ogni tipo di traccia.
Analizzando i titoli delle ultime tre raccolte, Andare per salti, Per segni accesiLuoghi sospesi, si può cogliere la differenza che caratterizza quest’ultima. Non più il tuffarsi entusiastico nella danza turbine del mondo come “il grumo felice di energia distratta” di Andare per Salti, con la ferma convinzione che al delta tutto felicemente si rimescola e “il mare ribolle di fiducia”. Cui fa da contraltare la fede nella missione della poesia come testimonianza necessaria in Per segni accesi, fiaccole di tedofori che attraversano la storia cercando di trasmetterne un senso plausibile, carboni ardenti con cui certo ci si è scottati le mani nel magma incandescente del De rerum natura, nel suo divenire inarrestabile. Non è che questo spirito mercuriale, da messaggero fra i regni del creato, non fosse già allora sottoposto ai dubbi di una vigile riflessione e spesso infine ridimensionato, o che adesso sia sparito del tutto, ma è come se fosse retrocesso sullo sfondo. Insomma ora, come ho accennato, non è tanto il viaggio ad apparire in primo piano quanto piuttosto le stazioni da cui viene contemplato e ricordato, quei “luoghi sospesi”, epochizzati, di cui recita il titolo.
E non è neppure del tutto sparito il principio speranza, l’afflato verso una possibile palingenesi, ma di esso è rimasto solo una lieve traccia o piuttosto una simulazione collettiva, quella del mondo-teatro in cui ci troviamo immersi, il tempio profanato cui si riferisce infine l’ipotesi “che la nostra origine sia fumo / che sale da un sacrificio primordiale”, che, con una nota di disincanto e ironia, appare svolgersi sotto gli occhi di “un d’io campione di risata cosmica/ un d’io regista e attore/ per un pubblico assente!”.
In tale risata sembrano naufragare la ricerca dell’origine e del senso della vita che hanno caratterizzato l’intera opera della nostra autrice. Ma come si è detto all’inizio, questa è un’opera aperta, il cui finale forse attende di essere smentito alla prossima puntata.

 

Di Giuseppe Martella

2 risposte a “Restano allegre lallazioni, grida cristalline lanciate in alto: i ‘Luoghi sospesi’ di Annamaria Ferramosca (a cura di Giuseppe Martella)”

  1. Gratitudine densa a Poetarum Silva per la bella ospitalità e a Giuseppe Martella per la sua lettura originale e attentissima ai nessi della mia scrittura con l’inquietudine del mondo e con i misteriosi moti dell’interiorità nella perenne ricerca di senso..
    Annamaria Ferramosca

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.